bambini in carcere con le madri: uno scandalo che deve finire

Bambini ‘reclusi’ in carcere con le madri. Longo (A Roma Insieme): “C’è bisogno di strutture alternative”

Il grido d’allarme sulle modalità e i luoghi in cui i minori che hanno avuto la sola ‘colpa’ di essere nati da madri condannate e recluse in carcere è stato lanciato nei giorni scorsi a Roma da un’associazione di volontariato nata nel 1991 proprio con la finalità di accompagnare i figli dei carcerati di Rebibbia, dando loro la possibilità di superare le sbarre fredde del carcere

 Bisogna fare in modo che questa realtà non venga trascurata – ha sottolineato la presidente dell’associazione ‘A Roma Insieme – Leda Colombini’ – e che venga stimolato al massimo l’impegno a studiare e realizzare forme e percorsi per una Giustizia più umana”

bambini in carcere con le madri: uno scandalo che deve finireUno ‘scandalo’ silenzioso, che poche volte ha fatto ‘accendere i riflettori’ dell’opinione pubblica sulle situazioni in corso, ma che al di là dei numeri ancora limitati del fenomeno, necessita al più presto di riflessioni serie e, soprattutto, di alternative valide: è quello dei piccoli figli di madri carcerate, ‘costretti’malgrado la loro innocenza a dover abitare dietro le sbarre fredde di una squallida cella di un carcere.

Il tema è stato affrontato il 22 maggio in un Convegno che si è svolto presso la Corte di Cassazione. Organizzato dall’Ordine degli Avvocati e dall’associazione di volontariato ‘A Roma, Insieme – Leda Colombini’, realtà che fin dal 1991 si occupa di svolgere un servizio solidale dentro il carcere romano di Rebibbia, dove attraverso i ‘sabati di libertà’ porta fuori i figli dei reclusi.

Oggi, nelle carceri italiane – ha sottolineato Giovanna Longo, presidente neoeletta dell’associazione ‘A Roma Insieme’ – ci sono quasi 60 madri con 62 bambini sotto i tre anni. Solo a Roma, sono recluse 15 madri con i loro bambini. Questo è un tema dolente e che va oltre la dimensione limitata dei dati del fenomeno”.

Perciò, secondo Longo “dobbiamo fare in modo che questa realtà non venga trascurata e che venga stimolato al massimo l’impegno a studiare e realizzare forme e percorsi per una Giustizia più umana, per la difesa dei diritti del bambino come valore in sé, verso la salvaguardia della dignità e delle affettività familiari della persona detenuta“.

Un’urgenza emersa anche dagli interventi dei tanti relatori, tra i quali l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Filomena Albano.

Da più parti, infatti, si è invocata la necessità di “attuare misure per umanizzare il servizio della giustizia, garantendo e difendendo i diritti dei bambini e della loro affettività durante la detenzione delle madri. La difesa dei diritti del bambino come valore in sé e la salvaguardia della dignità e dello sviluppo affettivo di ogni minore, anche nel rapporto con una mamma detenuta, è un aspetto che meriterà una seria considerazione da parte delle istituzioni, nel prossimo futuro.