Perché, molto spesso, si parla male dell’adozione internazionale?

Parlare dell’adozione in una certa maniera contribuisce a far passare un messaggio che, poi, si radica nella realtà. L’intervento di Francesca Mineo, scrittrice e mamma adottiva, al Convegno del 10 dicembre “Adozione senza veli: la trappola dei miti culturali”

Il 10 dicembre, dalle ore 15.00 alle 18.00, a Bolzano e on-line, si terrà il convegno “Adozione senza veli: la trappola dei miti culturali”. Un appuntamento, organizzato da Ai.Bi. in collaborazione con FARIS – Family Relationship International School e con il contributo della Provincia di Bolzano, che punta i riflettori sul crollo delle adozioni avvenuto negli ultimi 10 anni, individuandone i motivi principali nei “miti culturali” di cui l’adozione è ancora oggi vittima.

Tra i relatori che interverranno ci sarà anche Francesca Mineo, giornalista, scrittrice, nonché mamma adottiva lei stessa. Come esperta e professionista della comunicazione, Francesca proporrà una riflessione che parte proprio da qui: dal “peso” che le parole hanno nell’aiutare a creare (e sconfiggere) certi “miti”.

Partiamo dalla comunicazione “negativa” che spesso è associata all’adozione
“Esatto. Basta fare un semplice esempio: quando comunichi a qualcuno, anche un familiare, che hai intenzione di adottare, la prima reazione è: ‘ma sei sicura’? Che è un po’ come se dicesse ‘ma sai in che casino stai andando a infilarti?’.
Ma pensiamo anche al bambino che magari ha problemi a scuola come tanti altri. Se, per caso, è stato adottato, ecco che subito si associa il problema a questo fatto, come se ne fosse l’evidente spiegazione.
Si enfatizzano sempre i fatti negativi, insomma, che, per carità, ci sono, come dappertutto. Ma come dappertutto, per fortuna, sono una minoranza: l’adozione, in generale, funziona benissimo!”

Da una parte la comunicazione negativa, dunque, dall’altra?
Dall’altra l’eccesso opposto: hai adottato? Sei una santa! C’è un’esagerata esaltazione dei genitori e, di conseguenza, un ritenere il figlio adottato un bambino ‘fortunato’! Ancora oggi è facilissimo che capiti qualcuno che quando scopre che tuo figlio è adottato gli dice: ‘Quanto sei fortunato’. Che è un po’ come dire: ‘Chissà dove saresti ora, altrimenti’.
Sono piccoli esempi di come i “miti” si costruiscano con le parole, con la scelta di ciò di cui parlare, in relazione all’adozione, e di cosa no. Poi, le parole sedimentano, diventano concetti, diventano quotidianità e reazioni normali che genitori e figli sperimentano nella vita di tutti i giorni

In questo, il ruolo dei social influisce?
Certo, perché amplifica il tutto e lo fa perdurare. Il commento fatto a voce che, in passato, poteva spegnersi dopo pochi giorni, con il web rimane, viene rilanciato, commentato a sua volta… E questo, allora, diventa un tema di responsabilità collettiva.
Lo stesso si può dire dei media più tradizionali: si parla spesso, per esempio di ‘fallimento adottivo’, ma, in realtà, i casi di questo tipo sono pochi. Certo, però, che se si sceglie di parlare di adozione sempre con un approccio negativo, tutto il sistema viene intaccato e ne risente.

Francesca Mineo proporrà la sua riflessione su questi temi durante il convegno che, ripetiamo ancora una volta, si terrà a distanza, su piattaforma ZOOM, il 10 dicembre 2021 dalle ore 15.00 alle ore 18.00.
La partecipazione è gratuita, ma è necessaria l’iscrizione, da effettuare entro le 14.00 del 9 dicembre.

QUI il form per l’iscrizione.
Per ulteriori informazioni scrivere a faris@fondazioneaibi.it
È possibile consultare il programma completo del convegno a questa pagina.