Brasile. Adottare due fratelli: Paula 6 anni, Thiago 12…ma alla sera lui non si addormenta se non gli racconti la sua storia

ragazzi brasile 3L’arrivo all’adozione per noi è stato graduale, a piccoli passi. E non ci aspettavamo tutta questa bellezza”. Simonetta e Marco (nomi di fantasia ndr) descrivono così per #iosonoundono la gioia di essere diventati genitori di Thiago, 12 anni e Paula, 6, tornati in Sardegna dal Brasile ai primi di ottobre.

Sapevamo di dover affrontare delle difficoltà – continuano –, che ci sono, ma tutto sta accadendo in modo così positivo e naturale che ci meravigliamo di questa energia sprigionata dalla famiglia”.

Thiago e Paula, originari di San Paolo, sono due fratelli coraggiosi, che sono stati capaci di conservare, con la pazienza e la tenacia di bambini, la speranza che prima o poi una mamma e un papà sarebbero arrivati anche per loro. Parte di una numerosa fratriaalcuni fratelli sono andati in adozione in Italia, altri sono ancora in attesa in Brasile – Paula e Thiago hanno detto il sì più importante della loro vita pur sapendo che avrebbero dovuto lasciare parte dei loro affetti.

All’inizio non riuscivano a dire mamma e papà ma era comprensibile, e ci chiamavano per nome. Una parentesi che in ogni caso è durata poco”.

Simonetta ricorda infatti che “Thiago soprattutto aspettava con ansia due genitori, aveva già elaborato bene dentro di sé, con consapevolezza, questo sentimento; all’inizio è stato più difficile per Paula accettare l’arrivo di una mamma, visto che per lei la sorella più grande era stata il riferimento principale. Oggi già è tutto cambiato”. La bambina ha capito, ha provato su di sé cosa significa essere figlia.

I due fratelli stanno bene, si stanno ambientando nella loro casa nel sud della Sardegna dove “fino a qualche giorno fa si riusciva ancora a star bene al mare – dicono i neo genitori – Per il momento stiamo a casa, poi pensiamo di inserirli gradualmente a dicembre a scuola per poi iniziare a gennaio”. In ogni caso Paula frequenterà un anno di scuola materna per lei mentre Thiago, dopo un test di ingresso, potrà entrare in quarta o quinta elementare.

Con il bisogno di fare famiglia e di godersi la libertà, i due fratelli si stanno godendo queste giornate in compagnia di qualche bambino del quartiere.

Sono ancora un po’ timidi, frenati anche dal fatto che parlano ancora portoghese, pur comprendendo bene l’italiano – dice Marco – : a Thiago piace giocare a pallone mentre a Paula piace sia nuotare che ballare, quindi stiamo riflettendo su quale attività, un domani, potrebbero svolgere”.

Simonetta e Marco ricordano quando tutto è iniziato. “Avevamo inizialmente dato la nostra disponibilità a bambini fino agli 8 anni, poi ci è stato proposto questo abbinamento e ci siamo sentiti di dire subito di sì – ricorda la mamma -. Il fatto che Thiago sia grande, vicino all’adolescenza, in realtà a noi risulta davvero indifferente: da un lato, per la sua storia passata è ancora un bambino, dall’altra dimostra una tale consapevolezza e una voglia di famiglia…la sera prima di dormire chiede anche di leggergli una storia, tanta è la voglia di affetto e calore”.

Per contro la sorella più piccola “è stata più oppositiva rispetto a lui, non si fidava – aggiunge -. Molti genitori si spaventano per l’età dei bambini, io lo rifarei mille volte”.

Prima del viaggio in Brasile, i genitori avevano inviato foto, filmati e lettere ai loro figli e altrettanti ne hanno ricevuti. “L’incontro è andato bene, anche in questo caso tutto si è svolto naturalmente – ricordano -: i bambini sono stati preparati dal personale dell’istituto dove è stata organizzata una bellissima festa di saluto. In generale non ci aspettavamo questo accudimento, per quanto non si trattasse di una famiglia”.

In Brasile la famiglia ha imparato a conoscersi in circa due mesi: “E’ filato tutto liscio, in parte perché i bambini sono stati molto bravi e tranquilli, in parte anche per il costante sostegno di Ai.Bi: non ci siamo mai sentiti soli”, dicono Marco e Simonetta che sono arrivati a San Paulo parlando un po’ di portoghese. “E’ un consiglio che ci sentiamo di dare alle coppia: la lingua è importante, è un modo per arrivare a loro, insieme all’amore e al linguaggio non verbale”.

A questo Simonetta e Marco aggiungono la rilevanza, nel percorso adottivo, di non restare isolati ma partecipare, quando possibile, ad attività che mettano in rete le famiglie.

“Al di là della formazione, abbiamo partecipato a molti incontri che AiBi organizza abitualmente in Sardegna, sia con famiglie in attesa che con genitori con esperienza – concludono – : per noi sono stati momenti preziosi che consigliamo a tutti i futuri genitori per confrontarsi, avere consigli, attendere meglio e con più consapevolezza l’arrivo dei propri figli”.