Cina, la svolta: ora c’è bisogno di fare più figli. In arrivo incentivi ai genitori e sostegni alla natalità

Nonostante la ‘mossa’ del Parlamento di Pechino non rappresenti un lasciapassare vero e proprio – senza condizioni – alla genitorialità aperta delle coppie cinesi, questa novità rappresenta effettivamente una ‘svolta’ nelle politiche per la famiglia e la natalità del Gigante asiatico

Dietro le quinte degli incentivi previsti per le famiglie ci sono seri problemi demografici e tutto ciò che stanno comportando per l’economia cinese, la sanità, l’invecchiamento della popolazione e la previdenza sociale

cina. Pechino apre parzialmente alla natalitàIn arrivo una mossa ufficiale del Parlamento della Cina: incentivi a una natalità aperta, anche se non totalmente libera, con una modifica del Codice civile che potrebbe essere ormai imminente. È quanto emerge nelle ultime settimane da voci provenienti dal Comitato permanente dell’Assemblea nazionale (il Parlamento della Repubblica popolare cinese), che sta affrontando sei aree problematiche sotto la guida del presidente dell’Assemblea, Li Zhanshu. Una di queste è quella della famiglia e del matrimonio, anche se le notizie diffuse, incluse quelle dell’agenzia ufficiale Xinhua non segnalano espressamente un dibattito sulla questione demografica. Ma i risultati di questa assise saranno centrali nell’incontro plenario del Parlamento nel marzo 2020 e per allora il quadro dovrà essere chiaro. Anche per affrontare una situazione urgente, se non già di emergenza.

Al punto che i dati esposti in uno studio preso in esame a maggio dal Consiglio di Stato (il Governo cinese) avevano dato consistenza a voci su iniziative concrete entro l’anno o inizio 2019. La proposte discusse dal Consiglio di Stato e coordinate con altre istituzioni dovranno sostituire le politiche di controllo delle nascite con una ‘fertilità indipendente’ che permetterà alle famiglie di scegliere la prole con maggiore libertà, pur se ancora non in totale autonomia. Secondo le indiscrezioni di mass media locali raccolte anche da Bloomberg, le autorità starebbero studiando incentivi finanziari per invogliare potenziali genitori a fare qualche figlio in più e la Commissione nazionale per la Sanità avrebbe chiesto a esperti di vari settori di individuare le possibilità per ridurre la pressione fiscale e distribuire incentivi.

Nel 2017 le nascite sono scese del 3,5 per cento, con ‘soli’ 17,2 milioni di nuovi nati. È lo stesso Ufficio nazionale di Statistica a segnalare la preoccupazione dei potenziali genitori per i costi dei figli, ma anche per l’abitudine a concentrare tutte le risorse disponibili sul maschio primogenito. Una proiezione del Consiglio di Stato lo scorso anno ha evidenziato che nel 2030 i cinesi ultrasessantenni saranno quasi un quarto del totale, quasi il doppio del 2010. Una società incanutita rischia di avere pesanti conseguenze sulle politiche di crescita volute dal presidente Xi Jinping, costringendo a moltiplicare e adeguare le pensionie i costi dell’assistenza medica, limitando la popolazione attiva a disposizione delle aziende locali e straniere.

Riguardo al fattore demografico, il Wall Street Journal avverte che “la Cina sta virando verso una bomba a orologeria demografica”, ma non molti scommettono sul solo incremento della popolazione per sostenere le prospettive economiche. Le avvisaglie degli ultimi anni segnalano con chiarezza che le famiglie non hanno più la prole tra le priorità. Il vero impatto della politica demografica è ricaduto sui diritti di individui che erano poveri e non potevano pagare (per avere i figli desiderati). Come si connetterà tutto questo oggi con la volontà del Partito comunista di gestire un Paese insieme vecchio e benestante, con una piena occupazione giovanile e qualificata? Ormai il Gigante cinese non gioca più da solo in un mondo ostile, ma contemporaneamente le sue scelte non possono più ignorare le tendenze sociali e le aspettative dei cittadini. Questo lascia pensare che sul fronte demografico la partita per Pechino sarà dura, almeno quanto le sfide commerciali e strategiche.

 

Fonte: Avvenire