Draghi conferma: assegno unico per i figli di 250€ dal 1 luglio

Mancano poco più di tre mesi al 1 luglio 2021, data “storica”  che dovrebbe segnare la partenza del tanto sospirato “assegno unico per i figli a carico” ma l’iter per l’approvazione definitiva della misura ha ancora diversi ostacoli davanti

100 giorni. È quando manca, a partire da oggi, mercoledì 24 marzo, alla data dell’1 luglio, giorno indicato per la partenza del cosiddetto assegno unico per i figli. Una riforma da molti definita “epocale” e che, tra proposte, disegni di legge, rimandi e cambi di governo, è sul tavolo della politica ormai dal 2014.

Corsa contro il tempo per il via all’assegno unico per i figli

Ora, finalmente, pare che il tempo sia giunto, anche se l’iter per l’approvazione definitiva della misura ha ancora diversi ostacoli davanti: dai decreti attuativi alla reperibilità delle risorse che paiono insufficienti (6 miliardi, quando la misura sarà a regime). Chiariamo, nulla di insuperabile, se la politica riterrà davvero quella dell’assegno unico una priorità, tanto dal punto di vista concreto, quanto da quello simbolico.

Che il sostegno alle famiglie con figli da tempo non sia al centro delle politiche italiane è ben chiaro, e gli ultimi dati sul drastico e, da 12 anni, continuo calo demografico lo sottolineano ancora una volta con forza: in Italia si fanno sempre meno figli, anche, certo non solo, per la sensazione difficilmente smentibile che “mettere su famiglia” sia sostanzialmente un atto eroico di qualche folle che decide di immolarsi a una vita di sacrifici.

Un aiuto concreto e un cambio di mentalità

Le dice chiaramente in un bell’articolo pubblicato su Avvenire Massimo Calvi: “Immaginiamo che per ogni figlio a carico spettino almeno 220 euro al mese (330 ai più poveri), come è in Germania, e rileggiamo alla luce di questa dotazione possibile tutto il dibattito sui diritti di cittadinanza, sui sostegni per chi ha perso un lavoro precario e ha figli da mantenere, sui ristori per chi ha chiuso temporaneamente l’attività, sui computer da comprare per la Didattica a distanza, sulle risorse per le baby-sitter…”. E tutto questo solo per rimanere sui fattori “concreti” di aiuto immediato. Ma, come si accennava, il valore sarebbe ben più sostanzioso dal punto di vista del messaggio, dando a quei giovani smarriti di fronte alla domanda se potranno farcela ugualmente anche mettendo al mondo un figlio, che la società non li lascia soli, che riconosce il valore di chi, oggi, decide di portare avanti una famiglia e prendersene cura, che tende una mano e cerca di rasserenare, per quanto può, lo sguardo di chi punta al futuro.

Forse non è molto chiaro che se in tutto questo periodo terribile della pandemia il sistema non è crollato del tutto, sono le famiglie che ne hanno retto il peso maggiore: sono state le mamme e i papà chiusi in casa a barcamenarsi tra DAD e smartworking; sono stati i nipoti pronti a portare la spesa ai nonni anziani, litigando perché restassero in casa e non rischiassero di andare al supermercato da soli; sono stati i figli a sostenere e rassicurare quei papà o mamme che hanno dovuto continuare ad andare al lavoro, magari in ospedale, con la paura di portare a casa il virus ai propri cari. Ed è stata sempre la famiglia a piangere chi se n’è andato senza nemmeno un funerale; a confortare chi il lavoro l’ha perso, chi si è trovato a reinventarsi le giornate con la saracinesca della propria attività chiusa e ha riscoperto quanto sia potente e consolatorio l’abbraccio disinteressato di chi ti vuole bene, senza protestare se per fare la DAD bisogna accontentarsi del vecchio telefono con lo schermo rotto o del PC prestato dai vicini di casa.

Ecco perché dare le risorse è fondamentale ma, in tempi di storytelling imperante, mandare un messaggio lo è anche di più: se l’idea di avere una famiglia dipinge nell’immaginario uno scenario di inclusione, di inserimento all’interno di un sistema che protegge e aiuta, le conseguenze saranno per forza di cose totalmente diverse rispetto all’immaginarsi anni di difficoltà affrontate perché, comunque, ne “vale la pena”.

Diventare genitori è un atto d’amore, non di eroismo; non per nulla i supereroi combattono, i genitori si prendono cura. 100 giorni non bastano per cambiare paradigma, certo, ma sono sufficienti per prepararsi a un nuovo possibile inizio.

Assegno unico per i figli, Draghi conferma 250€ dal 1 luglio: aggiornamento

“Ma è certo che arriva”. Cinque semplici parole, dette con tono deciso e un accenno di sorriso, che tutte le famiglie aspettavano da tempo. Mario Draghi, durante la conferenza stampa del 26 marzo da Palazzo Chigi, ha risposto così a chi chiedeva conferma sull’effettiva partenza dell’assegno unico per i figli già a partire da luglio. Il premier ha aggiunto anche che saranno “250 euro al mese, con una maggiorazione per i disabili”.
Ovviamente ancora non ci sono precisazioni sui criteri di calcolo e quant’altro, ma le parole del Presidente del Consiglio sono una conferma importante e l’indicazione di una direzione presa in favore delle famiglie e del futuro dei loro figli.
Qui il video

L’occasione della conferma, come detto, è stata la Conferenza Stampa tenuta dopo la “cabina di regia” tra il Presidente del Consiglio e i ministri. La risposta in merito all’assegno unico per i figli si è ritagliata uno spazio all’interno di interventi che hanno riguardato soprattutto la scuola, per la quale è stata confermata la riapertura dopo Pasqua, limitatamente a scuole primari, scuole materne, asili nido e il primo anno della scuola secondaria di primo grado (la prima media, per capirci).

Per quanto riguarda le altre chiusure, Mario Draghi ha lasciato intendere che per il momento lo spazio di un allentamento non c’è, ma che ogni decisione sarà presa unicamente guardando i dati dei contagi e sentendo i pareri degli esperti.