Kenya. Le aziende italiane virtuose. Terzo anno di “Occhi di speranza”: le novità del progetto

Il progetto “Occhi di speranza”, portato avanti da Ai.Bi. e da Elektrovent, ha l’obiettivo di rendere sicure le condizioni di vita dei bambini soli, abbandonati o in difficoltà familiare del Kenya. Ecco le novità per la terza annualità!

“Occhi di speranza” è un progetto portato avanti da Ai.Bi. e da Elektrovent che aiuta a promuovere percorsi di uscita dei minori dall’orfanotrofio Shelter Childrens Home, in Kenya, e di accoglienza in famiglia, che sia d’origine o adottiva.

Il progetto, nello specifico, si sviluppa su tre annualità e adesso ha chiuso la sua prima fase di implementazione. In questa prima fase abbiamo portato avanti due attività:

1) Valutazione sui reinserimenti familiari effettuati nell’ultimo anno

Il progetto “Occhi di Speranza” ha avuto come obiettivo principale la de-istituzionalizzazione dei bambini presenti a Shelter. Non a caso Ai.Bi. ha scelto questo orfanotrofio perché in passato facevano al massimo uno o due reinserimenti all’anno. Quindi, a nostro parere, l’orfanotrofio non ottemperava completamente il principio della tutela del “miglior interesse del bambino”.

Ed è per questo motivo che i primi due anni di questo Progetto sono stati spesi a dare coscienza all’orfanotrofio sull’importanza della de-istituzionalizzazione, a formare gli operatori del Centro, a preparare i bambini e soprattutto gli adolescenti al ritorno a casa, ad individuare le famiglie le cui condizioni erano tali da permettere un reinserimento. 

I reinserimenti nell’ultimo anno sono passati a ben diciassette, a dimostrazione che quanto fatto finora, con una semplice valutazione quantitativa, è stato sicuramente positivo.  Ma si trattava di fare una Valutazione che potesse prendere in considerazione gli aspetti qualitativi di tali reinserimenti. Ed è per questo che è stata proposta in questa Terza annualità del Progetto.

La Valutazione è stata affidata alla Dott.ssa Psicologa Elizabeth Nduta Ngige, una consulente che aveva già collaborato con Ai.Bi. in diversi progetti, compresi i primi due anni del Progetto in questione e quindi conoscitrice di quanto si voleva ottenere con questo incarico. 

La valutazione ha messo in evidenza diversi elementi da tenere debitamente in considerazione per il prossimo futuro. Bisogna anche chiarire che per reinserimento familiare si intende o il ricongiungimento con un genitore, quasi sempre la madre (rarissimo che ci sia ancora una coppia), o con un cosiddetto parente prossimo.

I dati dei reinserimenti effettuati durante l’anno:

1) Tre ragazzi sono dovuti tornare all’orfanotrofio perché le famiglie non sono state in grado di avere cura di loro;

2) Tre ragazzi sono in stretta osservazione perché ci sono anche per essi delle difficoltà presso la famiglia dove sono. Abbiamo concesso un paio di mesi dove si monitorerà la situazione e poi, assieme all’Ufficio dell’Infanzia della Contea, si prenderà la decisione se farli rientrare al Centro oppure no;

3) Sei giovani non più minori (ossia di almeno 18 anni) che sono stati reinseriti. Questi “dovevano” essere comunque messi fuori dallo Shelter per Legge. La Valutazione ha dimostrato che, pur non essendo felicissimi della situazione in cui si trovano, preferiscono la soluzione familiare alla vita dell’Istituto.

4) L’aiuto di Ai.Bi. attraverso il Sostegno a Distanza permette di mandare molti di questi ragazzi nelle Boarding Schools, ossia dei Collegi che provvedono anche al vitto e all’alloggio. Quindi, il tempo passato a casa non è molto. Praticamente è solo il periodo delle vacanze scolastiche.

Certamente per i “grandi”, ossia coloro che non sono più minori, il reinserimento familiare è stato tutto sommato positivo, perché anche se non ritrovano una situazione idilliaca è sempre meglio che affrontare il post-orfanotrofio completamente soli. I parenti prossimi danno un minimo di sicurezza sociale e fungono da rete di protezione. Inoltre, hanno già una certa maturità che li permette di affrontare le eventuali difficoltà che riscontrano. Diverso è il caso dei bambini. Qui la situazione familiare deve essere maggiormente positiva se si vuole che il reinserimento riesca.

I numeri che abbiamo menzionato non rappresentano un fallimento (considerando soprattutto che per la prima volta Shelter fa un reinserimento così “corposo”), ma c’è da migliorare il percorso formativo che porta al reinserimento familiare. Infatti, bisogna preparare ancor di più i bambini a cosa gli aspetta rientrando a “casa”, ma soprattutto bisogna lavorare molto sulle famiglie che accolgono. 

Innanzitutto, bisogna fare un adeguato monitoraggio su chi è nella reale possibilità di riaccogliere il minore. Questo già eviterebbe parecchi disguidi. Inoltre, questo nucleo familiare individuato dovrà seguire un percorso formativo ben preciso.

Tutto questo sarà preso in considerazione e sarà pianificato con il nuovo Progetto 2023/2024.

2) Costruzione e avviamento di un allevamento di polli 

La seconda attività è stata la realizzazione e l’avviamento di un pollaio con 200 galline. Si è costruito il pollaio secondo le regole per mantenere bene e senza malattie le galline. Si sono comprati i pulcini (200) e si sono vaccinati al momento giusto, ossia appena nati e dopo un mese e mezzo di vita. Si è comprato il mangime per i primi due mesi, come previsto dal Progetto. 

Da qualche settimana, dopo i primi tre mesi di vita, le galline hanno iniziato a deporre le prime uova. Si raggiunge il numero previsto di circa 150 uova deposte al giorno.

Questa attività è stata pensata insieme ai Responsabili di Shelter per arricchire la dieta nutrizionale dei bambini ospiti dell’orfanotrofio con proteine diverse ed importanti. Sia le uova che la carne bianca di pollo garantiscono questo. Inoltre, le uova contribuiscono anche come una piccola fonte di entrata finanziaria quotidiana che aiuta l’orfanotrofio nell’autofinanziamento.

Come Elektrovent, sono molte le realtà aziendali che sostengono Ai.Bi. e che hanno reso possibile, nel corso degli anni, la realizzazione di numerosi progetti dedicati all’infanzia abbandonata o in difficoltà familiare, in Italia e nel mondo. Se anche tu sei un’azienda, e sei interessata a sostenere le attività della nostra associazione, scopri come fare QUI. Oppure contattaci allo 02988221 o alla mail aziende@aibi.it