Cina. “Dalla cartella clinica Giorgio sarebbe affetto da ipoacusia: in realtà ci sente benissimo! Era la vita in istituto che lo spingeva all’ isolamento”

pintoLa nostra seconda adozione ha completato la famiglia in modo magnifico! Mai avevamo preso in considerazione la possibilità di rimanere con un solo bambino!”. Enzo e Lucia, tornati a casa pochi giorni prima di Natale, non hanno mai avuto dubbi: “Già il nostro primo decreto di idoneità confermava la nostra disponibilità ad accogliere fratrie….certo all’epoca non sapevamo che saremmo andati in Cina dove di norma si adotta un bambino alla volta. E infatti dopo l’adozione di Paolo nel 2012 siamo ritornati là dove la nostra avventura era cominciata per incontrare Giorgio”.

Oggi #iosonoundono racconta la storia di una famiglia pugliese che da sempre pensava all’adozione: “Sin da ragazza pensavo all’adozione come un modo per completare il desiderio di famiglia – racconta Lucia – Ho sempre creduto che il destino esiste. Quando ci siamo sposati abbiamo verificato noi stessi che la vita è andata così, dovevamo avere così i nostri figli. E ci siamo lasciati guidare”.

Il viaggio in Cina è stato particolarmente emozionante per mamma e papà, accompagnati da Luca, oggi 9 anni, che non vedeva l’ora di giocare con un fratellino. “Nel tempo ha desiderato e atteso Giorgio – dice Enzo – : pensi che adesso ci chiede un altro fratello!”.

Enzo e Lucia, rientrati con Luca nel maggio di 5 anni fa, presentarono pochi mesi dopo in tribunale la domanda per la seconda adozione, tanta era la voglia di accoglienza. “Forse adesso ci fermiamo qui – dice la mamma – Adottare è meraviglioso ma è indubbiamente molto impegnativo, anche se con il cuore…”.

I due fratelli stanno imparando a conoscersi: giocano, vanno d’accordo e in disaccordo come tutti i fratelli “ma nel complesso interagiscono bene – dicono i genitori – Giorgio, che ha due anni appena compiuti, è gelosissimo! Sono entrambi molto attaccati alla mamma che quasi non riesce ad allontanarsi, se non per pochi minuti”.

L’esperienza adottiva è stata differente, come è naturale. “Con Luca l’approccio è stato diverso: aveva 5 anni quando lo abbiamo incontrato ed era molto consapevole di quanto gli stesse accadendo. All’incontro ha pianto per 20 minuti dopo di che ha smesso e ha cominciato la sua vita di figlio. Sarà perché il suo nome in cinese significa ‘uomo diplomatico’? – dice la mamma – Luca è sempre stato molto riflessivo e razionale. All’inizio ha legato molto con il padre, una figura che non conosceva, e poi si è concentrato sulla figura materna di cui aveva molto bisogno”.

Il piccolo, Luca, come spesso capita con i pfigli, è un altro capitolo della storia. “Se vogliamo parlare dei nomi, il suo nome significa ‘pacifico’ ma non lo è nella maniera più assoluta! – dicono i genitori – E’ vivacissimo, è sempre attaccato alla mamma che pare non bastare mai!”.

Dal primo giorno in cui la famiglia lo ha conosciuto, “Luca ci guardava come  smarrito – dice Enzo – : questo è durato per i primi tre giorni, poi tutto ha cominciato a filare nella normalità. E non ha mai pianto”.

Anche i bisogni speciali dei due bambini hanno posto la famiglia di fronte a incombenze diverse.

Luca aveva la labioplatoschisi bilaterale e già in Cina era stato operato due volte – dicono mamma e papà – ; altri due interventi sono stati poi eseguiti in Italia. Il bambino ha superato tutto molto bene, certo è qualcosa che richiede impegno per tutti: appuntamenti con la logopedista, controlli molto frequenti dal dentista. Eravamo però preparati, sapevamo ciò che avremmo dovuto fare. E’ importante che le famiglie siano pronte e consapevoli anche per evitare momenti di panico!”, conclude Lucia, che oltre alla formazione per l’adozione è stata contenta di aver letto molti libri sull’argomento.

Per Giorgio la situazione sanitaria è ancora in divenire ma Enzo e Lucia sono ottimisti. “Sappiamo che sarebbe affetto da ipoacusia media ma a nostro avviso il bambino sente bene – dicono – Tra pochi giorni verificheremo con una visita e valuteremo il da farsi”.

E’ certo che la vita in istituto per un bambino può significare anche momenti di isolamento e introversione, che potrebbero essere interpretati anche come sintomo di un udito debole. Non a caso adesso Giorgio è diventato figlio, è a casa ed è felicissimo di ascoltare le voci di mamma, papà e del suo adorato fratello.