Il dramma senza fine di Haiti. Il 22 marzo indetta una giornata di preghiera

Dopo settimane di crescenti difficoltà, Haiti è sempre più nelle mani delle bande dei ribelli. Iniziate le evacuazioni dei cittadini stranieri, mentre dopo le dimissioni del Primo Ministro si fatica a trovare un accordo per il Governo di transizione che potrebbe aprire a un intervento dell’ONU

Purtroppo, tra i vari angoli della terra segnati da violenza, povertà e disastri naturali, Haiti probabilmente detiene il triste primato di luogo più martoriato del mondo. La situazione già destabilizzata e compromessa da decenni di problemi e difficoltà, negli ultimi giorni è ulteriormente degenerata, portando il Paese sull’orlo del collasso.

Un’escalation di violenza e disordini

Il “detonatore” che ha fatto precipitare una situazione già complicata è stato l’annuncio delle dimissioni del Primo Ministro Ariel Henry, avvenuto mentre si trovava a una riunione della CARICOM (la Comunità dei Caraibi che riunisce vari Paesi di quella zona geografica).
Nelle intenzioni, questo avrebbe dovuto portare alla creazione di un Consiglio Temporaneo di Transizione incaricato di nominare un Governo provvisorio che avrebbe potuto portare a un intervento militare delle Nazioni Unite.
All’indomani dell’annuncio, però, le violenze hanno avuto un’escalation e gli assalti si sono susseguiti durante tutti i giorni successivi. Le conseguenze sono drammatiche: la centrale elettrica della città è ormai totalmente compromessa e, a oggi, non si sa quando potrà tornare a funzionare; le banche sono ormai ferme da giorni (un attacco alla banca centrale è stato sventato dalla polizia), i supermercati non ricevono più rifornimenti costanti e le scuole rimangono chiuse, anche se, questa, è ormai una triste consuetudine con la quale i bambini di Haiti hanno dovuto già troppe volte fare i conti.

Iniziate le evacuazioni dei cittadini stranieri

Nel frattempo sono cominciate le evacuazioni dei cittadini stranieri. Un primo volo charter è decollato lunedì 18 marzo con 47 persone a bordo, ma già altre mille richieste sono arrivate alle autorità per poter rientrare. Anche perché i ribelli hanno allargato il raggio dei loro raid raggiungendo i quartieri più ricchi della capitale, dove hanno sede le ambasciate e le realtà internazionali che operano sul territorio.
Davanti a questo dramma, Celam (Consiglio episcopale dell’America Latina e dei Caraibi), Clar (Conferenza dei religiosi dell’America Latina e dei Caraibi) e Caritas dell’America Latina hanno indetto una giornata di preghiera per Haiti per venerdì 22 marzo.

L’impegno di Amici dei Bambini

Purtroppo, quella che di giorno in giorno appare sempre più compromessa è una situazione di difficoltà che Haiti sperimenta ormai da decenni, come sa bene Ai.Bi., che qui opera fin dal 2012 sia attraverso l’adozione internazionale sia con progetti di cooperazioni internazionale portati avanti attraverso l’associazione locale AIHIP. L’obiettivo dei progetti, iniziati all’indomani del terremoto del 2012, è promuovere attività socioculturali e di sviluppo a beneficio della popolazione haitiana.
Chiunque può dare il suo contributo per aiutare i bambini e le famiglie di Haiti con una donazione al “fondo emergenze” di Ai.Bi. QUI