CAI, tre anni di paralisi e misteri. Dall’affare Congo alle denunce contro AiBi finite nel nulla.

Prima c’erano solo i racconti delle famiglie. Come quello di una coppia seguita dall’ente torinese Enzo B (poi finito sotto inchiesta con l’accusa di aver truffato alcune delle sue coppie) : «Nel mese di ottobre 2014 entriamo in un gruppo chiuso su Facebook, cominciamo a conoscere altri genitori coinvolti nel blocco delle adozioni in Congo e ci confrontiamo e sosteniamo a vicenda – raccontano Risultato: riceviamo una telefonata da parte della Cai. Trattatasi di una certa dottoressa Piazza, che ci intima di togliere il nostro post, di evitare di raccogliere tali “documenti inutili, insignificanti pericolosi” perché “siamo tutti controllati dai servizi segreti del Congo”». È solo la prima minaccia.

Successivamente, a un incontro del novembre 2014, dopo un lungo sfogo contro il ministero degli Esteri («I marò non torneranno mai in Italia con quello che stanno facendo…») «alla domanda su che ne sarebbe stato dei nostri figli, sempre la Piazza ci risponde con tono violento “non ve lo dirò, né ora ne mai”».

Una figura nevralgica, quella di Donatella Piazza, braccio destro dell’ex presidente della Commissione adozioni internazionali Silvia Della Monica e con lei finita sotto i riflettori nelle ultime ore dopo la pubblicazione – da parte de II Fatto Quotidiano – di alcune intercettazioni raccolte dalla Procura di Savona nel 2014. Audio scioccanti, in cui le due si comunicano di aver «scordato il sacchetto in ufficio». I giudici sospettano che si riferiscano agli atti e ai documenti inerenti l’ente Airone, finito sotto la lente dell’inchiesta per truffa e associazione a delinquere.

Carte poi, sempre stando alle intercettazioni, distrutte e buttate in un cassonetto perché «quel materiale è molto pericoloso». I vertici della Cai si affrettano a smentire: il materiale riguarderebbe una certa dirigente della Cai, che più tardi la stessa Della Monica denuncia. E che però, intercettata a sua volta, dice a una collega di voler vuotare il sacco visto che «stanno manomettendo tutti i fascicoli di Airone, fanno le o – re piccole per distruggere le carte. Vogliono riammettere l’ente revocato che ha fatto le truffe». Agghiaccianti in particolare le ricostruzioni degli interrogatori, ricostruiti dall’ex procuratore capo Francantonio Granerò, oggi in pensione.

Con Della Monica che si difende invocando la competenza territoriale (Roma, ovviamente) e l’amicizia ‘con Matteo” (Renzi, ndr). «Valutammo se fosse il caso di approfondire le anomalie riscontrate. Troppo, per una procura di provincia», ammette poi Granerò. Nel frattempo si consuma la paralisi totale di tutte le attività della Cai e lo stallo di pratiche, tavoli, accordi bilaterali, adozioni. Piazza gestisce le poche telefonate, quasi sempre di rimprovero ai genitori. Gli enti sono tagliati fuori, tranne 4 o 5 privilegiati, come Enzo B: gli unici chiamati a Roma, gli unici a firmare comunicati in difesa dell’operato della presidente. Della Monica lavora quasi sempre da casa, non risponde nemmeno ai giornalisti. Piovono lamentele dall’estero: Cina, Cambogia, Vietnam, Etiopia. I dossier si moltiplicano (come le interrogazioni parlamentari, 58 in 3 anni) mentre impazza l’affare del Congo, col blocco delle adozioni e la scoperta da parte del governo africano di una gestione spericolata proprio da parte degli emissari della Cai sul territorio, in particolare nella città di Goma.

Della Monica accusa AiBi dell’empasse e intraprende una lunga battaglia personale col suo presidente, Marco Griffini, che sfocia nella revoca forzata del mandato da parte delle famiglie e con l’articolo di accusa pubblicato dall’Espresso e intitolato «Ladri di bambini». A oggi, a carico dell’ente, non sono stati aperti fascicoli da alcuna procura.