Procuratore della Repubblica di Goma: “I presunti assalti ai consulenti CAI incaricati di trasferire i bambini sono una totale invenzione: questi fatti non sono mai esistiti!”

nutriamolardc

Proseguiamo l’esame pezzo per pezzo dell’assurda bufala pubblicata da Fabrizio Gatti su “L’Espresso” a luglio scorso, analizzando i fatti che sarebbero accaduti a Goma nel gennaio 2015. Eventi totalmente inventati dal giornalista ma che per la vicepresidente della Cai (Commissione Adozioni Internazionali) Silvia Della Monica sarebbero realmente accaduti come da lei stessa affermato (“l’inchiesta di Fabrizio Gatti pubblicata su L’Espresso riporta fatti gravissimi di cui la Commissione è pienamente consapevole” ) nel corso dell’audizione svoltasi in Commissione Giustizia della Camera lo scorso 12 ottobre.

Vediamo oggi nel dettaglio uno dei punti dell’articolo in cui si è maggiormente scatenata la fantasia del giornalista: questa volta veniamo  trasportati  in pieno “Far West”, con i suoi famosi attacchi alla diligenza, sostituta per “la bisogna” dalla macchina che trasportava 4 bambini già adottati da coppie italiane, accompagnati da incaricati della Cai.

A denunciare la totale mancanza di fondatezza di questo episodio è lo stesso Procuratore della Repubblica di Goma, Daniel Saleh Katamea nella sua lettera del 30 agosto 2016 (protocollo n. 1609/RMP70.729/PR021/SKD/016) inviata al direttore de L’Espresso, in copia all’ambasciatore italiano a Kinshasa e al procuratore generale presso la corte di appello del Nord Kivu a Goma.

In apertura della lettera il Procuratore riporta l’ estratto dell’articolo di Gatti in cui si ricostruisce i presunti assalti.

Ricordando che 4 bambini sono affidati a famiglie nei villaggi nei pressi di Goma, Gatti scrive che “il 7 gennaio 2015 due delle famiglie nei villaggi, con il nullaosta delle autorità, consegnano agli incaricati della CAI i due bambini affidati loro temporaneamente. Uno è molto malato. Il minibus su cui viaggiano viene inseguito da vicino e alle porte di Goma è bloccato da un Land Cruiser. I sei uomini a bordo scendono e pretendono di prelevare i bambini”.

Ne sarebbe nata una movimentata discussione finita nell’ ufficio davanti a Raymond Tulinabo, il tutore di 4 bambini con sentenza di adozione già emesse a favore di altrettante famiglie italiane di  cui  si è parlato il 27 ottobre.

“Gli accompagnatori decidono allora di riportarli nei villaggi”, conclude Gatti.

Ma le invenzioni di Gatti non finiscono qui perché, secondo quanto raccontato dal giornalista, “tre giorni dopo, il 10 gennaio le stesse due famiglie provano a riaccompagnare i piccoli a Goma. Ma non riescono nemmeno ad arrivare in città. Una imboscata lungo il percorso attende la loro 4×4”.

  “Vengono fermati da un gruppo di uomini sconosciuti – precisa Gatti – che vogliono rapire i due bambini. L’attacco viene respinto perché gli accompagnatori riescono con un po’ di fortuna a fuggire e ritornare nel villaggio”.

Costoro, infine, avrebbero poi chiesto che il trasferimento avvenisse con l’ “appoggio di una scorta”.

Una versione dei fatti che il Procuratore definisce “inventata, falsa e non reale”.

Al Procuratore della Repubblica non giunge, infatti, alcuna denuncia di questo presunto assalto: né tramite la Polizia, né da parte di Tulinabo, nonostante la città dove si trovavano i bambini – in custodia allo stesso Tulinabo – sia a meno di 30 km dalla città di Goma. “Lungo tutta la strada – spiega il Procuratore –, ci sono diverse stazioni di polizia, e alcuni poliziotti sono dispiegati lì, dalla Procura, in qualità di ufficiali di polizia giudiziaria”.

Ma dei presunti assalti raccontati da Gatti nelle comunicazioni ricevute dal Procuratore della Repubblica non c’è traccia.  Egli si chiede quindi:

Com’è possibile che il 7 gennaio 2015 gli amici di Raymond (Tulinabo, ndr) che erano con  2 bambini in un minibus sono stati fermati all’ingresso di Goma da 6 persone a bordo di una Land Cruiser? Secondo il giornalista, la discussione tra i due gruppi è stata turbolenta. Come a dire che queste discussioni hanno disturbato l’ordine pubblico. Quindi come è possibile che la persona indicata per intervenire in caso di disordini pubblici sia Raymond Tulinabo? E se per assurdo fosse vero, da dove gli arriverebbe questo potere? Chi sono queste 6 persone del Land Cruiser? Una banale riflessione ci porta a concludere che queste persone sono sicuramente conosciute dal momento che, secondo il giornalista, la discussione è stata animata e che è davanti a Raymond Tulinabo che queste persone se ne sono andate. Raymond Tulinabo può provare di aver presentato una denuncia all’OPJ o al procuratore contro le persone che egli ha personalmente identificato quel giorno? In caso contrario, perché non l’ha fatto?”

Anche del secondo presunto assalto non esiste alcuna denuncia in possesso del Procuratore della Repubblica che infatti scrive nella sua lettera: “Curiosamente, scenario simile si è ripresentato il 10 gennaio 2015 – dice -. Questa volta, gli amici di Raymond sono in una 4X4. Hanno ancora a che fare con un agguato e arrivano addirittura a ‘respingere l’attacco’…è necessario interrogarsi qui sulla natura dell’attacco che sostengono di aver subito e aver respinto. E anche qui, non vi è alcuna prova da parte loro che si sono rivolti alla giustizia per denunciare il fatto…Che cosa può giustificare questa mancanza di volontà da parte dei presunti protettori dei bambini che sistematicamente non denunciano i colpevoli alla giustizia congolese, e ciò a rischio della loro vita?”

Anche della richiesta di una scorta da parte degli “amici di Tulinabo”  il Procuratore della Repubblica sembra non sapere nulla. Si chiede infatti: Gli amici di Raymond cercano una scorta? Hanno beneficiato dei servizi di questa scorta (visto che la storia abilmente inventata non lo dice)? Era la polizia? Con quali azioni hanno sollecitato e ottenuto questa scorta? A chi si sono rivolti esattamente?”

 Tante domande senza risposta e che rimarranno tali considerato che come precisa lo stesso Procuratore “come organo di legge io dovrei essere informato di tutte queste situazioni, se fossero realmente esistite, dal momento che la loro gestione è all’interno dei miei poteri e di mia competenza oltre che di quelle degli ufficiali di polizia giudiziaria che agiscono sotto i miei ordini e sotto la mia autorità. Ecco perché denuncio il falso rispetto a questa storia che è una totale invenzione. Questi fatti non sono mai esistiti “

(7/continua…)