Bulgaria. Simona, 10 anni di istituto, “Ora non vuole andare al parco e se incontra altri bambini si aggrappa al mio braccio per paura di essere portata via”

famiglia numerosaNon siamo più giovani…abbiamo già quattro figli ma l’idea di adottare in me e mio marito c’era sempre stata…E il momento giusto tanto atteso è arrivato due anni e mezzo fa. A quel punto, consultati i figli, ci siamo detti: ora o mai più!”.

Anna e Demetrio, della provincia di Como, sono rientrati dalla Bulgaria da circa un mese con la loro Simona, una ragazzina di 10 anni che è stata accolta da quattro fratelli – due ragazze di 22 e 20 anni e due ragazzi di 18 e 15 – proprio come un dono.

Simona ha alle spalle 10 anni di vita fatta di abbandoni, affido, istituto. “Da come si relaziona con noi e in particolare modo con le sorelle vediamo che è una bambina in cerca attenzioni e affetto. La sua forza incredibile le ha fatto sostenere un enorme carico di emozioni, dal primo incontro con noi fino all’arrivo a casa. Sembrava che tutto le scivolasse via di sopra.…in realtà non è mai stato così ma è stata capace di reagire bene”.

Il viaggio di ritorno a casa è andato bene, per quanto Anna e Demetrio temessero reazioni emotive quali ad esempio la voglia di tornare indietro. “E’ salita sull’aereo contenta e tranquilla – dice il papà – . Arrivata a casa, Simona ha cominciato a guardarsi in giro, poi ha voluto truccare le sorelle. Questa tranquillità apparente ha portato a una prima notte molto agitata, con vomito e febbre. Eppure, dopo alcuni giorni di assestamento, questa bambina dalla forza incredibile si è rimessa in piedi”.

Il primo incontro con mamma e papà, lo scorso ottobre, è andato bene: “Eravamo partiti con la paura di apparirle troppo vecchi e lei ci è venuta incontro con un sorriso tenero che io ho subito definito ‘di famiglia’ – ricorda Anna – : ha una fossetta sulle guance come mio marito e uno dei miei figli. Pochi minuti dopo abbiamo scoperto che è mancina, come tutti i nostri figli. Non solo, Simona assomiglia alla primogenita da piccola: non poteva che essere lei, la nostra quinta figlia!”.

Simona si è avvicinata ai genitori timorosa ma contenta. “Non parlavamo una parola di bulgaro – ricorda la mamma – : si è attaccata subito a me e sembrava timorosa del papà, come in generale degli uomini. Un timore che oggi è scomparso, dopo pochi giorni in famiglia insieme ai fratelli tutte le paure sono svanite. Siamo quindi rimasti in Bulgaria una settimana: facevamo avanti e indietro dall’istituto, piccolo, una sorta di casa famiglia”.

L’istituto dove viveva la bambina si trovava in un paesino “alla fine di un rettilineo in mezzo al nulla. L’attesa tra il primo e il secondo viaggio, per poter portare a casa Simona è stata una prova – dicono Anna e Demetrio – : quando è arrivato il momento di prendere  l’aereo è stato davvero difficile….In ogni caso, i mesi da ottobre a febbraio sono passati: abbiamo comunicato via mail, ma era difficile non pensare di aver lasciato laggiù una figlia, che non poteva trascorrere con noi il Natale e altri momenti importanti”.

Per quanto ci fosse stata data la possibilità di sentirci via Skype, nei mesi tra il primo e secondo viaggio – dice Demetrio – : viste le difficoltà della lingua abbiamo preferito comunicare con disegni e letterine. Quando siamo andati a prenderla abbiamo visto che aveva tutto con sé. E sono state le uniche cose che ha portato via della sua vita passata”.

La bambina è particolarmente legata alla mamma e alle sorelle ma ogni giorno che passa sta comprendendo i tempi e i modi per relazionarsi con tutti in famiglia. “Ogni giorno la nostra comunicazione migliora, grazie anche alla presenza dei fratelli – dicono Anna e Demetrio – e anche la tecnologia aiuta: con il traduttore vocale riusciamo a capirci, considerando poi che Simona è molto comunicativa. Una cosa l’ha capita subito. Se dico ‘Andiamo a letto’ mi risponde “No….ancora 5 minuti!

Simona sta rivelando un carattere forte abbinato a un atteggiamento collaborativo, con facilità a seguire le regole. “A volte sbuffa perché le ripetiamo di lavare i denti oppure perché i fratelli hanno pc e lei no: sotto un certo aspetto ci fa piacere perché significa che si sente figlia, come gli altri”.

Con il tempo Simona farà tutto quello che ci si aspetta da un bambino della sua età.

Ho imparato che con i figli correre non porta da nessuna parte – dice Anna – così adesso abbiamo l’esigenza che impari bene l’italiano, il nostro alfabeto e soprattutto si ambienti. Pensavamo di farle iniziare la scuola a settembre iscrivendola in quarta elementare, la stessa classe che frequentava anche in Bulgaria. Vorrei chiedere alle maestre di andare qualche giorno per conoscere i compagni, magari verso la fine di anno scolastico; a giugno invece vorrei iscriverla ai campi estivi organizzati dal nostro Comune”.

Insomma tanti progetti e un futuro pieno di impegni. “Vediamo che Simona ha bisogno di tempo – conclude Anna – ancora non vuole andare al parco e incontrare altri bambini. Un giorno, passeggiando, abbiamo incrociato una scolaresca: si è aggrappata al mio braccio come per paura di essere portata via”.