Adozione Internazionale. “Non gli piace il Rugby? Ci penso io a fargli cambiare idea”

Una coppia di genitori adottivi racconta di come ha aperto la casa e il cuore a un bambino e di come la loro vita sia stata sconvolta… in modo meraviglioso. Una bella storia di adozione dove a vincere è l’amore

Adottare un bambino da un altro paese è una sfida che richiede coraggio e pazienza. Ma è anche una fonte di gioia, arricchimento e crescita personale.
In questa testimonianza, una mamma racconta la sua esperienza di adozione internazionale e di come questa esperienza ha cambiato la loro vita mettendo in discussione persino la passione del padre adottivo per il rugby.

La testimonianza

In Veneto il rugby è il vero sport regionale. E nella famiglia di mio marito la tradizione della palla ovale si trasmette da tre generazioni con una passione smisurata.
I ritmi delle stagioni, per noi e i nostri cari, sono scandite dal campionato della FIR e dal Sei Nazioni, evento imperdibile. Le serate con gli amici, tutti sfegatati ex rugbisty e vecchie glorie di questo rinomato sport vertono intorno a mischia, meta, touche… e terzo tempo!
Figurarsi quando la scheda di nostro figlio parlava di una grande passione per il calcio. Mio marito ha subito detto “mi piace tutto di quello che viene descritto di questo bimbo, tranne lo sport preferito. Ma ci penso io a fargli cambiare idea!”
Sono passati sei anni dal nostro primo incontro e la nostra vita è stata sconvolta, in modo meraviglioso, da questo grande amore sorto tra noi, coppia desiderosa di diventare genitori, che ha subito varie trasformazioni dovute al percorso, non semplice, per raggiungere questo fine. E questo bimbo che si è affidato a noi, modificando totalmente la propria esistenza con l’adozione, lasciandosi prendere per mano e accompagnare in un mondo profondamente diverso dal suo di origine.
Entrambi i nostri mondi hanno dovuto, voluto e potuto cambiare, con tutte le proprie forze, per creare questa nuova famiglia, che adesso ha finalmente un equilibrio e una propria strada segnata, piena di gioia.
Ci si è adattati, modificati, trasfigurati ma tutto questo per arrivare alla bellezza attuale: una famiglia unita nell’amore e che ha riparato, o almeno lenito, alcune ferite precedenti (la nostra sterilità e la sua, breve ma dolorosa, esperienza di famiglia disfunzionale, l’abbandono e l’istituto) per arrivare oggi ad un risultato straordinario, per il quale abbiamo però lavorato sodo e subito tempi lunghi.
Ma… il rugby non è diventato lo sport preferito di nostro figlio, che ha chiesto di essere iscritto, fin da subito, a una scuola calcio della nostra città.
Mio marito non è “riuscito nell’intento” di fare cambiare idea al bimbo e iniziarlo alle regole di vita della palla ovale. Ma non è per nulla deluso, anzi!
Lo accompagna sempre volentieri ai campi da gioco con le porte a rete, ama stare sugli spalti dello stadio, che inizia ad apprezzare tanto quanto quello con le porte a H e lo sostiene e tifa per il nostro piccolo calciatore che, durante tutti gli allenamenti e le partite, dopo qualsiasi azione, guarda in direzione del suo papà, per vedere se lo sta osservando.
Mio marito, che sa quanto serva il supporto di ogni azione al nostro piccolo atleta, si alza e applaude sempre, grida il suo nome e saltella di qua e di là per fargli capire quanto sia orgoglioso di lui!”

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni a su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it