Allarme nascite: è sparita la città di Firenze

Meno 383 mila. È questo il saldo negativo tra nati e deceduti nel 2020, che certificano il costante calo delle nascite in atto da decenni in Italia. Gli Stati Generali della Natalità mirano a riportare il problema in cima all’agenda politica

Poco più di 400 mila, è questo il numero dei nuovi nati nel 2020: per la precisione 404.104 bambini, minimo storico dall’Unità d’Italia. Di contro, i decessi sono arrivati a 746.146, con un saldo negativo di 383.922 persone. Come se fosse sparita una città come Firenze. Solo nel 1918, anno dell’epidemia di Spagnola, si ebbero numeri peggiori.

Allarme nascite: sempre meno figli dagli Anni ’60 in avanti

Quello della crisi demografica non è certo un problema nuovo, ma numeri così allarmanti hanno inevitabilmente riportato il fatto agli “onori” della cronaca.
Frettolosamente, si potrebbe pensare che la pandemia abbia giocato un ruolo decisivo, ma se questo può essere vero per quanto riguarda i decessi, lo stesso non si può dire per le nascite, che, come riporta il Giornale in una sua lunga analisi, in realtà risentono “dell’onda lunga di trenta/quarant’anni fa, quando l’Italia aveva smesso di fare figli e faceva i conti con una crisi demografica mai vista prima”.

I grafici dell’Istat rendono bene l’idea, mostrando un crollo delle nascite a partire dalla metà degli Anni ’60. In un contesto del genere, la crisi del 2008 ha dato un altro duro colpo, con le grandi incertezze economiche che hanno frenato la nascita di nuove famiglie. E il tempo di riprendersi non c’è stato, visto il sopraggiungere della pandemia i cui effetti, in termini di nuovi nati, ancora devono farsi sentire del tutto.

Sicuramente in tutto questo non hanno aiutato le decisioni politiche, che non hanno mai mostrato di mettere la famiglia in cima alle priorità. Qualcosa si inizia a intravedere ora, con il tanto atteso assegno unico annunciato da Draghi che, se non altro, è un segnale di speranza; ma l’esperienza di quello che sta succedendo anche in Francia, dove anche si registrano forti cali nelle nascite nonostante la presenza di politiche molto più attente a questi aspetti, non lascia troppo ben sperare.

L’allarme nascite non è destinato a rientrare in fretta

Sicuramente, dicono gli esperti dell’Istat, sarà difficile vedere un “rimbalzo” come dopo gli anni della guerra, anche se si spera in almeno un accenno di ripresa. Anche perché, su queto concordano tutti gli analisti, un Paese senza giovani è destinato a non crescere, né socialmente né economicamente.
A pesare sul calo delle nascite influiscono anche altri due fattori: il problema dei cicli di fecondazione assistita interrotti per il lockdown e il dimezzamento del numero dei matrimoni. Certo, si dirà, oggi i figli si fanno anche al di fuori del matrimonio, ma i dati raccontano che in realtà ancora il 70% dei nuovi nati arriva da coppie sposate da almeno due anni. Sposarsi sempre più tardi, o non sposarsi affatto, quindi, non è un bel segnale nemmeno per quanto riguarda le nascite.

Gli Stati Generali della Natalità per parlare dell’allarme nascite

Risulta più necessario che mai riflettere su questi temi e riportare all’ordine del giorno la discussione su misure che tutelino realmente le famiglie, attuali e che ancora devono nascere. È questo uno degli obiettivi che si prefissano gli Stati Generali della Natalità, la cui prima edizione si è tenuta nel 2019 per volere del Forum delle Associazioni Familiari e che per il 2021 sono in programma per il 14 maggio.

Come ebbe modo di dire Gigi De Palo, presidente del Forum, nel 2019: questi numeri non possono essere archiviati “come fredda statistica: è un dramma nazionale concreto, che già ora sta mettendo in ginocchio il sistema previdenziale, il welfare, il servizio sanitario universalistico, il futuro delle nuove generazioni”. A due anni di distanza, le cose sono ulteriormente peggiorate: mai come ora c’è bisogno di parlarne e riportare il tema in cima all’agenda politica del Paese.