“La parola d’ordine? Esserci”, Lisia e Antonio Gorgoglione, coordinatori della Puglia.

PUGLIA (3).jpg2In molte regioni, l’attività è resa possibile grazie a un protocollo d’intesa che Ai.Bi. ha firmato a livello nazionale con le Acli, le quali mettono a disposizione le proprie sedi e sono partner in occasione di eventi, campagne di sensibilizzazione, progetti.

A Gabicce si sono avvicendati sul palco i coordinatori regionali delle sedi attive; a loro il compito di illustrare l’attività svolta e di spiegare che cosa vuol dire lavorare sul territorio, fianco a fianco con le famiglie e i bambini.

“La parola d’ordine? Esserci”

Lisia e Antonio Gorgoglione, coordinatori della Puglia: “Esserci: presenti, sul territorio, nelle grandi città, come nelle piccole. E’ importante che le coppie possano contare su di noi, sempre. Vengono a trovarci grazie al passaparola, al tam tam delle famiglie, alle parrocchie, al sito Aibinews, e quello che trovano nella nostra sede, oltre alla qualità dei servizi (che è imprescindibile) è l’esperienza vissuta. Credo che sia questo il valore aggiunto che le fa tornare. Spesso arrivano coppie devastate da esperienze terribili, dalla “macelleria” crudele della fecondazione assistita, sono sole, deluse, senza speranza. Se noi apriamo le braccia e le accogliamo, sentono di aver trovato una famiglia: non saranno mai più sole.

La qualità indispensabile? Ripetersi ogni giorno “Si può fare”! Ci vuole il cuore e, poi, indispensabile è un percorso di spiritualità. A volte ti senti disarmato, ma la fatica si vince solo se non crolla l’umanità e l’umanità non crolla solo se preghi e sei innamorato di quello che fai. Come dice il Pontefice: “Bisogna fare le cose ordinarie in modo straordinario”.

La parte più difficile del nostro lavoro è dare alle coppie le risposte che non si aspettano. Spesso entrano con un sogno, irrealizzabile. Vorrebbero un bambino piccolo, perfetto, idealizzato, solo una compensazione di una loro mancanza. Ma l’adozione è accoglienza a prescindere dall’età, dalla nazionalità, dalle condizioni del bambino. E’ lui al centro, il suo bisogno. Per diventare una famiglia basta solo aprire le braccia a quello che arriva”.