Avvocato del minore. Marco Griffini (Ai.Bi.) spiega perché è così importante

Dopo Bibbiano l’ipotesi è allo studio anche del ministro della Famiglia. “I minori hanno diritto al sostegno legale”

“Stamattina mi è arrivata la telefonata disperata di una mamma. Mi ha raccontato che qualche giorno fa le è piombata in casa un’assistente sociale. Ha spiegato qualcosa in riferimento a presunti illeciti del marito, ha compilato alcuni atti e poi, con l’aiuto della polizia, ha caricato in auto la figlia di quattro anni. Tutto in un quarto d’ ora. Naturalmente a questa poveretta non è stato detto nulla sulla destinazione della bambina”. A raccontare il fatto è il presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffini, intervistato dall’inserto Noi Vita e Famiglia di Avvenire.

“Non entro nel merito dell’episodio – ha proseguito Griffini nel suo racconto – Può essere che i servizi sociali abbiano pienamente ragione. Ma se si fosse trattato di un errore? Ora passeranno mesi prima che il giudice minorile decida”.

Il tema dell’intervista è quello dell’”avvocato del minore”, da tempo proposto proprio da Ai.Bi. e balzato agli onori delle cronache negli ultimi giorni, dopo che, anche in seguito ai fatti di Bibbiano, il ministro della Famiglia, Alessandra Locatelli, lo ha indicato come una possibile soluzione per arginare l’eccessiva discrezionalità dei servizi sociali.

Perché l’avvocato del minore non è una figura che serve solo per episodi come quelli della Val d’Enza. “Oggi – illustra l’articolo – nel nostro diritto minorile, non esiste un legale che si prenda cura del minore fin dall’inizio. Quando c’è una segnalazione per abusi o per altre situazioni di marginalità, fragilità o altro, arrivano i servizi quando arrivano che poi presentano la loro la relazione al tribunale minorile. A meno che la situazione, sempre a giudizio dell’assistente sociale, risulti così compromessa, da indurre un allontanamento coatto d’urgenza con intervento della forza pubblica (ex articolo 403). La famiglia può nominare un suo legale? Sì, se viene informata del procedimento in corso e se il giudice accetta una “ctu” (consulenza tecnica d’ufficio). Ma può anche capitare e quasi sempre succede che nelle prime fasi del procedimento il minore non abbia alcuna tutela, se non quella del giudice che però, troppo spesso, per mancanza di tempo e di risorse, finisce per formulare la sua decisione sulla base della relazione dell’assistente sociale, senza ulteriori accertamenti”.

“Ma ci rendiamo conto? – si chiede Griffini – che a un assistente sociale bastano 15 minuti per togliere un bambino a una famiglia, mentre per un decreto di adozione ci vogliono anni? Invece la nostra proposta prevede la nomina di un avvocato del minore che fin dall’inizio abbia pieni poteri per la tutela del minore. Deve prendere visione della relazione, può nominare anche suo perito se non è convinto delle conclusioni. E poi si confronta con il giudice per mettere a punto un progetto di affido, nel caso venga confermato l’allontanamento dalla famiglia”.

“Oltre al sostegno psicologico, a quello sociale – spiega infatti il presidente di Amici dei Bambini – i minori hanno diritto anche al sostegno legale. Ecco perché serve una legge specifica che istituisca questa figura, offrendo così al minore e alla sua famiglia la possibilità di un contraddittorio. L’avvocato del minore dovrebbe accompagnare il bambino nel momento in cui viene allontanato dalla famiglia e costruire per lui un progetto davvero favorevole. Per esempio limitando i cosiddetti affidi sine die che trascinano per anni situazioni senza sbocchi davvero risolutivi”