Famiglia salentina chiusa in casa due anni schiava del web. Una “generazione hikikomori”

Dipendenza patologica dal web e così anche le famiglie diventano hikikomori

Si discute di sovraesposizione dei giovanissimi, facili bersagli del web, sottovalutando i rischi sulle famiglie più fragili. Lo sa bene un’intera famiglia Salento chiusa in casa per due anni, schiava di internet.

Uno stato di dipendenza assoluta da internet che li ha portati a segregarsi in casa, incollati ai pc, l’unica ad uscire di casa per fare la spesa per tutta la famiglia, merendine e caramelle, la figlia di 9 anni. La madre di 43 anni, il padre di 40 e il fratello maggiore di 15 anni  avrebbero vissuto in questo modo, fin quando gli insegnanti della figlia non hanno allertato gli assistenti sociali. Sono state le condizioni in cui si presentava a scuola la bambina: la trascuratezza e la scarsa igiene hanno insospettito gli insegnanti che hanno allertato i servizi sociali.

Una dipendenza patologica dal web che ha portato la famiglia a tagliare i ponti col mondo reale. Un caso limite, che fa riaccendere i riflettori sul fenomeno hikikomori.

La dipendenza da internet, l’isolamento, l’impoverimento delle relazioni personali e la tendenza alla reclusione sono, infatti, i sintomi più comuni tra i giovani hikikomori.

Registrato per la prima volta in Giappone negli anni ’90 tra gli adolescenti, per lo più maschi, che abbandonavano la scuola e si rintanavano nelle loro camere, rifiutando ogni rapporto con il mondo esterno e, persino, con i genitori, il fenomeno hikikomori è oggi in crescita: nel 2015 il governo giapponese ne aveva registrati 540 mila tra i 15 e i 30 anni, ma negli ultimi anni si sono moltiplicate le segnalazioni di hikikomori nella generazione dei cinquantenni.

In Italia, sarebbero circa 100mila i casi di adolescenti ‘Hikikomori’ registrati dall’ associazione Hikikomori Italia Genitori. Un fenomeno, dunque, che desta preoccupazione anche nel nostro Paese ed espressione di malesseri più profondi che richiedono un approccio terapeutico specifico perché presentano complicazioni particolari e hanno ripercussioni non solo sul ragazzo, ma anche su chi gli sta accanto, la famiglia in primis e la comunità sociale.

Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambiniattraverso la propria cooperativa sociale AIBC, presso il nuovo Centro Servizi alla Famiglia ‘Beniamino’ di Pedriano di San Giuliano Milanese offre un servizio dedicato specificamente per famiglie e adolescenti che, come indica il termine giapponese “hikikomori”, tendono a ‘stare in disparte’, chiudendosi in camera da letto e tagliando i ponti con il mondo esterno.

Al Centro Servizi alla Famiglia ‘Beniamino’  famiglie e adolescenti potranno trovare sostegno di un’équipe di specialisti che hanno maturato un’esperienza decennale nella gestione di ragazzi difficili e possono aiutare tutti i componenti della famiglia a superare in modo efficace questa modalità estrema di comportamento dei figli.

Il servizio è aperto anche alle scuole e a quelle realtà educative interessate a prevenire il fenomeno: in un colloquio conoscitivo con il responsabile del servizio verrà identificato il percorso pisco-pedagogico adatto alle esigenze dell’adolescente e della sua famiglia e individuato il professionista esperto responsabile della conduzione del percorso.

Verranno quindi illustrati la durata ipotizzata e il preventivo di costo. Il servizio è svolto a sportello o domiciliarmente, a seconda delle necessità.

Per maggiori dettagli è possibile scrivere all’ e-mail info@coopaibc.it, oppure chiamare il numero 340.0088431. Info anche sul sito web www.coopaibc.it.

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