Idoneità all’adozione internazionale: perfettamente inutile il colloquio con il giudice

L’intervista ad Anna Genni Miliotti, scrittrice di adozione, ha sortito l’effetto di una vivace risposta da parte dei lettori. Proponiamo le osservazioni di una coppia a proposito dell’idoneità giudiziaria e sulla battaglia, portata avanti in questo sito, affinché venga convertita in idoneità amministrativa (cosa che in Europa è la norma).

Una coppia scrive:

Siamo d’accordissimo sul fatto di snellire l’iter adottivo: nel momento in cui ci si presenta al giudice, lo sa bene chi l’ha provato, nel migliore dei casi si ha davanti una figura ben intenzionata a svolgere il proprio ruolo di arbiter ultimo, ma lontana dalle concrete tematiche adottive, colloquio che avviene dopo le sedute con assistenti sociali e psicologi, in conclusione è uno stadio perfettamente inutile. Anche le sedute predette spesso non si distinguono e ambiguamente si sovrappongono, forse bisognerebbe ripensarle.

Carissimi,

grazie per la Vostra testimonianza: ci conforta nella convinzione che sia il momento di riorganizzare una volta per tutte l’iter adottivo.

Oggi le coppie aspiranti all’adozione, specialmente nella fase di verifica dell’idoneità, sono sottoposte a un interminabile percorso di valutazione, dividendosi fra tribunali per i minorenni, servizi sociali ed enti autorizzati.

Eppure gli Enti autorizzati sono gli unici in grado di avere una vera conoscenza della realtà dell’adozione nei Paesi stranieri, specialmente gli enti che all’estero hanno una propria organizzazione stabile e che svolgono progetti di cooperazione per rafforzare il sistema di protezione dell’infanzia. Sono quindi gli Enti i soggetti che meglio rispondono all’esigenza di formare e informare le coppie sui bisogni dei Paesi da cui provengono i minori adottabili.

Il percorso di “preparazione” al progetto adottivo, quindi, dovrebbe essere realizzato proprio dagli Enti, mentre gli psicologi dei servizi sociali dovrebbero svolgere quel ruolo di “controllo” che oggi è in mano ai tribunali. Del resto il caso italiano dell’idoneità dichiarata dai tribunali rappresenta un’eccezione in Europa, perché gli altri Paesi europei (tranne i due piccoli casi del Belgio e del Lussemburgo) hanno procedure più snelle, in cui la competenza per dichiarare l’idoneità degli adottanti è dei servizi sociali.

Carissimi, anche se i giudici minorili italiani hanno da sempre avuto competenza nelle adozioni, siamo d’accordo con Voi e crediamo che oggi i tribunali per i minorenni dovrebbero conservare la competenza per le sole adozioni nazionali.

Avv. Enrica Dato, Ufficio Diritti dei Minori di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini