La grande fuga da Mosca

Subito dopo il discorso di Putin che ha dichiarato la mobilitazione militare parziale, sono andati esauriti i biglietti per gli aerei in partenza per Georgia, Turchia e Armenia, i Paesi in cui i russi possono entrare senza il visto. Più di 35 km di coda in auto alla frontiera con la Finlandia

Sono bastate poche ore (anzi, qualcuno parla di pochi minuti) dopo il discorso alla nazione con il quale il Presidente russo Vladimir Putin ha annunciato la “mobilitazione militare parziale”, per vedere andare esauriti praticamente tutti i biglietti per gli aerei in partenza in giornata da Mosca con destinazione Georgia, Turchia e Armenia, ovvero i Paesi raggiungibili con volo diretto nei quali è consentito l’ingresso dalla Russia senza necessità di visto.

Voli in partenza da Mosca esauriti in poche ore

A riferirlo è il Moscow Times, che cita come fonte i dati del sito aviasales.ru, principale portale di acquisto di biglietti aerei. Anche il Guardian ha riportato la notizia aggiungendo l’osservazione che anche i dati di Google Trends hanno mostrato un’impennata nelle ricerche del sito Aviasales pochi istanti dopo il discorso di Putin.
Anche la Reuters ha dedicato spazio alla notizia, riportando, poco più tardi, che anche alcuni voli con scalo, come quello da Mosca a Tiblisi, risultano esauriti, mentre il prezzo del volo più economico verso Dubai è schizzato a 5000 dollari, circa 5 vole il salario medio mensile si un russo.
Nel frattempo, chi ha optato per la macchina si è diretto verso la frontiera con la Finalndia, dove sono stati registrati 35 km di coda, ma con la fila che continua ad allungarsi con il passare delle ore.
Il segnale non ha bisogno di spiegazioni: chi può, cerca di allontanarsi dalla Russia per la paura di essere richiamato alle armi e dover partire per l’Ucraina. D’altra parte solo ieri la Duma ha approvato il provvedimento che prevede pene più severe (fino a 10 anni di carcere) per chi si rifiuta di combattere o si rende colpevole di resa volontaria “in tempo di guerra” o in un periodo di legge marziale. L’inasprimento delle pene ha riguardato anche chi si rifiuta di obbedire a un ordine dato da un superiore (sempre in caso di guerra, conflitto o legge marziale), che ora rischia una reclusione dai due ai tre anni.
Insomma, tra piccoli passi e grandi decisioni, non servono analisi politiche particolarmente sofisticate per capire come Putin abbia puntato con decisione su un’escalation del conflitto armato in Ucraina e dello scontro con l’Occidente tutto.

Aumentano le proteste e le manifestazioni interne di dissenso

Ma se l’Occidente si è mostrato sostanzialmente compatto nella reazione alle parole di Putin, condannando l’irresponsabilità della decisione e interpretandola come una mossa che rivela la difficoltà in cui si trova il leader sovietico, anche internamente si iniziano a vedere delle proteste.
Quasi immediatamente è arrivato l’appello video del Team Navalny, il gruppo più vicino all’attivista più volte condannato dalla Russia e oggi in carcere, che ha invitato tutti i russi a mettere in atto “qualsiasi forma di protesta”, compreso il rifiuto nei confronti dell’arruolamento e promettendo assistenza legale a chi si rifiuterà di andare in guerra.
Anche il movimento di opposizione Vesna ha fatto sentire la sua voce, convocando una manifestazione per le 19 locali nel centro di tutte le città. Un annuncio se non altro coraggioso in un Paese, e in un momento storico, nel quale ogni manifestazione di dissenso è stata repressa con violenza dalle forze dell’ordine.
La proteste sicuramente non hanno colto impreparato il Cremlino, che per bocca del suo portavoce Dmitry Pesko ha sottolineato come attualmente “Nessuna decisione sia stata presa in Russia in merito a un possibile cambiamento dello status dell’operazione militare speciale in Ucraina, per trasformarla ufficialmente in guerra, né sull’imposizione della legge marziale”. Dichiarazioni di facciata che evidenziano come Mosca tema anche la crescita del dissenso interno e come sia soprattutto per questo che è ancora restia a dichiarare ufficialmente una mobilitazione generale. Fino a quando?