Kenya: due sostenitori speciali

Siamo sostenitori di progetti AiBi da diversi anni. Lo scorso Natale abbiamo deciso di aderire all’adozione spirituale. Ci è stata assegnata una bimba keniota di 5 anni e mezzo, si chiama Miriam. Appena è arrivata la scheda con la sua storia e la sua foto, ci siamo persi nella profondità dei suoi occhi ed abbiamo sentito la necessità di darle qualcosa di più del nostro sostegno economico. Ci siamo così messi in contatto con la responsabile dei progetti AiBi per il Kenia, Elena Magoni, che risiede a Nairobi, per concordare insieme cosa potevamo fare per rendere più significativo questo impegno. Quando abbiamo saputo che potevamo incontrare Miriam c/o il Brydges Center di Ngong, dove risiede con altri 23 bambini al di sotto dei 6 anni, abbiamo pensato di dedicare le nostre vacanze ad un viaggio in Kenia riservando la prima settimana ad attività da svolgere insieme ai bambini. Da quel momento è iniziata una fitta corrispondenza con Elena che ci ha aiutati ad organizzare il viaggio,ma soprattutto l’incontro con i bambini. Lucilla ha preparato vestiti, album da disegno, colori; Ettore ha raccolto piccoli giochi e personaggi dei cartoni animati; Leonardo ha procurato qualche pallone e altri giocattoli vari. Nel frattempo abbiamo scambiato con Miriam alcune letterine con disegni e foto. Dopo alcuni mesi di preparativi è giunto il fatidico 6 agosto, giorno della partenza per il Kenia. Dopo esserci venuti a prendere all’aeroporto ed aiutati ad “orientarci” nel nuovo Paese, Elena ci ha accompagnati al Centro, dove tutti quanti ci aspettavano. Siamo stati accolti non solo dai bambini che risiedono abitualmente al Brydges Centre, ma anche dal gruppo dei ragazzi più grandi che in questo periodo lo frequentano in occasione delle vacanze scolastiche. Canti di benvenuto, danze e un simpaticissimo spettacolo ci hanno intrattenuto insieme ai caldi sorrisi di tutti i bambini: l’emozione per noi è stata grande, non ci aspettavamo dei preparativi così importanti per il nostro arrivo. Miriam era deliziosa con il suo elegante vestitino, ci è venuta incontro sorridendo ed abbiamo scambiato le prime parole nel nostro stentato inglese (quanto avremmo voluto essere più padroni di questa lingua per esprimere a tutti ciò che sentivamo!). Nei giorni successivi ci siamo recati al Centro con regolarità, cercando di inserirci nelle attività del gruppo. Eravamo molto motivati ad interagire con i bambini, ma abbiamo colto, soprattutto in Ettore, la difficoltà di socializzare rapportandosi ad un numero così consistente di compagni, senza poter comprendere la loro lingua. Così abbiamo proposto agli educatori di organizzare attività in gruppi più piccoli, basate magari, più che sui giochi motori, sul disegno e l’uso dei colori. In questo modo è stato possibile conoscerci meglio tutti quanti, scambiare qualche parola anche con i ragazzi più grandi, e soprattutto percepire nel gruppo una bellissima atmosfera di grande serenità, rispetto reciproco, solidarietà. Per me, Lucilla, che in Italia faccio la maestra, è stato un grande insegnamento! Qualche giorno più tardi è arrivata l’esperienza della cucina: ci siamo cimentati nella preparazione degli spaghetti al pomodoro per tutti quanti e anche se non avevamo lo scolapasta, siamo riusciti nell’impresa di preparare più di 80 piatti! I bambini più piccoli hanno mangiato in religioso silenzio fino all’ultimo spaghetto, anche se Leo aveva messo troppo sale… L’ultimo giorno al Centro è stato ancora più ricco di emozioni, gli educatori e lo staff ci hanno calorosamente ringraziato per il nostro sostegno e per aver offerto ai bambini e ai ragazzi l’opportunità di partecipare ad alcune escursioni programmate per l’indomani. I bambini ci hanno consegnato tanti regalini ed hanno nuovamente cantato per noi, salutandoci. Inutile dire che eravamo commossi tutti e tre…Miriam ed altri amici ci hanno accompagnati a prendere l’autobus, le ho dato un bacino suggellando così l’impegno a tornare per rinnovare un’esperienza così bella per la nostra famiglia. Grazie a tutti!