Bolzano. Il progetto neogenitorialità delle famiglie straniere: le “murate vive”

Tante famiglie, spesso molto vicine a noi, hanno bisogno di aiuto e sostegno. I progetti neogenitorialità e dei Pan di Zucchero creano una rete di accoglienza che permette loro di guardare a un nuovo futuro

Siamo nel 2021 e siamo a Bolzano. Nonostante ciò, negli appartamenti vicino a noi, ci sono delle donne che non hanno un volto. Così come non hanno alcun diritto. Tante battaglie vinte, per noi, affinché le donne ottenessero la parità dei diritti come il voto, non sono mai arrivate a queste famiglie.

Donne “murate vive” che hanno bisogno di una speranza per il futuro

Sono donne, queste, che non hanno diritti, ma, ancor più, a cui non è concesso avere una dignità, ottenere rispetto. Non possono lavorare; non possono nemmeno imparare a leggere e scrivere, o conoscere l’italiano. In definitiva, si potrebbe dire, non sono delle persone. Sono vittime di matrimoni combinati compiuti con l’unico fine della riproduzione e della pulizia di casa.
Per tutte queste donne, che esistono e che sono più vicine a noi più di quanto pensiamo. Ai.Bi., con il Progetto Neogenitorialità delle famiglie straniere e il progetto di sostegno alle famiglie fragili Pan di Zucchero, è diventata un punto di riferimento. Non è stato facile, perché ci vuole tanto coraggio anche solo per farsi avanti, quando si vive in queste condizioni. Ma queste donne sono delle “madri coraggio” e lo dimostrano in ogni circostanza.

Il coraggio di chiedere aiuto e il sostegno dei progetti di Ai.Bi. in Italia

L’ultima esempio è arrivato da una donna e mamma africana, che ha contratto un matrimonio combinato, ha avuto due bambini in due anni e, subito dopo, è stata rifiutata dal marito, che incassa gli aiuti statale ma non li usa per dar da mangiare ai suoi bambini. Una donna che non era mai uscita di casa, non conosce l’italiano, non sa né leggere né scrivere.

Una donna che, dopo anni vissuti così, è stata anche abbandonata e si è ritrovata indebitata e socialmente isolata. Ma, nonostante tutto, questa mamma, per salvare i suoi bambini, ha trovato la forza di bussare alle porte dei suoi connazionali e, tra le donne che le hanno aperto, ne ha trovata una che ha capito la situazione e si è immediatamente attivata, creando intorno a lei una rete di sostegno e di affetto. Soprattutto, capendo che non basta trovare il latte ogni giorno per dare un aiuto, ma serve un progetto che guardi più in là, che porti questa famiglia all’autonomia, alla dignità e all’inserimento nel contesto sociale, ha chiamato noi di Ai.Bi., assumendosi l’onere di fare da ponte e di “consolarla”. Perché questo, per lei, sarà l’inizio della fine di una vita da “murata viva”.

I progetti Pan di Zucchero sono portati avanti da Ai.Bi. in tutta Italia. Chiunque può dare il suo contributo, attivando un’Adozione a Distanza per una famiglia italiana. Con soli 10 euro al mese si possono dare speranza e dignità a tante donne e tanti bambini che aspettano solo di avere un’occasione.