«Iter lungo e selezione: quelle crisi che facevano maturare»

Sonia scrive:

Siete un grande Ente e noi siamo molto contenti di aver potuto abbracciare il nostro grande amore grazie a voi e al vostro supporto e professionalità. Tuttavia prima di sottoscrivere il “manifesto” restano dei dubbi, gli stessi che all’epoca voi ci avete aiutato a comprendere e a rimuovere proprio grazie ad un lungo iter, ad un lungo e non sempre facile accompagnamento fatto anche di pause e momenti di vuoto, di tempi lunghi che hanno promosso profonde riflessioni su ciò che si stava avvicinando, sulla scelta e sui significati di questo atto di amore.

Abbiamo scelto Ai.Bi. proprio perché c’era una sorta di “selezione”, nel senso giusto e buono del termine, perché si arriva molto impreparati all’adozione; il cuore aperto, sì, certo, ma non basta per quello che verrà. Ci ha aiutato per esempio sapere, grazie a voi ed al corso preparatorio, che bisogna arrivare preparati e ben consapevoli all’adozione. Ricordo bene alcune coppie che, dopo quei due giorni di domande e lacrime, di nuove visioni e consapevolezze, erano state giustamente invitate a prendere altro tempo, per se stessi e per la coppia, per rivedere ancora la propria idea dell’adozione e dell’accoglienza. Coppie che furono, con rispetto e grande competenza, “non prese in carico”, poiché ancora bisognose di lavoro da fare anche con il supporto dello stesso Ente.

Io e mio marito abbiamo “scelto” Ai.Bi. proprio perché Ai.Bi. non ci permetteva di scegliere nulla, ma solo comprendere e accettare nel profondo tutto ciò che avrebbe proposto per il bene dei bambini. Questo per noi faceva la differenza e abbracciava completamente la nostra idea di accoglienza.

Ora ho il dubbio che un eccessivo “snellimento” delle procedure possa in qualche modo togliere del tempo importante per crisi personali e non solo (che possono essere salvifiche prima di un’adozione, e molto dolorose e pericolose ad adozione avvenuta). In qualche modo quelle lunghe e snervanti pause erano state pure in qualche modo necessarie e utili per scandagliare il proprio cuore e le proprie domande interiori, un tempo che Ai.Bi., grazie ai professionisti che preparano i corsi, aveva imparato a spiegarci, insegnandoci a gestire quel tempo, a riempirlo di significati e attese importanti.

Forse non riesco ad esprimere pienamente il mio pensiero e naturalmente firmerò la petizione perché grazie a voi abbiamo ritrovato la nostra bambina e siamo grati e felici a tutto lo staff della sede di Roma. Per tutti gli altri punti del “manifesto” sono completamente d’accordo! Grazie a tutto l’impegno e l’amore che da anni portate avanti per ridare vita ai tanti, tantissimi bambini soli e abbandonati del mondo. 

Cara Sonia,

nell’entusiasmo della sua lettera si riflette l’entusiasmo di centinaia e centinaia di persone che hanno accolto il messaggio del Manifesto e lo hanno firmato. Siamo orgogliosi della generosità di questo grande gruppo, arrivato a quota 2000, che ha rotto ogni indugio e ha avuto il coraggio di aderire alla nostra proposta.

L’unico indugio che ancora la trattiene dal dare la sua firma è quel dubbio sulle potenzialità formative della sofferenza, generata anche dai tempi morti dell’attuale iter procedurale.

Secondo la nostra proposta, non c’è bisogno che gli Enti Autorizzati si mettano a studiare come impiegare i tempi morti creati dalla burocrazia. Crediamo che quei tempi morti siano superflui.

Siamo perciò assolutamente decisi. Il percorso adottivo va snellito, e bisogna intervenire nei suoi punti più dolenti: i colloqui per l’idoneità, i termini di conclusione dell’iter, le logiche con le quali vengono esaminate le coppie disponibili.

Quella “selezione” a cui lei si riferisce, indicandola come buona, non è altro che preparazione e accompagnamento, e non ha nulla a che fare con l’impostazione inquisitiva in uso presso i Tribunali per i Minorenni, che ne rappresenta semmai una degenerazione. È un accompagnamento che solo gli Enti Autorizzati, con in mano le relazioni dei Servizi Sociali, possono garantire alle future famiglie adottive; un accompagnamento strutturato lungo tutto il percorso di adozione, applicato con strumenti psicologici adeguati, quali nessun Tribunale potrà mai fornire.

Le parole da cui le proponiamo di ripartire sono quelle che hai utilizzato lei stessa: “rispetto e grande competenza”. Solo professionisti specializzati possono offrirli alle coppie, e di certo nessun giudice dei Minori potrà mai essere all’altezza di valutare il grado di amore e di accoglienza di due genitori.

Mai e poi mai saremo d’accordo che un simile lavoro, fatto di competenza professionale e di delicatezza umana, sia svolto ancora da un Tribunale per i Minorenni o coinvolga per altri decenni il ruolo dei giudici.

Perciò si unisca pure a noi! Un cordiale saluto,

Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini