Fame di Mamma. La difficile scelta di Luz: separarsi dal suo bambino (2) 

Dalla lotta per la sopravvivenza all’incontro con la maternità. Ecco la seconda parte della storia di Luz, un racconto di sofferenza, violenza ma anche di speranza e solidarietà

Nell’articolo precedente (qui), vi abbiamo raccontato dell’infanzia di Luz. Cresciuta in una famiglia povera e disfunzionale, per proteggere i fratelli minori ha sopportato gli abusi del padre.
Dopo l’abbandono di quest’ultimo, sono stati tutti accolti da una zia che viveva a Milano.
Tuttavia, i traumi passati hanno influenzato il comportamento della ragazza, oramai adolescente, portandola a sfidare la zia e a cercare attenzione attraverso atteggiamenti provocatori. 

La maggiore età

Al compimento dei 18 anni, Luz è stata cacciata di casa dalla zia, che ha chiuso con lei ogni tipo di rapporto. Anche i due fratelli – che avendo fatto un percorso totalmente diverso erano diventati  ragazzi tranquilli, con ottimi voti a scuola – non hanno più voluto saperne di lei

Diventare madre

Ha cercato ospitalità dai vari uomini che conosceva tramite le app di incontri, spesso in cambio di prestazioni sessuali.
Una nuova svolta nella sua vita fu scoprire di essere incinta.
Non era certa su chi fosse il padre, ma era comunque molto felice. Avere un bambino per lei significava non essere più sola e avere qualcuno che l’avrebbe amata incondizionatamente.

L’aiuto di un’associazione

Decisa a portare avanti la gravidanza, Luz si è recata presso un’associazione di supporto per giovani donne del territorio, che l’ha accolta fino al momento del parto.
La responsabile dell’associazione si è legata a lei e l’ha seguita per tutta la degenza in ospedale.
Luz ha dato alla luce un meraviglioso bambino, Nelson, che era però molto esile e bisognoso di continue cure e visite mediche: per questo madre e figlio sono state costrette a permanere in ospedale per i primi mesi di vita del minore.

L’intervento di Ai.Bi.

Una volta stabilizzata la condizione di salute del minore, Luz e il figlio sono stati accolti dalla comunità di Amici dei Bambini.
Nelson aveva solo tre mesi, era uno scricciolo silenzioso. Restava tranquillo nelle braccia delle educatrici mentre Luz raccontava come un fiume in piena tutta la sua storia. Subito a suo agio e contenta dell’accoglienza ricevuta, si è lasciata consigliare e indirizzare dall’equipe educativa e sembrava affidarsi a loro nel richiede aiuto sulla gestione del minore.

Gli sbalzi di umore

Tutto sembrava procedere in maniera tranquilla e collaborativa quando improvvisamente l’umore di Luz cominciò a essere altalenante.
Nel corso della stessa giornata la si poteva vedere piangere in un angolo con Nelson in braccio o rimanere a fissare il bambino con sguardo apatico e privo di espressività. Altre volte iniziava a ridere in maniera molto rumorosa senza un reale motivo.
Voleva uscire con le sue amicizie, dicendo di aver bisogno di tempo per sé lasciando il minore alle educatrici.
Durante queste uscite è stata vista ricevere passaggi da uomini diversi che spiegava essere solo amici, ma i regali che portava in comunità lasciavano intendere ci fosse qualcosa di diverso da una amicizia disinteressata.
Gli sbalzi di umore divennero sempre più frequenti tanto da richiedere un percorso presso il CPS di competenza.

La diagnosi e i tentativi di cura

Alla ragazza venne diagnosticato un disturbo dell’umore, in particolare un disturbo bipolare, causa del suo continuo alternarsi di episodi maniacali a episodi depressivi. Venne prescritta una terapia farmacologica che Luz ha fin da subito mostrato di voler seguire collaborando in maniera attiva con l’equipe.
È stato difficile trovare subito una terapia farmacologica appropriata. Questo ha portato la donna a un lungo periodo di instabilità emotiva che è andato a intaccare anche la relazione e la gestione del proprio bambino.
Il peso della malattia impediva alla madre di prendersi cura di Nelson. Anche durante la quotidianità comunitaria, Luz faticava a dedicarsi al figlio, chiedendo spesso il supporto delle educatrici con cui entrava anche in conflitto, diventando aggressiva verbalmente.
Nelson necessitava ancora di visite mediche e cure specifiche per il problema avuto alla nascita, ma Luz faticava addirittura a prendersi cura di se stessa.

La separazione dal figlio

La donna è stata quindi accompagnata verso la separazione dal figlio, così che potesse essere curata in un contesto specifico con i giusti strumenti e garantire a Nelson il benessere che meritava.
Luz ha dovuto fare la scelta più difficile per una madre: quella di separarsi dal figlio, per proteggerlo.
L’amore non è possesso, ma è anche riuscire a fare un passo indietro per il bene dell’altro.
Per questo motivo, tutto il personale di Ai.Bi. augura a Luz di fare mille passi in avanti nel suo percorso di cura, affinché possa avere con Nelson un futuro di gioia e serenità.

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