Cina. Le sue braccia erano sempre a penzoloni, poi tutto è cambiato una volta arrivati a Pechino”

fischettiCi aspettavamo pianti e crisi, doveva essere una valle di lacrime, tanto che eravamo carichi di fazzoletti e invece…è stato un momento completamente diverso. Siamo arrivati al luogo dell’incontro e abbiamo trovato nostro figlio seduto su un divano che guardava nel vuoto”.

Anna e Fabrizio ricordano il giorno più emozionante della loro vita per #iosonounsono: lo scorso novembre si trovavano a Xi’An, in un ufficio pubblico, in mezzo a tante altre famiglie che abbracciavano i propri figli.

Un dolcetto ha aiutato una mamma, un papà e un figlio di quasi due anni a guardarsi negli occhi per la prima volta. E a tentare un primo contatto.

La tata che aveva accompagnato Paolo (il cui nome in cinese significa ‘eterna primavera’, ndr) – continuano – è rimasta giusto il tempo di fare una foto insieme e poi è andata via; noi tre intanto cercavamo di fare amicizia, poi ci siamo ricordati che avevamo un dolcetto e abbiamo provato a comunicare così. Ha funzionato e Paolo si è messo a giocare con noi”.

Il bambino, tranquillo nei primi giorni di conoscenza reciproca, di fatto stava dettando le sue regole: “La prima settimana non voleva essere toccato molto da noi: beveva il latte da solo, non voleva coccole né confidenze, restava in braccio a entrambi ma le sue braccia erano sempre a penzoloni – ricorda il papà – Tutto poi è cambiato una volta arrivati a Pechino”.

Per quanto il tempo della nuova famiglia sia ancora poco, dopo una settimana i bambini si lasciano andare a qualche confidenza in più.

Fino a quel momento io ero un accessorio, esisteva solo mio marito! – ricorda la mamma – : Anzi, a volte Paolo mi faceva qualche dispetto, ma eravamo preparati anche a questo. Arrivati a Pechino abbiamo voltato pagina: Paolo voleva bere il latte nel nostro lettone, scopriva il pancino per farsi fare il solletico, in generale iniziava a interagire meglio con noi. Se ci abbracciavamo, si metteva in mezzo, voleva sempre dare la mano a entrambi, facendo capire che era felice quando eravamo tutti insieme”.

Arrivati a casa, in Italia, Paolo non ha atteso molto per ambientarsi nei nuovi spazi; con il resto della famiglia ha fatto conoscenza da poco, visto che i genitori hanno preferito far conoscere a poco a poco tutti i componenti che, in ogni caso, il bambino aveva visto sulle foto e via Skype.

Per ora si gode la presenza della mamma, che resterà a casa fino a metà settembre prima di tornare al lavoro, mentre ha già notato l’assenza di papà la mattina. “Quando si sveglia non vede papà in giro per casa ma è una gioia vedere come la sera gli corre incontro” .

I genitori quasi hanno già dimenticato il bisogno speciale per cui il bambino era iscritto nelle liste speciali.Paolo avrebbe un sospetto di idrocefalia che tuttavia non emerge dalla risonanza effettuata – racconta il papà – anche la pediatra che lo ha visitato in Cina ci ha abbastanza rassicurato; in più ci sono stati segnalati alcuni problemi sanitari superabili che richiedono qualche visita di controllo e un po’ di logopedia”.

Il bambino di fatto sta bene, è curioso e vivace, mangia di tutto e la sera dorme sereno.

Aver vissuto in casa famiglia lo ha probabilmente aiutato” dicono i genitori, che ammettono di essere stanchi ma felicissimi.

Rifaremmo tutto anche domani – dicono Anna e Fabrizio – Con Ai.Bi. ci siamo trovati bene, abbiamo avuto un’ ottima assistenza in Cina, non solo per gli aspetti burocratici: molti bambini hanno avuto l’influenza durante tutto il periodo e i referenti dell’associazione erano a disposizione per qualsiasi cosa avessimo bisogno. In quei momenti così delicati è stato fondamentale, visto che eravamo in un paese così diverso con una lingua sconosciuta”.

Anna e Fabrizio si sentono famiglia tra famiglie, essendo ancora fresca l’esperienza collettiva di adozione.  “Siamo ancora in contatto con altre famiglie del viaggio e con altre conosciute nei corsi – conclude Anna – : ogni tanto è bello rivedersi o anche sentirsi per telefono per scambiare pensieri o consigli. Solo chi ha adottato può capire cosa si prova e cosa si sente, a volte anche un familiare può non capire davvero”.