In Italia la famiglia rischia l’estinzione. E i giovani si vedono sempre più a casa con mamma e papà

Urgono interventi urgenti. I dati preoccupanti emersi dal rapporto CISF 2020

In Italia la famiglia rischia l’estinzione. Eppure di politiche attive e culturali atte a contrastare il declino demografico e non solo del Paese ancora non se ne vedono. E questo nonostante i problemi caratterizzanti la crisi non siano una novità, ma risalgano addirittura agli anni Ottanta. Ne parla, tra gli altri, il giornalista Luciano Moia sul quotidiano Avvenire.

“Nel ‘Rapporto sulla popolazione’ pubblicato nel 1980 – scrive Moia – si ipotizzavano alcune tendenze – rischio denatalità, scarsa propensione dei giovani al matrimonio, limitata considerazione sociale della famiglia – considerati oggi da tutti gli studiosi come elementi che concorrono in modo dirompente al declino italiano. Sono passati quarant’anni. Quei segnali di pericolo si sono aggravati da apparire quasi irreversibili, ma la politica, oggi come allora, appare indifferente”.

Italia: famiglia in estinzione. Il Rapporto CISF 2020

A certificare la drammatica situazione dell’Italia attuale è anche il Rapporto CISF 2020 – La famiglia nella società postfamiliare – che, secondo Luciano Moia, “traccia un quadro a tinte fosche sul futuro dell’istituzione familiare e quindi su tutti noi. Possibile evitare che la famiglia in liquefazione trascini nel baratro l’intera società? Sì, ma sarebbe necessario rifondare il welfare, avviare un nuovo sistema fiscale con l’introduzione del fattore famiglia, proporre norme stringenti per la conciliazione famiglia- lavoro. E tanto altro ancora”.

Nel rapporto, tra i capitoli più interessanti, vi è quello dedicato a una ricerca sulle progettualità familiari dei giovani in Italia tra i 25 e i 35 anni, condotta con 800 interviste. Per il 58,7% degli intervistati “è indifferente” la tipologia di famiglia: tutti i tipi di relazioni, comprese quelle omogenere, sono da considerare familiari. Il 20,7% è rappresentato dai ‘tradizionalisti aperti’ che accolgono sia il modello tradizionale, sia le nuove unioni. I ‘tradizionalisti conservatori’ sono l’11,9%, mentre i ‘non familiari’, che hanno cioè un’idea molto critica rispetto ai modelli familiari prevalenti, sono l’8,7%. Interessanti anche i dati relativi ai figli: quasi il 10% rivela di avere più figli di quanti ne avrebbe desiderato. Una percentuale più che raddoppiata rispetto al 3,6% che nel 2009 aveva fatto la stessa dichiarazione. Per il 63% va bene così. C’è poi un 18,9% che avrebbe voluto un figlio in più, mentre solo l’8,4% dice che ne avrebbe desiderati due in più.

Complici forse anche la crisi ormai decennale e le incertezze per il futuro, le proiezioni statistiche sul futuro familiare dei giovani 25-34enni maschi, sempre in Italia, sono davvero sconfortanti. Quasi sei su 10 (57%) sono quelli che, nei prossimi vent’anni, tenderanno a rimanere nella famiglia di origine. Solo il 13% pensa a far famiglia con figli, il 10% senza figli. C’è poi un 19% che ipotizza di vivere da solo. Dati che valgono anche per le ragazze: il 47% pensa di rimanere a casa con i genitori, mentre soltanto il 25% pensa di sposarsi e avere figli.

Italia e famiglia in estinzione: i pareri di Belletti, Donati e Blangiardo

“Abbiamo sempre cercato di valorizzare il positivo – ha detto ad Avvenire il direttore del CISF, Francesco Bellettima non possiamo negare che, come spiega il nostro studio, le famiglie sono sempre più piccole (il 60% ha una o due componenti). E tra vent’anni avremo almeno uno o due milioni in meno di coppie con figli. E già oggi il 36% dei giovani non vuole sposarsi, il 40% non vuole avere figli”.

“La famiglia come l’ambiente si sta surriscaldando – ha osservato il sociologo Pierpaolo Donati, che ha coniato il neologismo family warmimgperché la cultura emergente accentua la perdita della funzione sociale della famiglia, cioè del valore prodotto dalla famiglia per la società. Se la famiglia viene fatta coincidere con il puro privato il genoma familiare (dono, reciprocità, sessualità coniugale, generatività) evapora. Siamo di fronte a un trend strutturale. Dobbiamo avere la capacità di modificare alla radice queste tendenze”.

“La famiglia dev’essere messa in condizione di fare il proprio mestiere. La terapia la conosciamo bene e altri Paesi – ha invece affermato osservato il presidente dell’ISTAT Giancarlo Blangiardo che quando si fa qualcosa, i risultati poi arrivano”.