Il marchio di Della Monica sulle Adozioni internazionali. “Adozione in ballo da 10 anni per una carta non firmata dalla Cai”

Manca un documento della Cai (Commissione adozioni internazionali), che non risponde”  e ancora “Sono tornata la settimana scorsa dal Ghana per poter stare con lui. Sono passati ormai dieci anni da quando abbiamo presentato domanda di adozione eppure, per una carta mai firmata dalla Cai, non abbiamo mai potuto far arrivare nostro figlio in Italia”. A parlare è una mamma ghanese, cittadina italiana, Helen Naa Neewhang, 57 anni, che nel 2007 ha richiesto insieme al marito, titolare di una ditta in città, di poter adottare il nipotino, rimasto orfano e oggi 17enne.

Ebbene, pur essendoci una sentenza del tribunale dei minori di Bologna che dichiara efficace il provvedimento di adozione emesso dal Ghana e ora anche un’ordinanza del tribunale di Modena che accoglie il ricorso presentato dal legale della famiglia, ordinando che venga rilasciato il visto al ragazzo, Henne resta bloccato nel complicato e assurdo nodo delle adozioni.

E tutto a causa, appunto, del silenzio della Cai, Commissione per le adozioni internazionali di Roma che non ha mai risposto alla richiesta – nonostante le decine di mail e pec – di rilasciare il nulla osta alla famiglia adottante.

A raccontare il fatto è “Il Resto del Carlino” di Modena, in un articolo pubblicato il 2 luglio a firma di Valentina Reggiani, che riportiamo nella sua versione integrale.

Proprio la Cai, qualche giorno fa, è finito al centro di uno scandalo sollevato da Il Fatto Quotidiano che, tramite carte di un’inchiesta penale, getta ombre sulla gestione dell’autorità di controllo sulle adozioni in capo all’ex vicepresidente della Cai Silvia della Monica, ex magistrato. Rivelazioni su cui si è pronunciato anche il senatore Carlo Giovanardi, ex presidente Cai, definendole sconvolgenti.

Ricordiamo che la Commissione non si riunisce da tre anni e il giudice minorile Laura Laera, che si è appena insediato, ha promesso che riunirà la commissione prima dell’estate.

Una speranza per i coniugi modenesi? Parliamo di un ragazzo a cui sono morti i genitori e che si trova in stato di abbandono, infatti e i coniugi risultano anche responsabili per l’incolumità del minore.

Abbiamo fatto domanda nel 2007 – spiega la donna – e alla fine riuscirà ad arrivare forse con la maggiore età. Vado da lui ogni sei mesi ma presto resterà solo perché mia mamma, che vive lui, è gravemente malata. Il papà, mio fratello – racconta – è morto in Ghana durante una lite tra tifosi allo stadio. Era il 2001. La mamma, invece, lo ha abbandonato ed 10 ho deciso di adottarlo e portarlo a Modena, dove vivo dal 1986”.

Il legale della famiglia, l’avvocato Davide Ascari, ha annunciato che ora presenterà un’ottemperanza al Tar del Lazio per la nomina di un commissario ad acta. La vicenda inizia nel 2007 appunto, quando la Repubblica del Ghana accoglie la richiesta di adozione del bimbo. Il Consolato ad Accra, però, nega il visto al minore mancando il nullaosta della Cai. Nel 2014 il tribunale dei minori di Bologna dichiara legittima la domanda avanzata dai coniugi. Nel 2015 l’ambasciata italiana ad Accra respinge nuovamente la richiesta di ricongiungimento familiare proprio per assenza del nulla osta della commissione e non ottenendo alcuna risposta dalla Cai, il legale dei coniugi presenta ricorso al tribunale di Modena. A febbraio il ricorso viene accolto. Ad oggi, però, il consolato italiano ad Accra non si è espresso e la Cai non ha mai risposto.