Elezioni, la proposta: con il voto ai bambini, la famiglia conta davvero in politica

In questo modo – una testa un voto – in una famiglia di quattro persone (papà mamma e due minori) i voti sarebbero non più due ma bensì quattro

La natalità in Italia è ai suoi minimi storici. Servono oggi più che mai politiche incentrate sulla famiglia e con la campagna elettorale già iniziata e il voto alle porte, c’è chi si chiede se non sia giusto dare spazio anche ai membri più giovani della famiglia. Come?

Un figlio, un voto. In Italia i minori di anni 18 sono esclusi dal diritto di rappresentanza (ass. famiglie numerose). I genitori hanno un solo voto che rappresenta il loro, quindi, vale come quello dell’elettore che figli non ne ha.

Su “Domani” leggiamo che nei Paesi con un’età media della popolazione elevata, come in Italia, si crea un circolo vizioso, per cui si investe meno nelle politiche familiari e di supporto alla natalità e questo comporta tassi di fertilità più bassi.

Già nel 1848 il filosofo Antonio Rosmini, aveva dichiarato che il voto dei minori doveva essere espresso per delega dai loro genitori. Giunti ai nostri giorni, un altro filosofo ed eticista John Wall, teorico della Rutgers University di Camden, ha ipotizzato nel suo recente libro dal titolo: “date il voto ai bambini” come questo voto, che per alcuni viene visto come poco più di una battuta scherzosa, debba essere obbligatoriamente delegato ai genitori almeno fino ai dodici anni, ma che successivamente possa essere richiesto dal minore per poterlo esercitare direttamente.

La proposta di John Wall solleva una serie di obiezioni:

chi dovrebbe votare in famiglia per il minore e come? Chi ci assicura che il votante esprima effettivamente la preferenza del minore? In ogni caso sarebbe un passo importante.

“Il Giornale.it” sottolinea che il voto ai bambini, potrebbe essere l’ultima frontiera per abbattere i tabù di una società ancora legata a retaggi del passato, che frenano il rinnovamento. È possibile vedere l’allargamento del voto ai bambini, delegato ai genitori, come un potente mezzo per frenare la denatalità.

Si parla tanto di politiche per la famiglia, allora diamo più forza alla voce di chi ne ha veramente titolo: alle mamme e ai papà che vivono in prima persona le difficoltà che devono affrontare per i loro figli, ma che non hanno una sufficiente forza politica per farsi ascoltare dai partiti. Questo molte volte, scoraggia i potenziali genitori a diventarlo veramente. Un voto in più, da distribuirsi in famiglia, per ogni bambino, sino alla maggiore età, certamente aumenterebbe la loro forza contrattuale, nei confronti dei politici.

Certo, sarebbe necessario studiare adeguatamente le procedure. Su La voce.info troviamo la conferma, di quanto sia in calo l’indice di fecondità per ogni donna. Questo crea vari problemi, tra cui la sostenibilità del sistema pensionistico.

Per frenare il calo delle nascite spesso si parla di politiche di sostegno per le famiglie che desiderino avere figli, ma dopo un teorico ampio consenso, molto spesso le risorse vengono impiegate in altri settori di più immediato interesse politico. Quindi per favorire l’appetibilità politica delle famiglie e indirizzare su queste maggiori investimenti, una proposta potrebbe essere “una testa un voto”.

In questo modo, in una famiglia di quattro persone (papà mamma e due minori) i voti sarebbero non più due ma bensì quattro. Su questa base il Ministero dell’Interno ha valutato un incremento dell’elettorato, di circa il 20%.

Diamo voce al futuro, impegniamoci per creare le migliori condizioni per favorire le nascite, aiutiamo in modo importante le famiglie con figli biologici o adottati. Fare qualche sacrificio per questo fine è un investimento per tutti.