Brasile. “Ma tu non mi abbandoni, vero?” E’ stato un pugno allo stomaco e, salito sul treno, mi sono messo a piangere

italia brasileÈ l’8 agosto 2014 il giorno che ha cambiato per sempre la vita di Antonio e Angela (nomi di fantasia). In quella data, lui riceve una telefonata mentre è al lavoro, nella città lombarda in cui vive: lui e sua moglie sono convocati per una  riunione nella sede di Amici dei Bambini. Angela è già partita per la Calabria, dove da sempre la coppia trascorre le ferie, e Antonio l’avrebbe raggiunta pochi giorni dopo. Ma quella riunione non si poteva proprio rimandare: dall’altra parte del mondo c’erano i loro futuri figli ad attenderli. La loro “grande avventura” ha inaugurato la serie di testimonianze di famiglie adottive che verranno proposte ogni mese dalla newsletter inaugurata da Ai.Bi. e metà ottobre e dedicata alle famiglie che hanno adottato nel Paese sudamericano. Oggi ve la proponiamo per la rubrica #iosonoundono.

Al telefono, gli operatori di Ai.Bi. dicono ad Antonio che ci sono notizie dal Tribunale dei Minori di San Paolo del Brasile che proponeva loro l’abbinamento con 2 gemelli di 10 anni. “In quel momento – ricordano i due coniugi –abbiamo perso la parola. Neanche il tempo di elaborare pensieri vari, la referente e la sua collega sorridono, ci chiedono se siamo contenti, se possono leggerci il rapporto che hanno ricevuto, se accettiamo e se vogliamo vedere delle foto. A quest’ultima domanda, ancora increduli, riusciamo a malapena a sbiascicare: ‘ma perché, avete delle foto? Sì, certo, vediamole’”. L’immagine dei loro futuri figli lascia Antonio e Angela a bocca aperta, al contempo commossi e in preda alle risate per la felicità.

Il 7 ottobre è il giorno della partenza alla volta di San Paolo, dove la grande avventura entra nel vivo il 9, in Tribunale, con l’incontro con Carlos e Luis (anche questi nomi di fantasia). Sono gemelli, ma molto diversi tra loro, sia fisicamente che caratterialmente. Carlos si sente il più grande, quello che sa tutto, forse anche un po’ presuntuoso. Luis sembra invece il più problematico, scoordinato, un po’ maldestro. Ogni 10 scalini che saliva, inciampava 3 volte. A tavola mangiava avvicinando il piatto alla bocca, rovesciava l’acqua dal bicchiere. “Quello che sembrava ci dovesse dare più grane – dice invece oggi papà Antonio – è un bambino meraviglioso, di una tenerezza incredibile, affettuoso con tutti, rispettoso. Domanda almeno 10 volte al giorno: ‘papi, mami, ma tu mi vuoi bene?’.

La permanenza in Brasile non è stata facilissima. “Nella gioia di vivere insieme  in un residence che ai bambini sembrava una reggia – ricorda Antonio – sono arrivati anche i primi problemi, capricci e dispetti. Ogni volta che ci sembrava di aver trovato la strada giusta, Carlos e Luis scatenavano di nuovo il terremoto e noi pensavamo di non aver capito niente.

È a questo punto che papà Angelo e Tina hanno l’idea giusta. Scrivono una sorta di decalogo, stampato sia in italiano che portoghese, lo appendono al muro e lo fanno leggere ai due ragazzi. “Onestamente non ci illudevamo che sarebbero bastati 2 fogli sul muro a risolvere tutto – ammettono i neogenitori -, ma almeno avevano un riferimento da seguire. Infatti, da quel momento, ai nostri bimbi non sembrava vero di chiedere di mangiare ‘arros y fejao’ o ‘macarones’ al sugo tutti i giorni, mentre in istituto la pasta era solo per i giorni di festa”.

Al ritorno dal Brasile, la famiglia al gran completo trascorre un periodo di vacanza in Calabria. Il primo a dover tornare in Lombardia per lavoro è papà Antonio. Angela e i bambini lo accompagnano in stazione. All’arrivo del treno Luis lo guarda negli occhi e gli chiede: “Ma tu non mi abbandoni, vero?” “Non me l’aspettavo – confessa oggi Angelo -. È stato un pugno nello stomaco, ho avuto appena la forza di dirgli: ‘Ma che dici? Torno tra qualche giorno, hai visto dove lavoro, lo sai, torno presto…’ E salito sul treno mi sono messo a piangere”.

Da quel giorno Antonio non vede l’ora di tornare a casa dal lavoro. Gli unici straordinari che intende fare sono quelli con i suoi figli, qualunque cosa ci sia da fare con loro.