Adozione internazionale. “Non siete sterili e volete adottare? Ma siete ‘normali’?”

Non siamo sterili e abbiamo scelto di adottare come prima “via” per formare la nostra famiglia, ma per la psicologa della nostra equipe, noi non saremmo “persone normali”

Ciao a tutti,
io e mio marito stiamo affrontando il percorso di adozione internazionale.
Non siamo sterili e abbiamo scelto di adottare come prima “via” per formare la nostra famiglia. Questo elemento è apparso fin da subito non normale alla psicologa della nostra equipe, che sta essenzialmente suggerendo che noi non saremmo “persone normali”. Come comportarmi? Come far capire che il nostro desiderio di adottare è grande, sincero e mosso da amore e voglia di dare una famiglia a un bimbo?
Sono davvero triste, perché temo che dovremo affrontare una relazione negativa.

Silvia

Carissima,
comprendo la sua tristezza e preoccupazione e provo a fare delle riflessioni su ciò che state affrontando. Il percorso verso l’adozione è sicuramente un percorso graduale, lungo e con qualche ostacolo o degli stop: per esempio, nell’adozione internazionale spesso vengono richieste delle integrazioni e approfondimenti sulle coppie che l’Ente accompagna nel percorso adottivo, perché il giudice del Paese straniero vuole comprendere bene le motivazioni e le caratteristiche delle coppia, in modo da seguirle adeguatamente nell’abbinamento con il bambino che sarà il loro figlio così da trovare effettivamente la famiglia migliore per lui. È importante, dunque, che la coppia venga osservata e conosciuta il più possibile dagli psicologi delle equipe dei Servizi e poi anche da quelli dell’Ente, in modo da poterla descrivere in modo approfondito e presentarla come risorsa per accogliere un bambino in stato di abbandono.
Considerando il vostro caso specifico, posso dire che il vostro approccio all’adozione è meno frequente rispetto a ciò che avviene nella maggior parte delle situazioni, in cui una coppia parte dal desiderio di un figlio biologico per passare alla scoperta e successiva accettazione della propria sterilità, per poi maturare gradualmente e abbracciare la scelta del progetto adottivo. La vostra disponibilità e apertura all’adozione, quindi, si discosta dai percorsi che le equipe generalmente osservano, e dato che, come scrivevo sopra, la coppia va osservata e conosciuta in ogni suo aspetto, credo che l’equipe abbia la necessità di conoscervi e approfondire la vostra apertura e motivazione verso un bambino che ha bisogno di una famiglia.
Vi suggerisco di vivere il più serenamente possibile lo studio di coppia, di raccontare ciò che vi spinge “a formare la vostra famiglia con l’adozione come prima via”, come siete arrivati a condividere questa disponibilità e di non avere remore a chiedere spiegazioni sulle domande o dubbi che vi vengono posti: un confronto sereno e aperto può fare in modo che voi come coppia riflettiate in modo più approfondito sulle vostre disponibilità, ne diventiate più consapevoli e possiate ottenere, così, anche un arricchimento per voi stessi. Inoltre, questo confronto sarà utile all’equipe per osservare, comprendere e valutare in modo completo voi come coppia-risorsa per accogliere e amare un bambino in stato di abbandono.
Infine, vi suggerisco di sfruttare tutti i colloqui per confrontarvi con l’equipe, senza farvi bloccare dal timore.

Anna Rossi
psicologa e psicoterapeuta di Ai.Bi.