Bambini iperattivi, boom di casi e famiglie in crisi

bambino_no_apprendimento_530x400 “In classe stava come un leone in gabbia”. “Per gli insegnanti, l’alunno è irrecuperabile e violento, per cui nessuno lo vuole”. “Sai mamma, è come se avessi due cervelli”. Storie vere che Aifa, l’associazione delle famiglie ADHD  (Attention Deficit Hyperactivity Disorder), riceve ogni giorno.

Un bambino aggressivo, incapace di legare con gli altri, ha bisogno di tante attenzioni. Sono casi delicati che dividono i medici: per alcuni, gli adolescenti iperattivi, facili alle distrazioni e trascurati, possono diventare adulti problematici. Per altri c’è, invece, un eccesso di allarmismo.

In Italia il disturbo riguarda l’1% dei bambini e adolescenti tra 6 e 17 anni, 75mila casi potenzialmente da prendere in carico da parte del Servizio sanitario nazionale. Solo un utente su due riesce ad accedere ai servizi di neuropsichiatria per l’infanzia e l’adolescenza, solo uno su tre ottiene interventi terapeutico-riabilitativi, solo uno su dieci riesce a effettuare il passaggio a un servizio per l’età adulta.

Ma il dibattito su queste problematiche, compreso l’utilizzo di farmaci, è aperto.

Abbiamo situazioni drammatiche – dice Patrizia Stacconi, presidente di Aifa – genitori costretti a chiedere prestiti per pagare le terapie, figli tolti alle famiglie. Certe battaglie, poi, hanno lasciato ferite profonde, ad esempio quando si diceva che la malattia è inventata per vendere farmaci. Invece posso dire, anche come madre, che questo è un disturbo purtroppo reale e diffuso. Le terapie non farmacologiche, d’altro canto, sono quasi inesistenti. Si fa fatica a ottenere un intervento cognitivo-comportamentale nella struttura pubblica. E accade ovunque, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia”.

L’ADHD è caratterizzato da continue disattenzioni, reazioni incontrollabili, fatica a stare fermi. Nelle scuole può essere un problema serio, ma su questi temi c’è un’attenzione crescente. Quali sono le cause dell’ADHD? Per gli esperti c’è una componente genetica, un difetto nei circuiti che regolano l’autocontrollo. Se si sottopone il bambino ai test di attenzione, la risonanza magnetica evidenzia aree del cervello differenti rispetto a chi non ha questo deficit. Entrano in gioco anche fattori esterni, una mamma esposta a fumo e alcol durante la gravidanza, traumi infantili, una storia di abbandoni e abusi subiti da piccoli.

Alessandro Zuddas ordinario di Neuropsichiatria infantile, spiega che i bambini stentano a selezionare gli stimoli, si deconcentrano facilmente, per cui faticano a concludere i compiti. La percezione del tempo è tale per cui un breve rimprovero viene vissuto come interminabile: il bimbo non ti ascolta e si mette a fare altro. Altre volte il ragazzo è come demoralizzato, non avverte gratificazioni, fa saltare i nervi agli adulti, e in questo caso si parla di disturbo oppositivo provocatorio.

Tanti bambini iperattivi con deficit di attenzione sono a rischio di diventare adulti con problemi di inserimento sociale. Lo ha denunciato Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di psichiatria e direttore di Neuroscienze all’Ospedale Fatebenefratelli di Milano, in occasione di un simposio promosso da Shire: “Questi bambini – spiega lo psichiatra – hanno un disturbo neurologico, nel 50% dei casi ereditario, non controllato, che può causare forme di asocialità o di delinquenza nell’età adulta”.

Fonte: quotidiano.net