Haiti. Tre operatori uccisi all’interno di un orfanotrofio. I 7 bambini adottati da famiglie italiane. Tajani: “Un volo speciale per portarli in Italia” – AGGIORNAMENTO

Dopo l’omicidio di tre persone all’interno di un orfanotrofio, Governo, CAI, Enti Autorizzati e famiglie al lavoro per far uscire dal Paese i 7 bambini adottati dalle famiglie italiane, il cui iter adottivo è già terminato, ma che sono ancora bloccati nel Paese

Si parla (giustamente) di Ucraina e di Gaza; allargando un po’ lo sguardo, si arriva a intravedere la Repubblica Democratica del Congo o il Sudan. Ma se si parla di guerra e di disordini internazionali che compaiono sui media più diffusi, quasi mai si riesce a trovare qualcosa su Haiti. Eppure, proprio Haiti è in assoluto uno dei Paesi in cui la situazione si fa di giorno in giorno più drammatica e dove gli scontri e la miseria paiono non avere mai fine.
Nel silenzio dei più, per esempio, proprio nell’ultima settimana di maggio le violenze che le bande commettono quasi impunemente hanno toccato un’altra drammatica vetta di violenza, arrivando fin dentro quei luoghi che per loro natura sono nati proprio per cercare di proteggere i più deboli e dare una casa, che dovrebbe essere provvisoria, a chi non ce l’ha: gli orfanotrofi.

AGGIORNAMENTO – Si lavora per un volo speciale che porti a casa bambini e famiglie

Proprio all’interno di questi orfanotrofi si trovano anche sette bambini già adottati da coppie italiane, ma che ancora non riescono a unirsi a loro. Si tratta di adozioni che ormai aspettano solo “l’abbraccio” fisico, definitivo, tra genitori e figli, le ultime firme e, poi, il volo di rientro per l’Italia. Solo che, finora, organizzare il viaggio non è stato possibile, con la stessa Farnesina che ancora venerdì sera aveva ribadito non fosse possibile il trasferimento per non sottoporre a troppi pericoli bambini e famiglie. Adesso, però, l’escalation delle violenze e, in particolare, il triplice omicidio avvenuto all’interno di un orfanotrofio, hanno modificato la situazione. Le famiglie e i loro Enti, tra i quali Ai.Bi., si sono mossi in prima persona e hanno portato le loro richieste alle autorità. Non solo la CAI, che sta seguendo costantemente da vicino il tutto, ma ai ministeri competenti. Burocraticamente, infatti, la “palla” non è più in mano alla Commissione per le Adozioni Internazionali, che ha emesso gli ultimi documenti necessari per l’ingresso dei bambini in Italia, ma in quelle del Ministero degli Esteri e dei corpi diplomatici, che dovrebbero organizzare il volo per riunire le coppie e i loro figli. Non ad Haiti, dove la situazione è pericolosissima e dove l’Italia non ha una ambasciata, ma a Santo Domingo o Guadalupa. C’è, dunque, da predisporre un volo per i genitori che dall’Italia possano raggiungere il Centro America, e, soprattutto, serve andare a prendere i bambini, identificarli, e portarli al sicuro fuori da Haiti.
Ieri, il Presidente del Veneto Luca Zaia (tre delle 4 coppie interessate sono del Veneto), intercettato dai cronisti di lapiazzaweb, ha ribadito l’impegno e ha annunciato che ne avrebbe parlato direttamente con il Ministro degli Esteri Antonio Tajani durante il forum organizzato a Mestre nella redazione de Il Gazzettino. E giovedì 30 maggio, proprio sul Gazzettino, sono state riportate le parole del Vice Presidente del Consiglio: “Stiamo cercando di far fare il riconoscimento nel modo più facile possibile e, se riusciamo, con un volo speciale portarli in Italia. Se ne sono occupati anche il senatore Zanettin e l’eurodeputata Moretti”.
Il lavoro e i contatti proseguono costantemente, nella speranza di avere presto buone, e definitive, notizie.

I fatti precedenti. Tre vite stroncate mentre si spendevano per i bambini più bisognosi

I fatti, secondo le poche ricostruzioni che ne sono state fatte, sono avvenuti nella zona nord della capital dell’isola, dove una banda armata ha fatto irruzione all’interno di un centro che ospita decine di minori. All’interno si trovavano anche la figlia e il genero di un deputato della Camera degli Stati Uniti d’America (il repubblicano Ben Baker) che, secondo quanto riporta Avvenire, avrebbe assistito telefonicamente a quanto stava succedendo, almeno fino a quando non è caduta la linea. A perdere la vita, infatti, sono stati proprio la figlia del deputato, Natalie Baker, e suo marito Davy Lloyd, insieme al direttore locale dell’orfanotrofio Jude Montis.
Tra i primissimi a dare la notizia di ciò che è accaduto c’è stato proprio il papà della vittima, che – come riporta la CNN – ha scritto in un post FB come Davy e Natalie fossero “sono stati attaccati da una gang e sono entrambi stati uccisi”. Ora, ha scritto sempre Ben Baker: “Sono in paradiso insieme”.

L’impegno di Amici dei Bambini

Non c’era certo bisogno di questa ennesima sciagura, purtroppo, per confermare ciò che da tanti anni tutti coloro che hanno a che fare con Haiti sanno, ovvero che nessun bambino si trova realmente al sicuro, sull’isola, meno che mai quelli che non possono contare neanche su una famiglia che si prenda cura di loro e che possa confortarli nei momenti di paura.
Ai.Bi. opera sull’isola fin dal 2012, sia attraverso l’adozione internazionale sia con progetti di cooperazioni portati avanti attraverso l’associazione locale AIHIP, con l’obiettivo di promuovere attività socioculturali e di sviluppo a beneficio della popolazione haitiana.
Chiunque può dare il suo contributo con una donazione al “fondo emergenze” di Ai.Bi. QUI