Buon anno di accoglienza, per i figli abbandonati di tutto il mondo

Nel primo giorno dell’anno, l’editoriale con il quale Marco Griffini, presidente di Ai.Bi., augura a tutti un 2023 di serenità e… di accoglienza. Perché davanti alle tragedie che capitano, anche molto vicino a noi, l’unica risposta è rimboccarsi le maniche e scendere per le strade. Di nuovo

Carissimi,
eccoci arrivati al 2023. Un anno che per Ai.Bi. non è come tutti gli altri, in quanto ricorre il 40° anniversario dalla prima adozione internazionale con la quale è iniziata tutta la nostra storia e la missione che, con voi, condividiamo: dare una famiglia ai figli abbandonati.
Una missione che portiamo avanti con l’adozione internazionale, naturalmente, ma anche cercando di prevenire l’abbandono con una serie di attività che ormai conoscete bene: distribuendo l’acqua là dove manca o dei semi che possano essere piantati e dare frutti; rintracciando le famiglie d’origine e seguendo la reintegrazione dei figli al loro interno; fornendo materiale scolastico e supporto psicologico negli orfanotrofi; sostenendo le mamme e i loro bambini nelle strutture protette; promuovendo le culle per la vita; gridando contro lo scandalo delle neglect list dei minori dimenticati per anni negli orfanotrofi di tutto il mondo…
Ma non è necessario andare lontano per sentire il grido di un figlio abbandonato. Lo abbiamo sperimentato ancora una volta proprio in questi giorni di Natale, quando a Milano, a pochi chilometri dalla sede della nostra Associazione, una mamma e un papà sono stati costretti a lasciare loro figlio in ospedale non potendo garantirgli una vita sicura e dignitosa nella tenda sulla strada in cui sopravvivono da tempo. Ma lo abbiamo visto anche a Bolzano, dove un ragazzo egiziano è morto di freddo. Morto. Di freddo! A due passi da noi. Oppure, ancora, a Legnano, dove una famiglia con tre figli vive da mesi in un’auto in un parcheggio… Ogni storia è un dramma, personale e collettivo, di fronte al quale si rimane come pugili suonati che incassano un diretto alla mascella.
Ce ne sarebbe abbastanza per andare ko. Ma, così, sarebbe troppo facile. Perché davanti a storie come queste, successe tutte e tre qui, nel “ricco Nord” della nostra Italia, non c’è più spazio per titubare, né tantomeno per preoccuparsi di essere tacciati di sentimentalismo, di retorica della solidarietà, di sfruttare le sofferenze. C’è solo da rimboccarsi le maniche e scendere, di nuovo, per le strade. Perché, insieme, qualcosa si può fare: non è mai abbastanza, lo sappiamo, ma, per quanto piccolo sia il gesto, non è mai poco.
Lo vediamo tutti i giorni nei nostri Pan di Zucchero, i centri di aiuto alla famiglia pensati proprio per essere vicini alle famiglie, i ragazzi e i bambini che vivono difficoltà più vicino a noi. In questi luoghi non si contano numeri “da capogiro” e chi ci entra e trova conforto non è che una minima parte di chi rimane fuori. Ma proprio per questo non ci si può fermare, nella consapevolezza, parafrasando la famosa frase del Talmud, che chi accoglie una vita accoglie il mondo intero.
Che sia questo l’augurio per un 2023 sereno e fecondo, per tutti voi e le vostre famiglie.

Marco Griffini
Presidente Ai.Bi. Amici dei Bambini