Fame di Mamma. Aggiustare pezzi rotti di sé: la storia di Amir  

Passava la giornata chiuso in camera, usciva solamente per andare a scuola, dove veniva preso di mira dai coetanei che lo prendevano in giro per il suo aspetto fisico, per i suoi vestiti vecchi e non della sua taglia, ma soprattutto per il suo modo di parlare

Amir è un ragazzo di 14 anni, alto e molto robusto, con degli occhi neri intensi, uno sguardo all’apparenza arrabbiato ma che nasconde molta tristezza e paura.
Amir è arrivato nella comunità insieme alla mamma Yasmin e ai due fratelli minori.
È stato difficile inizialmente entrare in contatto con lui perché era molto schivo e taciturno.

Il bullismo a scuola

Passava la giornata chiuso in camera, usciva solamente per andare a scuola, luogo per lui fonte di ulteriore stress in quanto veniva preso di mira dai coetanei che lo prendevano in giro per il suo aspetto fisico, per i suoi vestiti vecchi e non della sua taglia, ma soprattutto per il suo modo di parlare.
Amir spesso balbettava e diceva parolacce all’improvviso, totalmente fuori luogo rispetto al contesto della conversazione.
Quando gli veniva fatto notare, sembrava imbarazzato, riferendo che era qualcosa che non riusciva a controllare.

Rabbia e turpiloquio per frustrazione

Sembrava che il dire le parolacce fosse il suo modo per buttare fuori tutta la sua frustrazione, ma era come se in quel momento non fosse padrone del suo corpo e del suo linguaggio. Senza avere una diagnosi, poteva sembrare che Amir soffrisse della sindrome di Tourette.
Inoltre il ragazzo aveva difficoltà a mantenere l’attenzione e a rimanere concentrato per un periodo prolungato, tutto questo andava ad influenzare negativamente il suo rendimento scolastico, motivo ulteriore di frustrazione e senso di inadeguatezza per lui.
Il giovane aveva frequenti scatti di rabbia dove diventava aggressivo, verso gli oggetti, lanciava sedie, rompeva tutto ciò che si trovava davanti, batteva forti pugni contro al muro e alle porte.

Un passato fatto di abbandono e violenza

La madre Yasmin si era ritrovata senza lavoro, a dover crescere i tre figli da sola, abbandonata dal marito che aveva comportamenti violenti nei confronti di lei e di Amir, davanti agli occhi terrorizzati dei due figli più piccoli.

Guardare oltre: gli interventi di Ai.Bi.

L’equipe educativa ha saputo guardare oltre, imparando a non “rimproverarlo” per le parolacce dette e a non temere gli atteggiamenti aggressivi.
È riuscita così ad accoglierlo e a farlo sentire accettato, così come era. Bisognava fare in modo che Amir acquisisse autostima e si sentisse al sicuro.
È stato fatto un intervento educativo sulla madre, affinché recuperasse le autonomie perse, aiutandola a trovare un lavoro come cameriera in un ristorante, lavoro che le permetteva di provvedere autonomamente al fabbisogno dei figli, compreso l’acquisto di abiti idonei per Amir. Inoltre, la donna aveva bisogno di seguire un’educazione alimentare mirata a trovare dei sostituti più sani e meno calorici da proporre ai figli, in quanto tendeva a cucinare molti cibi grassi e fritti che non aiutavano il figlio nella perdita di peso.
Le educatrici hanno poi aiutato Amir nello svolgimento dei compiti, cercando di capire soprattutto quali erano le reali capacità o interessi del ragazzo.
Amir frequentava l’istituto tecnico economico, ma le materie previste erano molto difficili per lui che, non avendo nessuna diagnosi, non poteva usufruire di nessun supporto scolastico. Nonostante gli aiuti nello studio da parte delle educatrici, Amir rischiava la bocciatura.
Il ragazzo aveva buone capacità manuali, si rendeva utile nell’aggiustare le bici della comunità, affiancava le educatrici quando c’era da fare qualche “lavoretto” in casa, era contento quando qualcuno chiedeva il suo aiuto, si sentiva gratificato, finalmente si sentiva bravo in qualcosa.
Puntando su questo, è stato accompagnato nella decisione del cambio della scuola. Gli sono state mostrate varie opzioni con i diversi sbocchi lavorativi previsti, ma Amir era deciso: “voglio fare l’idraulico”.

Aggiustare i “pezzi rotti” di sé

Si immaginava a girare per le case, con i suoi attrezzi, pronto ad aggiustare tutto. Forse aggiustare oggetti lo aiutava a sistemare i “pezzi rotti” di sé.
Dopo che si è iscritto alla scuola di idraulica del paese, ha cominciato a trasformarsi.
Nel frattempo aveva iniziato a seguire gli incontri al UONPIA (Unità Operativa Neuropsichiatria Psicologia Infanzia Adolescenza) e aveva ottenuto una diagnosi di D.S.A. che gli permetteva di avere i supporti che gli spettavano a scuola. Ha iniziato a prendere buoni voti, motivandolo a fare i compiti.
Le educatrici non dovevano più “rincorrerlo” e studiare non era più un momento frustrante.
Per la prima volta, Amir ha chiesto di uscire nel weekend insieme ai compagni di classe. Aveva degli amici. Non era più il ragazzo insicuro bullizzato dalla classe.
Le balbuzie sono svanite insieme alle parolacce e ai comportamenti aggressivi e il suo sguardo era più sereno.

Un’Adozione a Distanza in Italia: 10 € al mese per aiutare tanti ragazzi come Amir

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