Ci proposero la fecondazione eterologa, ma noi scegliemmo l’adozione: dopo Ivan dalla Russia, ora è arrivata Laura dalla Bulgaria

bambini istituto bulgariaLa squadra è compatta e affiatata: mamma Simona, papà Sergio, Ivan, 13 anni e mezzo, originario della Federazione Russa e Laura, l’ultima arrivata dalla Bulgaria. Una famiglia che ha preferito la strada dell’accoglienza alla ricerca del figlio a tutti i costi. Oggi, rientrati da poche settimane dalla Bulgaria, Simona e Sergio raccontano la loro storia per #iosonoundono.

Come è iniziata la vostra avventura adottiva?

 Iniziò quando, dopo alcuni tentativi falliti con la fecondazione assistita ci proposero la fecondazione eterologa: non eravamo d’accordo e quindi l’adozione fu una scelta per noi naturale. Cominciò tutto nel 2009, anno di boom per le adozioni, tanto che spesso gli enti erano costretti a limitare le richieste delle coppie. In poco tempo arrivò l’abbinamento con la Federazione Russa e così partimmo per conoscere Ivan che viveva in un istituto di una regione vicino alla Siberia. Tutto andò bene con lui e così partì, altrettanto naturalmente, la nostra prima adozione.

Quando nacque il desiderio del secondo figlio?

 Avevamo sempre immaginato una famiglia composta da due figli: Ivan desiderava un fratello o una sorella e noi sentivamo una specie di vuoto nel cuore per completare la famiglia. Su insistenze proprio di Ivan nel 2012 abbiamo ripresentato la domanda: per la seconda adozione è servito più tempo, ne eravamo consapevoli. Tuttavia, nel rinnovare il sì alla nuova adozione, ci eravamo resi conto che erano trascorsi anni dall’arrivo di Ivan e quindi sarebbe stato logico ampliare la fascia di età entro cui immaginare il secondo figlio: per noi non c’erano problemi in tal senso e comunicammo così la nostra apertura a bambini più grandi. Così, una volta aggiornata la documentazione, dopo poco più di un mese arrivò la proposta di abbinamento di Laura, che ci aspettava in Bulgaria, ospite di una famiglia affidataria.

Quale è stato il ruolo di Ivan in questo secondo percorso adottivo?

Ivan è stato fondamentale per chiudere il cerchio. Era felicissimo, ha partecipato con noi all’attesa e ha fatto con noi tutti e due i viaggi previsti. Lo scorso gennaio, quando ci sorprese una incredibile nevicata, partimmo per il primo viaggio. Era così forte il desiderio di conoscere la sorella che ha facilitato ogni passaggio: è stato il ‘collante’ che ha facilitato l’unione di tutta la famiglia.

Come è andato quindi il primo incontro, grazie anche alla presenza del fratello?

Bene anche se Laura era molto spaventata. Si sedette a fianco della mamma che ha provato a tenderle la mano (spiega papà Sergio, ndr) ma la bambina l’ha subito ritratta, come imbarazzata. E invece grazie a Ivan tutta la tensione si è sciolta. Era orgoglioso di donarle un braccialetto che avevamo scelto insieme.

Come si è svolto il soggiorno nel Paese?

Bene, c’è stato un progressivo, naturale affiatamento fin dal primo viaggio. Noi tre eravamo in albergo e ci vedevamo in una località a metà strada tra noi e Pleven, dove viveva Laura, vista la gran quantità di neve. Si giocava nei centri commerciali perché era freddo, i parchi innevati e gli spostamenti molto lenti. Ricordiamo in particolare modo, durante gli incontri con gli assistenti sociali, una domanda ricorrente: tutti ci chiedevano se eravamo davvero sicuri di adottare Laura, così grandicella….noi non capivamo il senso di questa domanda, poi forse ci siamo resi conto che cercavano di proteggerla e di capire se davvero noi eravamo pronti a essere i suoi genitori.

Ivan è alle soglie dell’adolescenza: l’arrivo della sorella ha fatto emergere in lui nuovi pensieri?

Per quello che abbiamo potuto vedere fino ad oggi, è stato un fattore molto positivo: diventare fratello di una bambina che come lui viene dagli istituti e ha affrontato l’abbandono, gli ha permesso di guardare più serenamente al proprio passato. Conoscendo un nuovo paese, la Bulgaria, Ivan è stato incuriosito dalla cultura, da quel mondo e quindi piano piano affronterà meglio anche la conoscenza delle proprie origini.

Laura sta scoprendo un nuovo mondo: che ne pensa ad oggi?

E’ sveglia e molto curiosa, va in bicicletta e ha già socializzato con la nostra famiglia che è molto numerosa e accoglie anche altri bambini arrivati con l’adozione.

Ha voglia di imparare, di parlare italiano, tanto che già riconosce le lettere del nostro alfabeto e comincia a leggere. E’ sorprendente perché la famiglia affidataria ci diceva che a scuola andava abbastanza bene ma non con grandi risultati. Oggi, per istinto di sopravvivenza, riesce a leggere, a cantare filastrocche e vorrei continuare così per rafforzarla in questi mesi prima dell’ingresso a scuola a settembre. L’idea è quella di parlare con gli insegnanti e farle frequentare qualche giornata a scuola, a fine quadrimestre.

Cosa direste a una coppia incerta sulla scelta adottiva?

Non si può certo convincere una coppia a fare un passo così importante: ci vogliono spalle larghe e determinazione, l’adozione è qualcosa che deve maturare ma con amore e pazienza si può affrontare tutto. E’ un buon inizio confrontarsi con altre coppie, sia prima che dopo l’adozione: abbiamo tutti affrontato simili percorsi e quindi molto da condividere. E poi diremmo che occorre fidarsi.