Kathmandu: Silvia Cappelli (cooperante Ai.Bi.) “Sorridere vuol dire ridare speranza. Così abbiamo inventato il ‘gioco della mascherina’”

silviaMorte, distruzione, devastazione, miseria e povertà. Ma trovare, comunque, la forza di sorridere. Perché nel sorriso risiede la vera forza: quella della speranza. Che ti fa andare avanti nonostante tutto e tutti, cercando così di risalire la china nella lunga strada in salita verso la ricostruzione. E ciò che può sembrare inconcepibile, diventa possibile se accanto a te c’è chi ti tende una mano e sorride con te.

E’ quello che stanno facendo Fulvia e Silvia, le due cooperanti di Ai.Bi., Amici dei Bambini, che instancabilmente non si staccano dai più piccoli e fragili, i bambini: le prime grandi vittime del terremoto che ha distrutto Kathmandu lo scorso 25 aprile. E allora ecco che anche indossare la mascherina, necessaria per proteggersi dalle esalazioni provenienti dai cadaveri che vengono bruciati per strada e dai rifiuti in decomposizione, diventa un momento “di gioco”. 

“I bambini sono i più deboli – racconta Silvia –  e maggiormente suscettibili ai traumi. Per questo è fondamentale stare loro accanto e, nei limiti del possibile, accompagnarli e sostenerli psicologicamente. Hanno davanti a loro solo immagini di morte: per questo sono necessari i momenti di gioco e svago che cerchiamo di regalare loro ogni giorno”.

Anche a questo serve il centro Paani di Ai.Bi.: oltre alla distribuzione di acqua e medicinali, ci saranno degli operatori che forniranno “child’s post traumatic psycological support” (assistenza psicologica) ai bambini abbandonati e che hanno perso tutto.

Ma per fare tutto ciò gli angeli di Ai.Bi. hanno bisogno anche di noi, di voi. Per questo Amici dei Bambini ha attivato un numero verde per le donazioni: 800224455 e ha attivato il progetto di accoglienza interfamiliare. Poter contare su una casa vuol dire, infatti, poter disporre anche di un bagno, di acqua, di riparo, allontanando il rischio di restare vittima delle epidemie che potrebbero scoppiare da un momento all’altro. Evitare quindi che la catastrofe si trasformi subito in una strage senza fine.

A questo scopo, Amici dei Bambini ha lanciato “Un mondo, una famiglia”, l’iniziativa di accoglienza interfamiliare che mira a creare una rete di famiglie nepalesi disponibili ad aprire le porte ad altre famiglie, nuclei mamma-bambino o minori rimasti soli che non hanno più una casa. Non tutto il Nepal, infatti, è distrutto: molti edifici sono rimasti in piedi e la generosità della popolazione locale non manca. Ciò che manca sono le risorse che potrebbero permettere alle famiglie di un Paese povero come quello asiatico di ospitarne altre. Per questo è necessario alimentare, sostenendolo economicamente, il ponte di solidarietà che Ai.Bi. sta creando tra Italia e Nepal, mettendo le famiglie nepalesi nelle condizioni materiali per poter ospitare i loro connazionali più indifesi.

E intanto è già trascorsa una settimana da quel terribile 25 aprile. Sette giorni di distruzione in cui  oltre 6 mila persone (6.629 secondo il Ministero dell’Interno a Kathmandu) hanno perso tutto: casa e affetti. Il Nepal è in ginocchio. Per rialzarsi avrebbe bisogno di 2 miliardi di dollari. Servono per ricostruire case, ospedali, uffici governativi e gli edifici storici devastati dal terremoto.

Le squadre di soccorso hanno estratto ieri (l’1 maggio) altri 50 cadaveri dalla rovine della torre Dharaharam patrimonio dell’Unesco. Sempre ieri il comandante in capo dell’esercito nepalese, generale Gaurav Sumsher Rana, ha ribadito che il numero finale delle vittime potrebbe essere superiore a 10.000. I feriti sono 14 mila.  Un quadro desolante che non può lasciarci indifferenti. Per questo Ai.Bi. non andrà via da Kathmandu: rimane insieme ai più fragili in prima linea.

Aiuta adesso –> https://www.aibi.it/adozioneadistanza/nepal/