La caccia alle streghe esiste ancora. E la si può combattere con l’Adozione a Distanza

Nella Repubblica Democratica del Congo, ancora oggi le donne vengono accusate di stregoneria. Con l’Adozione a Distanza si aiuta la scolarizzazione dei bambini e la lotta all’ignoranza e pregiudizi

Sembra una cosa fuori dal tempo; la sceneggiatura scadente di un film venuto male… Invece, ancora oggi, per una donna è realmente possibile morire tacciata di essere una strega.
Accade in Congo, nella regione orientale del Sud-Kivu, dove la “caccia alle streghe” ha colpito una ventina di donne. Le notizie arrivano in ritardo e frammentate, come d’abitudini per queste aree remote del continente africano, ma stando alle ricostruzioni de Il Messaggero, secondo gli abitanti dei villaggi di Cihira e Kanyuunyo che alla fine hanno denunciato i fatti alle autorità, diverse donne sono state picchiate, altre sono riuscite a fuggire e una di loro, la più anziana, è invece stata catturata, cosparsa di benzina e bruciata viva.

La caccia alle streghe, figli di pregiudizi da sconfiggere anche con l’Adozione a Distanza

Il fatto, già drammatico in sé, nasconde un risvolto ancora peggiore, ovvero che per un episodio che riesce ad arrivare alle cronache, molti altri ne accadono lontano dai riflettori. Perché, complici i problemi legati alla pandemia, nell’ultimo periodo le accuse di “stregoneria” sono aumentate in diverse zone dell’Africa Subsahariana. Spesso gli episodi riguardano donne anziane, magari vedove o, comunque, sole, che sono un peso per la comunità.
Nel 2014 il governo provinciale ha fatto un tentativo di arginare il fenomeno con una legge che vietava “il ricorso alla giustizia popolare”, ma gli effetti non si sono visti e, anche nei rarissimi casi in cui si arriva a una denuncia, i responsabili si difendono affermando che la decisione è figlia della volontà della popolazione e non si arrivano mai ad avere dei nomi di responsabili.

L’unica, vera, soluzione, se non può derivare da leggi deboli in partenza e difficili da far rispettare nella pratica, non può che arrivare da un lento e costante lavoro culturale: favorire la scolarizzazione dei bambini è senza dubbio la strada maestra, così come riuscire a garantire alle donne e le famiglie più in difficoltà l’accesso al cibo e a cure mediche. Perché, in un Paese in cui il 70% delle popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, l’abbandono e il proliferare di situazioni di violenza sono altrimenti difficili da arginare.

L’aiuto decisivo che può arrivare dall’Adozione a Distanza

Gli interventi che Ai.Bi. porta avanti nella Repubblica Democratica del Congo mirano anche a questo, assicurando l’assistenza e la scolarizzazione ai minori abbandonati presenti nell’orfanotrofio Sodas. Un centro di accoglienza con il quale Ai.Bi. collabora dal 2014 e che accoglie 20 bambini tra i 5 e i 14 anni, orfani, abbandonati o separati dalle loro famiglie.
Bambini che chiunque può decidere di sostenere con una donazione o attivando un’Adozione a Distanza per l’orfanotrofio Sodas: con 25 euro al mese, poco più di 80 centesimi al giorno, si sosterranno le iniziative a favore di questi bambini e si manterrà accesa la loro speranza di un futuro migliore dove della caccia alle streghe davvero non ci sia più traccia.