La Siria e quel “terremoto” che sembra non arrivare mai

Binnish_OKPenso a quanto accaduto in Nepal e rabbrividisco: sono bastati pochi secondi di terremoto per trasformare la vita di milioni di persone in un incubo. A dispetto delle polemiche che nascono in casi come questi, su quelle che sembrano essere sempre “tragedie annunciate”, la verità, infatti, è una sola: l’uomo, di fronte a manifestazioni così violente e improvvise della natura, è impotente. Non può nulla, o quasi. E questo ci spaventa, perché ci rende consapevoli della nostra fragilità.

Poi penso a quanto accade in Siria ogni giorno, da quattro anni a questa parte. E rabbrividisco ancora di più, se possibile, perché in questo caso non siamo di fronte a un cataclisma al di fuori di ogni controllo umano, ma di una guerra causata dall’uomo stesso: voluta, cercata, portata avanti in assoluto spregio a ogni regola del diritto internazionale umanitario e – di fatto – tuttora incontrastata. E questo, personalmente, mi spaventa ancora di più, perché mette in luce la parte peggiore dell’umanità, quel Male che c’illudiamo di poter arginare, controllare, isolare, solo perché non batte alla porta di casa nostra. Eppure c’è una specie di cane rabbioso, sciolto dalle catene, che in paesi come Siria, Nigeria, Ucraina e chissà quanti altri ancora, si aggira provocando impunemente morte, distruzione, infinito dolore.

A Binnish, dove Amici dei Bambini sta implementando alcuni interventi di emergenza a favore della popolazione colpita dal conflitto, solo ieri sono morte undici persone, tra cui due bambini, per effetto di un raid aereo che ha colpito un mercato locale. Altri feriti sono in condizioni critiche. «I nostri figli, qui, vivono in uno stato di continuo panico e terrore» mi ha detto un collega siriano, dopo che gli avevo scritto per accertarmi che stesse bene.

Leggevo su Fox News, all’indomani della tragedia del Nepal, un’interessante analisi di Richard Stern, presidente di World Vision, un’importante ong statunitense di ispirazione cristiano-evangelista. L’intervento conteneva già nel titolo una piccola provocazione: “Perché la Siria avrebbe bisogno di un terremoto: i motivi per cui gli americani stanno ignorando la più grave crisi umanitaria degli ultimi decenni.”  A parere di Stern, le ragioni per cui i suoi concittadini mostrano scarso interesse per la crisi siriana sono essenzialmente tre: è stata creata dall’uomo, è ambigua sotto il profilo politico, riguarda i mussulmani.

«In quanto disastro provocato dall’uomo, tendiamo a incolpare qualcuno per le sofferenze dei siriani» scrive Stern. «Addossiamo la responsabilità a leader spietati, a gruppi ribelli, all’ISIS o persino alla popolazione stessa. Pertanto riteniamo che spetti a qualcun altro risolvere il problema, non certo a noi

Ma la crisi è anche difficile da interpretare. «Le dinamiche politiche sono estremamente complesse, con gli interessi di americani, siriani, fazioni religiose, ribelli, estremisti e governi mediorientali tutti contrastanti fra di loro» prosegue Stern. «Fintanto che i leader non si mettono intorno a un tavolo per discutere di pace, non c’è una soluzione in vista

O forse, più semplicemente, «non c’importa perché a soffrire sono soprattutto mussulmani» azzarda il presidente di World Vision. «Secondo un sondaggio effettuato da Pew Research, gli americani vedono negativamente la religione mussulmana più di altre, e ritengono che l’Islam incoraggi la violenza. È questa probabilmente la scusa che utilizziamo per giustificare la nostra scarsa compassione

Chissà, forse ha ragione Stern: anche la Siria avrebbe bisogno di un “terremoto”. Non uno di quelli che scuote la terra, già satura di macerie e sangue innocente, ma le coscienze degli uomini. E in profondità.

 

Luigi Mariani
Country coordinator di Ai.Bi. in Siria

 

Ai.Bi. ha lanciato la prima campagna di Sostegno a Distanza per aiutare le famiglie siriane a restare nel proprio paese e continuare a crescere i propri figli in condizioni dignitose, nonostante la grave crisi. Cibo, salute, scuola, casa, gioco: queste le cinque aree d’intervento. Per avere maggiori informazioni sull’iniziativa e per dare il tuo contributo, visita il sito dedicato.