Finora sono stato “un sostenitore a distanza”. Ora voglio diventare “senza distanza”

ranuzziSono sostenitore a distanza da almeno quindici anni, ma oggi mi vergogno di me: non ho investito nulla in termini affettivi. Massimo Ranuzzi, dal 1991 padre adottivo di tre fratelli di origine brasiliana, durante un laboratorio sul Sostegno senza distanza  stato ‘folgorato’ sulla via del Sostegno senza distanza.

Signor Ranuzzi, come mai non ha cercato di sapere di più della ragazza che sostiene?

Finora mia moglie Grazia ed io abbiamo curato più  i numeri, che non la nostra singola adozione a distanza. Abbiamo sempre investito molto nel promuovere il Sostegno senza distanza. Insieme con un parroco di Viterbo, riuscimmo a far costruire un pozzo grazie al progetto  “Il pozzo di Giacobbe”  realizzato in un villaggio dove operava una suora missionaria, suor Petra. Successivamente siamo riusciti a far sottoscrivere 270 Sostegni senza distanza tra le famiglie della nostra diocesi.

E oggi, cosa le è  scattato dentro?

Ho realizzato che non basta. Ho scelto di lavorare solo quattro giorni su sei, per dedicarmi alle attività  di volontariato. Ma questo non deve poi essere un pretesto per sottrarmi al mio personale impegno. Devo assolutamente recuperare: anche se il proposito si aggiunge a quelli che già ho.

Quale bambino sostenuto a distanza, le  è rimasto più  impresso?

Ognuno aveva una storia drammatica e difficile alle spalle. Ma quella con la quale abbiamo costruito un rapporto più  forte  è stata Maria Sebastiana. La sua famiglia non era in grado di occuparsi di lei, così la bambina ha vissuto a lungo in istituto. Ricordo che quando arrivavano le sue foto, le mie figlie se le appendevano nella cameretta. Poi un anno fa, la situazione della sua famiglia  è migliorata e non c’è stato più bisogno del nostro sostegno. abbiamo scelto di spostare il contributo a favore di un’altra ragazza, Alina, di 12 anni. Non ricordo il suo viso, ma oggi i miei amici mi hanno ricordato che nel suo volto, come nel volto di ogni bambino abbandonato c’è  il volto di Gesù. Per questo ho fretta di scriverle che vogliamo essere più presenti, perché per noi lei è importante.