Colombia. Sciopero e scontri. Ma l’adozione internazionale non si ferma

Nonostante ciò che succede in Colombia, dove da oltre 10 giorni si susseguono scioperi e scontri che hanno fatto 47 vittime, l’ICBF e le autorità hanno continuato a portare avanti i processi di adozione

In Colombia, da tempo è in atto una crisi economica e sanitaria che l’attuale pandemia ha ulteriormente aggravato. Nell’ultimo anno si stima che i disoccupati siano aumentati di circa un milione, portando il tasso di povertà al 42%. In questo scenario, alcune riforme proposte dal governo del Presidente Ivan Duque hanno innescato un’escalation di proteste, cominciata il 28 aprile con uno sciopero nazionale.

Cosa succede in Colombia: scioperi e scontri

Nei giorni successivi la situazione è rimasta molto difficile, con un alternarsi di proteste e manifestazioni pacifiche, ma anche scontri tra manifestanti e polizia, con blocchi su alcune delle principali arterie del Paese e conseguenti difficoltà di mobilità, approvvigionamento alimentare, di carburante e di medicinali.

Non si fermano il processo di accoglienza e le adozioni. Ecco cosa succede in Colombia

Nonostante la difficile situazione in cui versa il Paese, i referenti di Ai.Bi. in loco riferiscono che, l’ICBF, l’autorità centrale in materia di adozione, ha continuato a svolgere il suo lavoro, proseguendo i processi di adozione in atto e le attività di sviluppo delle adozioni (come i nuovi abbinamenti), confermandosi, così, vero garante dei migliori interessi dei bambini e degli adolescenti colombiani.

Anche la famiglia seguita da Ai.Bi., che si trova attualmente sul posto, nonostante i problemi connessi ai trasferimenti, ha potuto proseguire il proprio iter, con il Tribunale di La Mesa che, pur non aprendo le sue porte, emetterà la sentenza “a distanza”.

Un bel segnale di speranza che speriamo possa servire a dare serenità a tutte le coppie in Colombia o in procinto di partire e, soprattutto, la manifestazione evidente di come l’attività di accoglienza non si fermi.