Felicità? In queste famiglie ha un nome “straniero”

Tithy e Min non sono nati fratelli. Ma il destino ha voluto che lo diventassero.

Un destino che ha due nomi, Valentina e luri mamma e papà che hanno scelto la via dell’adozione non una, ma due volte. La prima nel 2008 con Rithy, bambino cambogiano che hanno stretto tra le braccia quando aveva 10 mesi; la seconda con Min nato in Cina 3 anni e mezzo fa, che si è aggiunto alla famiglia da tre settimane. « Aver avuto Rithy con noi è stata una tale gioia che affrontare la seconda adozione è venuto quasi naturale», racconta Valentina Lazzarotto 35 anni, impiegata al Tribunale di Bolzano, che con il marito Iuri Iorio 34 anni, idraulico, si è appoggiata in entrambi i casi ad Ai.Bi. l’Associazione Amici dei Bambini che dal 1986 aiuta piccoli orfani o abbandonati di tutto il mondo a trovare una famiglia. «Speravamo che fosse cambogiano anche il secondo, ma con quel Paese, nel frattempo, si erano chiuse le possibilità di adozione. Con la Cina sembrava più facile». E’stato allora che mamma e papà Iorio hanno dovuto prendere la decisione più difficile e più coraggiosa.

«Ci hanno proposto di adottare un bambino “special needs”», ovvero un piccolo con particolari esigenze. Vengono classificati così i bambini che hanno problemi di salute, che hanno più di 7 anni oppure che fanno parte di gruppi numerosi di fratelli.

«Min soffre di una forma di talassemia, una malattia che si può curare, ma che è bastata a farlo classificare in Cina come un “bambino di seconda scelta”. Tra l’altro, abbiamo scoperto che anche Rithy è portatore sano della stessa malattia. All’inizio eravamo spaventati, ma una volta presa la decisione di adottare Min è stato tutto più semplice», dice Valentina, «e vedere i nostri due bambini che già giocano insieme ci fa affrontare il futuro senza paura».

I costi, la burocrazia

Di bambini “special needs” Ai.Bi. si occupa anche in Perù.

Ed è da lì che in casa di Sarina e Giacomo Ciraso, di Aidone, in provincia di Enna, sono arrivati quattro fratellini: Francisco, 9 anni, Christian, 7, Esteisi, 5 e Juan David, 4. Un impegno notevole, «Ma totalmente ripagato dalla gioia di aver costruito già, in pochi mesi, una grande famiglia, dice papà Giacomo, 43 anni, imprenditore nel settore delle forniture per studi odontoiatrici. «Per i nostri bimbi erano già arrivate due domande di adozione da parte di due famiglie; erano destinati a essere separati.

Per fortuna siamo stati scelti noi. Per conoscerli e farci conoscere siamo rimasti 37 giorni in Perù e alla fine siamo tornati a casa in sei». Alle parole di felicità papà Giacomo vuole però aggiungere una considerazione: «La burocrazia dell’adozione è lunga, i costi sono alti. Il risultato è che adottare è una scelta che scoraggia molti e che solo pochi possono fare. E questo condiziona il futuro di troppi bambini».

Una medaglietta per l’impegno

Si chiama Chicco di Felicità ed è una medaglietta realizzata da Chicco Artsana in favore di Ai.Bi. Nella versione regular si può acquistare in tutti i negozi Chicco a 3 euro, mentre la nuova edizione limitata del Chicco gioiello creata da Chantecler, maison di gioielleria caprese, è in vendita nei negozi Chicco di corso Vercelli e via Dante a Milano a 300 euro. Il ricavato delle vendite è destinato ad Ai.Bi. per favorire l’adozione di bambini “special needs “.

(Da Sette, Daniela Botta, 22 Giugno 2012)