Kenya. Agnes: “Il sorriso dei bambini abbandonati e maltrattati ha stravolto la mia vita”

Chi sono e come operano gli “angeli“ di Ai.Bi. che ogni giorno lottano per garantire dignità, rispetto e soprattutto un futuro ai bambini abbandonati dell’Africa?

Ha 38 anni Agnes. Anche se, con il suo entusiasmo e la sua grinta, ne dimostra ancora meno. Da 12 anni lavora al centro Shelter Children Home, attualmente come assistente al direttore della casa famiglia, coordinatrice della scuola e assistente sociale incaricata del programma di Sostegno a Distanza di Ai.Bi. – Amici dei Bambini.

Agnes si è laureata in Early Childhood Development, seguendo il percorso per divenire educatrice per l’infanzia. Fin dal suo apprendistato universitario si era fatta notare con le sue doti da insegnante. Agnes eccelleva e così, rapidamente, è divenuta preside di una scuola vicino alla città di Nanyuki.

Kenya. Le storie commoventi dei bambini abbandonati, ora vicine

Tuttavia la ragazza non era soddisfatta, così ha cercato e trovato lavoro allo Shelter come coordinatrice scolastica. Da quel giorno cambiò tutto.
“Avevo sempre sentito – spiega Agnes – storie alla radio o alla TV di bambini abbandonati, abusati, maltrattati, ma erano sempre qualcosa di distante. Lavorando allo Shelter, invece, mi sono di colpo trovata ad incontrare tutti quei bambini di cui prima sentivo solo parlare. Quelle storie, un tempo distanti, non lo erano più. Guardavo con i miei occhi questi bambini, ascoltavo le loro storie e sentivo il loro dolore”.

Tanto che, a un certo punto, ha pensato addirittura di lasciare il lavoro, “perché non riuscivo a smettere di piangere. Le storie di quei bambini mi toccavano nel profondo ma, lentamente, ho iniziato a cambiare atteggiamento, a pensare a loro come a dei figli”.

Kenya e bambini abbandonati: la bimba che ti cambia la vita

In particolare, nel suo primo anno allo Shelter, una bambina, vittima di violenze, ha cambiato per sempre il suo cuore da insegnante, facendole intraprendere la strada da assistente sociale. “Questa bambina – spiega – è arrivata al centro con la schiena ustionata, un braccio rotto e le dita distrutte. L’ospedale non poteva ricoverarla, quindi dopo il medicamento l’ho riportata allo Shelter e me ne sono occupata personalmente”. Ogni mattina, appena sveglia, Agnes si è occupata di questa bambina, le ha cambiato i bendaggi e l’ha medicata. La bambina ha fatto fatica a muoversi per settimane, senza sorridere mai.

Agnes ricorda ancora di quel primo anno di lavoro come un periodo triste: ogni giorno aveva intorno a lei storie al limite di bambini innocenti, vittime di una cattiveria difficile da accettare.

“Dopo quattro mesi di cure costanti – ricorda – le ferite della bambina si sono trasformate in cicatrici indelebili e, nel frattempo, anche io ero cambiata, per sempre. Nel vedere la bambina tornare a giocare e a ridere, sono scoppiata di felicità”.

In quel momento ha capito cosa sia davvero importante nella vita: riportare il sorriso sul viso di un bambino. Poi un altro e un altro ancora. Il primo giorno al centro Shelter per un nuovo bambino è sempre commovente e ricco di forti emozioni per tutti, ma vederli saltare di felicità qualche giorno dopo è diventata per Agnes come una dipendenza, nel senso positivo, e non riesce più a farne a meno.

Bambini abbandonati in Kenya: “Ora sono più forte”

Non ha scelto di lavorare in un istituto minorile, si è trovata li come maestra, ma quei bambini dalle vite turbolente e difficili le hanno insegnato a essere più coraggiosa: a vivere le emozioni, e a non avere paura di essere coinvolta dalle loro storie, perché solo così potranno essere aiutati davvero.

Ogni giorno, conclude Agnes, deve essere un giorno felice per tutti i bambini. “Non piango più tutte le sere, come ho fatto il primo anno allo Shelter, ora sono più forte e non ho paura di emozionarmi. Sono diventate una grandissima sostenitrice dei diritti dei minori e della loro salvaguardia. Grazie ad Ai.Bi, ho ricevuto una formazione di 6 mesi sulla reintegrazione dei minori nelle loro famiglie, e seppur a volte ero cosi coinvolta con quei bambini che riunirli alle loro famiglie non era proprio cosi facile, sono riuscita a riportare a casa loro 30 bambini”.