Il caso. Allontanato dalla madre dal tribunale, oggi vuole tornare con lei. Ma nessuno lo ascolta

La vicenda del figlio di Giada Giunti, professionista romana, è raccontata su Avvenire da Luciano Moia

C’è il caso di un minore che, strappato alla madre dal tribunale, con lettere scritte di fronte ai servizi sociali, chiede di poter tornare a vivere con lei, ma nessuno lo ascolta. E questo nonostante decine di perizie di specialisti che contestano quella impiegata dai giudici per la loro decisione di separarlo dalla donna. E nonostante un ministro della Giustizia, quello attuale, Alfonso Bonafede, abbia affermato in un’aula istituzionale che “È evidente che la volontà di questo bambino è stata trascurata dai giudici”. La storia del figlio di Giada Giunti, professionista romana, è raccontata dal giornalista Luciano Moia sul quotidiano Avvenire.

Il bambino in questione, oggi 14enne, è stato vittima, in tenera età, di una battaglia senza esclusioni di colpi tra i due ex coniugi, la madre e il padre, per l’affido del piccolo. “E lui, la piccola vittima – scrive Avvenireche finisce per un periodo dalla madre, poi dal padre, poi una casa famiglia, infine ancora con l’uomo”. All’epoca i giudici decisero così definendo Giada “simbiotica e alienante” e incolpandola di “abbandono di minore“. Il tutto, spiega Moia, “per aver accompagnato il figlio a lezione di tennis e averlo lasciato un paio d’ore sotto la tutela del maestro, in un circolo della capitale frequentato, con le stesse modalità, da altre decine di ragazzini. Proprio in quella circostanza, il piccolo allora aveva sette anni è stato prelevato con la forza da due volanti della polizia su mandato del tribunale per i minorenni. Schema più volte visto e più volte deprecato“. “Nessuno che si sia chiesto quali conseguenze avrebbe potuto avere quell’intervento spropositato sull’equilibrio psichico di mio figlio”, protesta ancora oggi la mamma. Gli psichiatri che seguono il ragazzo, tra cui anche Alessandro Meluzzi, ritengono che i problemi comportamentali dell’adolescente “potrebbero essere ancora più gravi in presenza di una figura paterna percepita come inadeguata e/o pericolosa, come dimostrano le volontà degenerate del padre si legge nella relazione e i suoi sconsiderati gesti a scapito del figlio per colpire una figura femminile odiata, quale la moglie”.

Strappato alla madre dal tribunale. Dopo anni di rimpallo nessuno gli chiede cosa voglia fare

Ma dopo anni di rimpallo nessun giudice che si prenda la briga di chiedere al ragazzo che non è un neonato e quindi ha capacità di discernimento, cosa vorrebbe realmente fare. Eppure questa volontà, il ragazzo, l’ha manifestata pienamente: tornare con la madre, in questi anni vittima, peraltro, di violenze per mano del padre con cui il tribunale ha deciso che il ragazzo debba continuare a vivere. Violenze illustrate anche dal giovane attraverso dei dvd inviati alla Corte d’appello. Ma nulla da fare. “Ebbene, quando tutte queste circostanze si verificano insieme – prosegue nel suo commento il giornalista di Avvenire vuol dire davvero che qualche virus devastante si è insinuato nell’organismo del nostro sistema giudiziario”. Come detto, lo ha riconosciuto pubblicamente anche il ministro Bonafede. Nel frattempo Giada Giunti, per protesta, si è incatenata di fronte al tribunale. Ma, in un Paese normale, le cose dovrebbero andare diversamente.