Lampedusa: “Perché ho accolto in affido un minore straniero non accompagnato?”

Incontro con Lillo, l’uomo che ha accolto un giovane senegalese grazie al progetto di Ai.Bi. e continua a sostenere i migranti arrivati sull’isola di Lampedusa

“Io i bambini, i ragazzi, li vedevo arrivare soli qui a Lampedusa… così tanti e mi dicevo: Perché non si può aiutare, non si può fare qualcosa? Sia io che mia moglie volevamo aiutare concretamente un ragazzo che arrivava per mare: da sempre andavamo al porto come volontari e quell’idea si rafforzava a ogni sbarco”.
Lillo Maggiore abita a Lampedusa con la famiglia e ormai è una persona conosciuta non solo in quanto abitante di un’isola, di una delle comunità più accoglienti d’Europa. La sua, personale, è inoltre una storia che si intreccia con le vite di tanti giovani arrivati in gommone dall’Africa. E soprattutto con quella di Seydou, che oggi è il suo ‘terzo figlio’.
“Fu proprio un giorno, una domenica, che incontrai due operatrici di Ai.Bi. sul piazzale della chiesa qui, a Lampedusa. Stavo distribuendo indumenti e scarpe ai migranti arrivati da poco e ricordo che si avvicinano queste giovani proponendo, per conto di Ai.Bi., un  corso di preparazione all’affido per l’accoglienza di minori non accompagnati. Sulle prima non ci ho pensato molto – ricorda Lillo –  ma poi abbiamo deciso di partecipare tutti in famiglia, anche le nostre due figlie”.
E così prosegue un altro percorso di accoglienza per la famiglia di Lillo, grazie all’affido.

L’accoglienza in famiglia

Quando lo ha incontrato, Seydou parlava un italiano stentato, non era praticamente mai andato a scuola ed era ancora fortemente traumatizzato dalla traversata durante la quale aveva rischiato di morire. Lillo e sua moglie avevano avuto una esperienza simile tempo prima, dando aiuto a due giovani eritrei, scampati al terribile naufragio del 3 ottobre di dieci anni fa, in cui 368 persone persero la vita a poche miglia dalle coste di Lampedusa. Una data che segna una pagina tragica delle migrazioni dall’Africa, un anniversario celebrato, quest’anno in particolare, nel ricordo di tutte le vittime del mare. E sono tornati sull’isola, per la commemorazione, anche quei due giovani eritrei cui Lillo e la sua famiglia avevano aperto la porta di casa per pranzare, trascorrere alcune ore insieme prima di tornare ogni sera a dormire nell’hotspot.

La formazione di Ai.Bi. dedicato all’Affido

Con Seydou è stato diverso, complice anche la formazione all’affido che Ai.Bi. ha impartito a Lampedusa a famiglie particolarmente accoglienti. La storia del giovane inizia molto tempo prima: partito dal Senegal, aveva attraversato quattro Stati per arrivare in Libia e imbarcarsi. Aveva 16 anni ed era approdato sulle coste italiane il 10 gennaio del 2014, affrontando una rotta pericolosissima e il mare d’inverno. Come altri compagni, si trovava su una barca di fortuna e per lui la lotteria aveva sorteggiato la vita. Soccorso dalla missione ‘Mare nostrum’, venne portato prima ad Augusta e dopo a Messina in una comunità per minori; già allora era rientrato in un progetto di Ai.Bi., Bambini in altomare.
Lo abbiamo subito iscritto a scuola e lui ha imparato subito la nostra lingua: è stato rapidissimo. Ha preso la licenza di scuola media e poi ha studiato all’istituto alberghiero – racconta Lillo – Amava il calcio e così lo abbiamo iscritto a un’associazione sportiva così che avesse uno svago dopo lo studio”.
Seydou è diventato così uno di famiglia, il terzo figlio, appunto. “Oggi lavora, ha un contratto a tempo indeterminato in un supermercato e ogni anno va in Senegal durante il suo mese di ferie – racconta Lillo – . Nel frattempo si è sposato, ha tre figli e con lo stipendio mantiene la sua famiglia sperando che un giorno possa ricongiungersi a tutti loro”.
Al compimento dei 18 anni Seydou prese coraggio e disse alle sorelle e ai genitori affidatari: “Voi per me siete la mia famiglia: se voi volete rimango, se no torno in Senegal”.
Potete immaginare la reazione di una famiglia lampedusana: “Ma figuriamoci, resta fin che vuoi! – racconta oggi Lillo – Noi peraltro non volevamo sostituirci ai suoi genitori, magari adottandolo, perché madre e padre esistono e continuano a essere in contatto con lui. Seydou è nel nostro stato di famiglia, noi con piacere lo aiutiamo, ma la vita è la sua. Ogni tanto ci colleghiamo in video chiamata con il Senegal… ci piacerebbe tanto un giorno conoscere la sua famiglia”.
Dallo schermo Lillo racconta che spesso si affaccia la bambina più piccola, che conosce poche parole in italiano. “Nonno Lillo! Nonna Piera!” e anche qui immaginate cosa accade in quella casa di Lampedusa.
Il mese scorso, quando l’isola è tornata a riempirsi di migranti – oltre cento sbarchi in 24 ore e oltre 7mila persone arrivate – Lillo, ancora una volta, ha spalancato le porte di casa. E ha cominciato a cucinare.
“Abbiamo preparato da mangiare per tutti: riso con pollo, un piatto tipico africano, e poi panini con formaggio, tonno, pomodoro”. Insomma, un tipico  pane cunzato siciliano, amore e solidarietà.

Informazioni e richieste sull’affido familiare

Chiunque volesse approfondire la conoscenza dell’affido familiare e riflettere sulla propria disponibilità a intraprendere questo percorso, può partecipare agli incontri organizzati da Ai.Bi. Tutte le informazioni si trovano alla pagina dedicata del sito dell’Associazione.