La sfida alla denatalità: l’immigrazione può essere una via d’uscita?

La soluzione per una società sempre più anziana non è solo nei nuovi nati, ma in una gestione intelligente dei flussi migratori e delle politiche per i giovani. Estendere l’obbligo scolastico a 18 anni

L’Italia si trova di fronte a una crisi demografica che sembra inarrestabile. Nonostante gli sforzi per incentivare la natalità, il numero di giovani non è sufficiente a sostenere una popolazione sempre più anziana. Francesco Billari, rettore dell’Università Bocconi e autore del libro Domani è oggi, sottolinea che l’unico modo per cambiare questa traiettoria è una gestione efficace dei flussi migratori. Secondo Billari, la demografia funziona come la lancetta delle ore in un orologio: si muove lentamente ma inesorabile, ed è cruciale per definire il futuro delle società.

Il calo demografico

Dal picco dei baby boomer del 1964, quando nacquero oltre un milione di bambini, le nascite in Italia sono calate drasticamenteNel 2023, il numero di nuovi nati è un terzo di quello registrato nel 1964, e la tendenza non sembra destinata a invertire rotta. A questi ritmi, gli italiani saranno tre milioni in meno nel 2040, con gravi conseguenze per il mercato del lavoro, il sistema pensionistico e la sanità. Anche un raddoppio del tasso di natalità (oggi fermo a 1,2 figli per donna) non sarebbe sufficiente a compensare l’invecchiamento della popolazione..

L’immigrazione come risposta

La risposta, spiega Billari, è l’immigrazione. Questo fenomeno ha un effetto immediato e può fornire la forza lavoro e le competenze necessarie per sostenere l’economia italiana. Già nel dopoguerra, l’immigrazione interna dal Sud al Nord Italia ha contribuito al boom economico e prevenuto un invecchiamento simile a quello che oggi affligge il Giappone. Tuttavia, per sfruttare appieno i benefici dell’immigrazione, è necessario integrare le seconde generazioni attraverso un sistema educativo riformato e un processo di cittadinanza più rapido.
Billari evidenzia che l’attuale sistema scolastico, ancora legato alla riforma Gentile, non è adeguato alle sfide demografiche. Propone di estendere l’obbligo scolastico fino a 18 anni, creare un curriculum superiore con una base comune unica e riformare le politiche abitative per favorire l’autonomia dei giovani. Investire nell’istruzione e nell’integrazione, dice, è essenziale per attrarre e coltivare talenti.
La demografia non è solo una questione di numeri: è una scelta politica che richiede visione e stabilità. Più che bonus bebè o misure temporanee, servono politiche coerenti e bipartisan che offrano supporto alle famiglie, asili nido, e strumenti per favorire l’occupazione femminile. “Diventare genitori è una scelta di lungo periodo”, afferma Billari, “e richiede stabilità, non misure a breve termine”.

Guardare ai dati , non alle ideologie

Il rettore invita a superare le divisioni ideologiche, utilizzando i dati per guidare le decisioni politiche. Solo un approccio integrato, che guardi al futuro senza paure o pregiudizi, potrà garantire un domani migliore per l’Italia. Se si iniziano a costruire oggi le basi per una società più inclusiva e dinamica, si riuscirà non solo ad attrarre migranti ma anche a incentivare le nascite.
Il tempo passa inesorabile, ma le lancette dell’orologio si possono ancora spostare.

[Fonte: Linkiesta Magazine]