È un papà. Non chiamatelo “mammo”

Mammo è una parola ormai entrata nel vocabolario di tutti i giorni. Ma è una parola insidiosa, che comunica un concetto sbagliato delle figura paterna e riprende stereotipi da superare sul ruolo della donna

Ci sono parole nate quasi “per gioco” che finiscono per entrare nel linguaggio comune e venire utilizzate non sempre con risultati positivi. Un esempio di questo tipo è “mammo”, declinazione al maschile della parole “mamma”, utilizzata per definire un papà che si prende cura dei figli e della casa facendo sue alcune di quelle mansioni che tradizionalmente vengono attribuite alla donna.

“Mammo”: una parola doppiamente sbagliata

Il termine, come sottolinea un articolo del sito Nostro Figlio, si è diffuso con il nascere di quel nuovo “concetto di paternità” più volte, giustamente, indicato come positivo, lontano dal modello patriarcale dell’uomo assente, dedito al lavoro e al guadagno per portare avanti una famiglia la cui gestione ricadeva quasi del tutto sulle spalle della donna. I “nuovi papà”, invece, si interessano delle dinamiche familiari, accudiscono i figli, partecipano alla loro educazione e stanno lentamente acquisendo un ruolo “di accompagnatori della crescita accanto e al pari delle madri”.

Proprio per questi motivi, l’utilizzo della parola “mammo” sarebbe da evitare, perché evidentemente torna a sottolineare proprio il concetto dal quale le nuove figure maschili tentano di sganciarsi. I papà sono papà a, in quanto tali si interessano dei figli e della casa; non sono “brutte copie” di una figura materna che di riflesso, in questa definizione, viene nuovamente relegata nello stereotipo.
L’errore nell’uso della parola “mammo”, dunque, è duplice: da un lato sminuisce e ridicolizza il papà e il suo “nuovo” ruolo all’interno della famiglia. Dall’altro comunica ai bambini ancora una visione stereotipata della donna e dei ruoli che mamma e papà dovrebbero avere proprio secondo quelle antiche consuetudini che si stanno combattendo.

Verso una nuova consapevolezza

Forse i tempi non sono ancora del tutto maturi per fare una passo decisivo verso questa consapevolezza, ma certamente iniziare dall’uso corretto delle parole è una base imprescindibile. Specie in un campo come quello delle dinamiche familiari, tanto complesso e difficile. Lo sa bene Faris – Family Relationship International School, che proprio alla famiglia dedica diversi dei suoi seminari e, soprattutto, un servizio di consulenza unico, da questo punto di vista. Il servizio, infatti, è aperto a tutte le famiglie che sentono il bisogno di un confronto: il primo incontro è totalmente gratuito e serve come valutazione per dare, eventualmente, l’indicazione di un successivo possibile percorso personalizzato, da seguire insieme a dei professionisti.