Due ore al giorno di serenità, e la vita di un bambino può rifiorire. E’ la sfida dell’affido

affidoDalle tragedie nascono a volte belle notizie. Al netto del carico di dolore, la strage di Lampedusa ha spazzato via un allarme che circola da anni: le famiglie affidatarie sono in calo. Vero. In due anni sono uscite dal sistema 700 genitori affidatari. Dai 15.200 affidi del 2008 si è passati a 14.500 del 2010.

Ma l’emergenza Lampedusa ha dimostrato anche che le famiglie, se coinvolte in progetti chiari di solidarietà, sono disponibili. E tanto. All’appello di Ai.Bi. hanno aderito finora 827 famiglie.

Per far conoscere il  ‘pianeta affido’ Amici dei Bambini organizza un Open Day  sabato 23 novembre in tutt’Italia.  Seminari, incontri con le famiglie affidatarie, approfondimenti con psicologi ed esperti.

Tante le città coinvolte: Barletta; Bologna; Bolzano; Cagliari; Firenze; Messina; Mestre; Milano; Roma; Salerno; Torino.

Ma che cos’è l’affido? E’ un’accoglienza a misura di bambino  per i minori che vivono fuori famiglia. L’affido prevede molti gradi di impegno per gli adulti che si rendono disponibili a spendere parte del proprio tempo. Quanto, dipende dalla disponibilità di ciascuno: bastano da due ore al giorno a due anni per aiutare davvero un bambino in difficoltà.

La crisi dell’affido dipende da vari fattori, ma in particolare da affidi troppo lunghi e famiglie troppo sole. Per questo Ai.Bi. chiede da tempo una riforma della legge 184 del 1983 e delle sue successive modifiche.  Perché l’affido funzioni, occorre rispettarne la natura, che è un’accoglienza a tempo determinato. E deve prevedere un progetto concreto di reinserimento dei bambini nelle loro famiglie d’origine. Ma laddove questo si sa essere impossibile, occorre avere il coraggio di dichiarare i bambini adottabili il prima possibile, senza lo stillicidio di doversi rapportare per anni a due famiglie, che il bambino sente entrambe sue, ma solo a metà.

Ma le persone interessate ad aprirsi all’accoglienza possono impegnarsi anche per forme part-time di affido, che sono davvero alla portata di tutti.  Per aiutare i bambini a svolgere i compiti oppure regalare loro un fine settimana in famiglia una volta al mese o qualche ora di spensieratezza solo la domenica. Coloro che invece hanno maggiori disponibilità, possono accogliere in casa un minore in difficoltà, come fosse un proprio figlio, sapendo che quel bimbo comunque una famiglia ce l’ha. Anche se non in grado di occuparsi di lui.