San Marino 2022. Adozione internazionale. Come sono cambiate “le 4 gambe del tavolo?”

Per il seminario estivo di Ai.Bi. 2022, l’esperta di Adozione Internazionale e collaboratrice di Ai.Bi. Cinzia Bernicchi riflette sulla situazione odierna delle adozioni e indica alcuni spunti per rilanciare, tutti insieme, il sistema

Da giovedì 25 a domenica 28 agosto è in corso, a San Marino, la 29^ edizione del tradizionale ritrovo di Ai.Bi., tornato dopo due anni di stop a causa della pandemia. Il titolo scelto è “Una comunità che accoglie: il paradigma di Ai.Bi. a sottolineare come l’evento si ponga come fondamentale per elaborare le strategie future dell’accoglienza. Il seminario estivo, infatti, è il momento più significativo della vita dell’Associazione, in cui condividere con tutti gli attori coinvolti a vario titolo in Amici dei Bambini, le modalità, pratiche e non solo, per affrontare sempre meglio i momenti difficili che stiamo vivendo e le sfide che il futuro ci pone davanti.
Qui riportiamo uno spunto di riflessione tratto dall’intervento preparato per l’incontro di San Marino da Cinzia Bernicchi, grande esperta di Adozione Internazionale e da anni collaboratrice di Ai.Bi., sul tema:

“Adozione internazionale ci sei?”

L’inizio della riflessione di Cinzia Bernicchi risponde in maniera quasi ovvia: certo che l’Adozione Internazionale c’è. Come dimostrano tutti coloro che proprio a San Marino si sono riuniti. Ma – precisa subito Bernicchi – non basta che ci sia. “Bisogna farla funzionare, bisogna che tutti noi, ciascuno per ciò che sa fare, ci si metta in gioco e si provi a costruire insieme un nuovo percorso fatto di consapevolezza, professionalità, trasparenza e determinazione”.
“Dagli ostacoli che quotidianamente riscontriamo dobbiamo trarre spunti per imparare nuove strategie, per mettere in campo nuove idee e per ‘costringere’ chi governa il sistema a sostenere con intelligenza e con fatti concreti, non solo a parole, le attività che gravitano attorno ai tanti bambini in attesa di una famiglia.

Le “4 gambe del tavolo” dell’Adozione Internazionale, oggi diventate di più

Cinzia Bernicchi, sfruttando la sua grandissima esperienza nel mondo dell’Adozione Internazionale, torna con la memoria al 2000, quando gli attori del sistema (CAI, EA, Servizi e Tribunali) erano definiti “le 4 gambe di un tavolo”. Allora non si tenevano in considerazione le famiglie, “oggi più che mai parte integrante del sistema, visto che vengono rappresentate anche in Commissione con ben tre commissari. A queste si è aggiunta un’altra componente importante: la scuola, e in ultimo anche l’associazione di pediatria, che ha messo a disposizione numerosi centri per l’accoglienza dei minori adottati.
Oggi, quindi, sono più numerosi i soggetti che, se veramente lavorassero in rete, confrontandosi con sistematicità, potrebbero sostenere il rilancio dell’adozione internazionale”.
Bernicchi non dimentica anche il ruolo della politica, decisamente assente, sul tema, nell’ultimo decennio: “Ricordiamo per i più giovani  – precisa – che quando la politica sosteneva l’adozione internazionale si è arrivati a superare le 4.000 adozioni all’anno, Certo, tutto è cambiato, in particolare nell’ultimo biennio con il Covid e, ora, con un conflitto inimmaginabile in Ucraina, ma quanto la politica ha disinvestito sulla promozione dell’adozione non dipende certamente solo da questi ultimi due eventi.

Vediamo più da vicino queste “gambe del tavolo”

Per quanto riguarda la CAI nulla è cambiato: 21 commissari, oltre a Presidente e Vicepresidente, e 19 persone tra dirigenti e funzionari della segreteria tecnica.
Molto è cambiato, invece, per quanto concerne i servizi del territorio: ci troviamo più o meno in tutte le regioni con personale nuovo, ancora, se possibile , da formare, che ha sostituito i vecchi nuclei adozione composti da persone che hanno raggiunto l’età pensionabile. I protocolli operativi tra regioni, servizi, Tribunali dei Minori ed Enti sono in molte realtà scaduti e non sono ancora stati rinnovati: vent’anni fa i protocolli erano poche unità, oggi sono previsti nel 50% delle regioni italiane, quindi siamo ancora ben lontani dal raggiungere l’obiettivo della totalità.
I Tribunali dei Minori, dopo un primo periodo agli inizi degli Anni 2000 di assestamento per il passaggio tra vecchia e nuova normativa, pareva che nella stragrande maggioranza avessero compreso il significato delle eventuali indicazioni da inserire nel decreto di idoneità, tanto che solo in alcuni Tribunali, era rimasta la cattiva abitudine di indicare l’età massima del minore che la coppia poteva adottare. Ora, invece, ci troviamo in una situazione davvero confusa, dove diversi Tribunali indicano non solo il numero di minori da adottare, o l’età del minore, ma aggiungono anche limitazioni sulle situazioni sanitarie, utilizzando formule che mettono veramente a rischio la possibilità di portare a termine l’adozione.
Infine gli Enti: nel 2000 erano 45, nel 2008 erano saliti a 73, oggi siamo tornati a 48. Ma se le adozioni sono passate da essere oltre 4000 a circa 500, ha ancora senso avere un così alto numero di enti? Quanti enti sono nella condizione di poter operare con professionalità se non riescono a portare a termine nemmeno 2 – 3 adozioni all’anno? Conoscono ancora bene i Paesi con i quali collaborano? Come possono avere strutture e dipendenti se non hanno incarichi dalle coppie?
Tante sono le valutazioni che andrebbero seriamente fatte: attualmente anche 20 enti potrebbero essere troppi. Da anni si parla di fusioni tra enti, ma di fatto solo pochissime si sono realizzate.
Nell’ultimo biennio, vista la grave crisi in cui versa l’Adozione Internazionale, si sono formate nuove realtà: i coordinamenti. Si è partiti, poco prima che scoppiasse il Covid, con il creare un unico raggruppamento di enti (per la prima volta tutti insieme) chiamato Adozione 3.0. E qualcosa, tutti insieme, si è riusciti a fare, ottenendo persino un contributo della Commissione per affrontare il blocco di diversi Paesi dovuto alla pandemia. Ma, come la storia ormai ci insegna, gelosie varie e manie di protagonismo hanno minato la possibilità di andare tutti nella stessa direzione.
L’esperienza di Adozione 3.0 si è così conclusa e sono nati 4 nuovi coordinamenti: Lian (formato da 5 enti autorizzati), Eanet (10 enti) Ola (11 enti) e Iris (5 enti).
Ai.Bi., che fa parte del coordinamento Lian, mensilmente si interfaccia con la CAI (tavolo strategico; tavoli costi; linee guida) e ha partecipato alla creazione del nuovo bando di cooperazione internazionale che ha portato all’avvio di diversi progetti importanti.
Sono tutti piccoli passi che ci permettono di essere aggiornati su tutti i Paesi che collaborano con l’Italia e di essere propositivi con qualche idea innovativa rispetto al passato. Ma tutto ciò non è ancora sufficiente per salvare l’adozione internazionale.
È stato finalmente istituito un tavolo periodico con il Ministero degli Esteri per affrontare le criticità in essere, ma anche per individuare le strategie da mettere in campo, come gli accordi bilaterali e i problemi relativi alla privacy. Questo è sicuramente uno step importante: ma bisogna accelerare, perché i bambini abbandonati non possono aspettare.