Kosovo: 20 anni fa la guerra. L’impegno del Comitato Italiano Sostegno a Distanza per i bambini del paese balcanico

Il Sostegno a Distanza crea ricostruzione, sviluppo e relazioni umane: i 3 nodi critici dell’attuale solidarietà internazionale che riserva tutti i fondi agli interventi d’emergenza.

“La guerra in Kosovo ha messo in luce la grandissima solidarietà allora dimostrata dalle famiglie italiane alle famiglie kosovare e il valore aggiunto del Sostegno a Distanza nella  solidarietà internazionale. Dove la comunità internazionale non è riuscita a portare la pace e la ricostruzione è intervenuto il popolo italiano con una delle più  grandi dimostrazioni di solidarietà verso un popolo in guerra –Marco Griffini (Ai.Bi.)

Milano 25 marzo. Ricorrono quest’anno i venti anni della Guerra del Kosovo.  Il 24 marzo 1999, ha inizio l’operazione della NATO Allied Force e cadono le prime bombe su Belgrado, capitale dell’allora Repubblica Federale di Jugoslavia di Slobodan Milošević, di cui il Kosovo era parte, oggi distinta tra Serbia, Montenegro e Kosovo.

Da allora, tanti gli avvenimenti e i conflitti, ancora in corso, che fanno sembrare il 1999 una data lontanissima. Eppure, a distanza di vent’anni le immagini di quei terribili eventi restano  fresche nella memoria delle vittime ma anche di quanti hanno portato aiuti umanitari alle popolazioni civili coinvolte: uomini, donne e bambini ostaggio di un Paese in cui il vero nemico rimane, ancora oggi,  l’odio inter etnico.

Il Kosovo, un regione prevalente montuosa, grande come l’Abruzzo, ha conosciuto una delle più efferate dimostrazioni di brutalità del genere umano – “Violenze inaudite, che si ha paura a raccontare pur essendone stati testimoni” – ricorda Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. –  “case, edifici, scuole, ospedali, strade, ponti e interi villaggi ridotti in macerie, mine antiuomo seminate su tutto il territorio, quasi a volere cancellare un popolo, a volergli impedire di uscire dai confini per trasformare una regione in una terra di nessuno‘.

La guerra e il protrarsi dell’odio profondo tra le etnie poi, hanno aperto nel paese una profonda ferita difficile da rimarginare e che ancora oggi – come dimostrano i fatti di questi giorni – sanguina.

Eppure la guerra in Kosovo ha messo in luce la grandissima solidarietà allora dimostrata dalle famiglie italiane alle famiglie kosovare. – ricorda Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. Amici dei Bambini – “un fatto nuovo rispetto alle guerre in cui è stata coinvolta o solo spettatrice l’Italia in questi ultimi anni. Dove la comunità internazionale non è riuscita a portare la pace e la ricostruzione è intervenuto il popolo italiano con una delle più  grandi dimostrazioni di solidarietà verso un popolo in guerra.” aggiunge Marco Griffini.

Tra le iniziative di solidarietà popolare più riuscite tra quelle rivolte esclusivamente ai minori e che ha visto il coinvolgimento diretto della società civile, si ricorda la campagna di raccolta fondi EBK (Emergenza Bambini Kosovo) promossa dal CISD (Comitato Italiano per il Sostegno a Distanza).

Lanciata a pochi giorni dall’avvio della guerra, in poco meno di tre mesi, grazie a donazioni continuative di migliaia di famiglie italiane sono stati raccolti quasi 10 miliardi di lire (più di 5 milioni di euro) per far fronte alla fase di emergenza. Sono stati raggiunti centinaia di bambini e famiglie in più di venti villaggi attraverso una rete di distribuzione capillare – villaggio per villaggio – di generi di prima necessità, cibo e alimenti, vestiario e medicinali soprattutto per bambini e neonati – quasi mai considerati nelle dotazioni alle forze umanitarie. Sono stati creati spazi sicuri dalle mine antiuomo per i più piccoli e avviati servizi di sostegno psicologico e attività di animazione ludica e ricreativa, fondamentali per sopravvivere in contesti di guerra.  Negli anni si è continuato a sostenere la popolazione, promuovendo i valori familiari e la riconciliazione etnica, attraverso l’organizzazione di attività di aggregazione giovanile, percorsi formativi rivolti all’inserimento lavorativo, iniziative di supporto allo sviluppo dell’associazionismo locale, fino all’apertura di una casa famiglia per minori orfani di guerra, a Gjakova, a un’ora e mezza da Pristina e la ricostruzione delle scuole – una di queste porta il nome di Laura Scotti, volontaria di Ai.Bi. in Kosovo, che ha perso la vita il 12 novembre 1999 in un incidente aereo nei cieli di Pristina insieme ad altre 23 persone.

Molti di questi interventi vivono oggi di vita propria e, in questi 20 anni, hanno continuato a sostenere bambini e famiglie in difficoltà.

Confermando ” – spiega Griffini – “l‘ enorme efficacia  del #sostegnoadistanza per interventi in emergenze umanitarie che, grazie all’impegno continuativo dei sostenitori,  permette di rispondere alle esigenze immediate delle popolazioni colpite e, al contempo, di pianificare interventi di ricostruzione e sviluppo, nodi critici della solidarietà internazionale contemporanea dove la gran parte dei fondi a disposizione è destinata agli interventi d’emergenza. Non meno importante il fattore umano. Il programma di Sostegno a Distanza in Kosovo ha generato rapporti di affetto e solidarietà fra le famiglie italiane e kosovare: ancora oggi sono tantissimi i sostenitori che continuano l’aiuto…in modo particolare ai bambini di allora che ora, diventati giovani, proprio grazie a quel Sostegno, hanno potuto terminare o stanno per terminare il loro ciclo di studi.

Una lezione di Sostegno a Distanza, appresa in Kosovo, che si dovrebbe estendere a tutte le emergenze umanitarie mondiali degli ultimi vent’anni.

Traendo ispirazione dall’esperienza maturata in quegli anni” – anticipa Marco Griffini –  “oggi un ricostituito CISD sta mettendo a punto l’avvio di una altra importante e necessaria campagna, per affrontare l’emigrazione obbligata dal continente africano e i tanti riflessi e declinazioni che sta avendo sul nostro Paese e l’Europa in generale: #AfricainFamiglia, una grande campagna di #sostegnoadistanza che parte dalla “solidarietà civile”, persone e famiglie, per accompagnare bambini, giovani e famiglie in difficoltà ad affrontare più serenamente il loro futuro nella terra che più amano: la loro Africa.”

Chi fosse interessato a saperne di più su #AfricainFamiglia può chiedere info a ufficiostampa@aibi.it o chiamare allo 02 988 22  381