Il desiderio di un figlio. Adozione ed eterologa a confronto

copertina_articoloMentre divampa il dibattito sulle ragioni e sul senso delle tecniche di procreazione, sugli interessi – politici ed economici – in gioco, sui desideri di adulti trasformati in presunti diritti mentre si trascurano biecamente i diritti dei bambini abbandonati, il n. 15 della rivista “Lemà sabactàni?” si interroga sul “desiderio di un figlio” mentre confronta l’adozione con la fecondazione eterologa.

 

Dopo l’introduzione in Italia della fecondazione eterologa tra le tecniche accessibili di procreazione medicalmente assistita, abbiamo registrato il riattivarsi di un dibattito sul profilo e sul senso della generazione umana in cui non sono mancate ambigue similitudini tra adozione ed eterologa, poste frettolosamente come possibili alternative senza riuscire tuttavia a cogliere le loro profonde e radicali diversità.

Un dibattito spesso superficiale e incapace di chiarire le differenze che caratterizzano i due percorsi: l’eterologa è l’ennesima – forse neppure l’ultima – tra le diverse tecniche disponibili per due adulti che desiderano diventare genitori, l’adozione è invece l’unica via che un minore abbandonato può desiderare e avere per tornare ad essere figlio e non più solo un bambino.

Certo è che con l’introduzione dell’eterologa e la sua gratuita accessibilità si è consumata un’ulteriore discriminazione nei confronti dei genitori adottivi, rimasti gli unici cittadini a diventare genitori dovendo pagare per la propria “gravidanza” senza un sostegno dello Stato.

Non abbiamo tuttavia concentrato le nostre attenzioni sul tema delle pari opportunità e sulla gratuità per tutti i percorsi di genitorialità, bensì ci siamo impegnati per offrire un nostro contributo al dibattito convinti che la generazione adottiva sia una generazione a pieno titolo, se si vuole “sui generis”, in alcun modo privilegiata ed esclusa dal rendere ragione del senso delle relazioni che viene a costituire grazie all’iniziativa di due coniugi che accolgono come loro figlio un bambino abbandonato benché da loro non procreato.

L’adozione, così come ogni altro percorso genitoriale, deve esibire il suo senso, le sue finalità, la sua identità in grado di assicurare, per ognuno dei soggetti coinvolti, il rispetto della dignità, della libertà, dell’autentica identità: siamo infatti convinti che ogni equiparazione, assimilazione o contrapposizione tra adozione e diverse vie di procreazione medicalmente assistita, meriti di essere considerata e criticamente valutata. 

Il percorso offerto dal fascicolo grazie ai contributi proposti dagli autori, raccoglie alcuni quesiti, alcune sfide, svolgendo secondo distinte prospettive e discipline il comune compito di rendere ragione del senso di quella generazione umana capace di costituire genitori, madri e padri, mentre accoglie figli quali indisponibili doni di cui non si dovrebbe mai essere arroganti proprietari o presuntuosi gestori. Questi i qualificati contributi proposti nel fascicolo:

 

Carlo Casalone – Concepire il figlio a Babele: chi sono i genitori? 

Luciano Eusebi – Se il desiderio del figlio diventa diritto …

Matteo Martino – Padre e madre. Pensare la relazione genitori e figli nel nostro tempo

Massimo Reichlin – Adozione, adozione degli embrioni, fecondazione eterologa: analogie e distinzioni

Maurizio Chiodi Tra fecondazione eterologa e adozione. Il figlio come dono, nell’età della tecnica, del mercato e del diritto liberale

 

Il fascicolo ospita infine una presentazione introduttiva (Quando chi attende desidera una mamma e un papà) al libro “Voglio una mamma e un papà;curato dalle psicologhe Giovanna Lobbia e Lisa Trasforini, il testo affronta il tema della genitorialità adottiva cui aspirano anche coppie omosessuali e “famiglie atipiche”, secondo la prospettiva offerta dal punto di vista del bambino orfano o abbandonato.

 

Chi fosse interessato può visitare la pagina dedicata sul sito di Aibishop.