Educare sorridendo alla vita: il valore del “sì”!

Troppo spesso si tende a sottolineare ai figli quello che non va. Bisogna ritrovare il valore del “sì”, indicando la direzione da seguire con una gioia e una bellezza negli occhi in cui chi viene “educato” possa specchiarsi

Le difficoltà, le incomprensioni e le insoddisfazioni degli studenti sono un argomento che sta venendo molto discusso nell’ultimo periodo. Tante volte le discussioni si sono fondate su basi di partenza non troppo solide (non meglio specificati “sondaggi” tra una parte degli studenti di una determinata scuola; pareri espressi più a titolo personale che altro…) ma, certo, non si può nascondere che il malessere dei ragazzi che frequentano la scuola, specie dopo il periodo del Covid, ci sia e vada ascoltato, anche se non va mai dimenticato come generalizzare, in questo campo, sia sempre fuorviante e finisca inevitabilmente per restituire un quadro semplificato rispetto a una realtà che è differente quante sono le differenze dei singoli studenti e dei singoli professori, ciascuno preso singolarmente.

Educare alla felicità

Non per nulla parte da uno spunto personale (le parole di uno studente di 17 anni consegnate alla sua professoressa e da questa condivise durante un Convegno Cei) il lungo e interessante articolo pubblicato su “Avvenire” Genitori testimoni di gioia Il “sì” venga prima del “no” firmato dalla psicologa Cecilia Perrone.
Un articolo che analizza il problema da un punto di vista diverso e troppo spesso taciuto: quello della gioia. Pirrone la chiama la “la chimica della felicità”, sottolineando come “Un’educazione positiva [sia] davvero a supporto del buon funzionamento del Sistema Nervoso Centrale. Invece alle volte che succede oggi? Sembra che l’uomo si sia dimenticato di sorridere! Troppi problemi,un mondo difficile, le guerre, il caro vita, spesso arrabbiati e sempre di corsa … tutto vero, ma quale peso mettiamo sulle spalle dei più giovani con le lamentazioni adulte, con uno sguardo costantemente offuscato dalla complessità e dai problemi?”.
Si tratta di un articolo che non vuole fare il “processo agli adulti”, quanto piuttosto favorire una riflessione tra i genitori a partire da una domanda: «Quale vita testimonio con la mia vita?».
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