Lettera al Governo. La lotta alla denatalità si può fare anche con l’adozione internazionale 

Maria Rita Parsi e Luigi Tivelli hanno scritto una lettera indirizzata al governo sul tema delle adozioni internazionali nella speranza che questo appello, in nome di tutte le coppie, non rimanga inascoltato

Secondo quanto si apprende dal sito “Formiche”, la psicopedagogista, psicoterapeuta e scrittrice Maria Rita Parsi, già membro al Comitato Onu per i Diritti del Fanciullo, avrebbe scritto insieme a Luigi Tivelli, consigliere parlamentare, giurista e genitore adottivo, una lettera indirizzata al Governo sul tema delle adozioni, precisando che non si tratta soltanto di un nobile intento, ma di una vera e propria necessità.

«Abbiamo accolto con apertura e adesione il fatto che sia stato aggiunto il termine natalità alla denominazione del dicastero della Famiglia, perché da tempo conosciamo bene il rischio del vero e proprio “trabocchetto” demografico che sta di fronte al nostro Paese, e la gravità della condizione della natalità, vista la progressiva grave diminuzione del numero delle nascite, ben presente alle vostre persone», inizia così la lettera scritta da Parsi e Tivelli. «Per fortuna l’Italia dispone di energie intellettuali e competenze che possono contribuire a dare un supporto con attente analisi dei dati e adeguati spunti progettuali allo sforzo che il governo sembra voler far in questa direzione e che con qualche significativo segnale sembra aver già avviato. Noi, invece, vogliamo concentrarci su una piccola apparente fetta della questione natalità, da troppi dimenticata, e purtroppo ben poco conosciuta nella gravità con cui oggi si presenta: la questione della adozione, in particolare di quella internazionale»

Il crollo delle Adozioni internazionali

La psicoterapeuta e il consigliere parlamentare hanno colpevolizzato il Governo di non essersi mai concentrato realmente su questa tematica, spiegando che l’adozione è una delle forme più significative e generose, che potrebbe dare un contributo al rilancio della natalità. Eppure, nonostante tutto, i dati attuali restano drammatici. 

«Già negli anni in cui il numero delle adozioni internazionali stava in qualche modo al picco (più o meno circa 5000 adozioni annuali) ci sembrava un dato misero. Se pensiamo a quanti minori in tanti Paesi africani, sudamericani, dell’ex Unione Sovietica e altri vivono in condizioni tragiche. Oggi siamo di fronte ad un vero e proprio crollo del numero annuale di adozioni internazionali. A questo proposito citiamo alcuni dati pubblicati dalla Commissione per le Adozioni Internazionali (Cai) nei report annuali: se nel 2012 il numero di adozioni internazionali concluse era di 2649, sette anni più tardi scende drasticamente a 969. Nell’anno successivo, il 2020, il numero di adozioni si ferma a 526 anche a causa dell’emergenza pandemica. Gli effetti della pandemia sono ancora visibili nel 2021 quando il numero di adozioni si arresta a 563. In questo anno per la prima volta si registra un trend positivo: aumenta di 37 unità il numero di adozioni. Quindi numeri ancora più miseri rispetto il periodo precedente la pandemia», dichiarano Parsi e Tivelli nella lettera.

Tempi troppo lunghi per ottenere l’idoneità

Maria Rita Parsi e Luigi Tivelli sostengono, inoltre, che il problema più serio riguardi i procedimenti per l’idoneità all’adozione presso i Tribunali per i minori, che non funzionano a dovere, soprattutto per i lunghi tempi nelle diverse aree del Paese.

«Certo, sappiamo che la Cai tende a sorvegliare le Associazioni (definite Enti) alle quali le famiglie devono ricorrere per i procedimenti di adozioni internazionali. Ma crediamo che sulla base di un determinato input (sempre se lo ritiene un Presidente del Consiglio) indubbiamente coraggioso e determinato, sulla base di una nuova attenzione (speriamo finalmente) del Ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità che detiene la delega per questo settore di attività e che è presidente della Commissione per le adozioni internazionali, finalmente si farà un po’ più di ordine, e finalmente si potranno attivare forme di accelerazione dei procedimenti, sia per quanto riguarda la fase di concessione della idoneità alla adozione da parte dei Tribunali per i Minorenni, sia per quanto riguarda l’operatività degli Enti-Associazioni per le adozioni internazionali», segue nella lettera al Governo.

Una campagna per l’adozione di un bambino abbandonato

Tra le varie citazioni nel testo, anche una inerente alla campagna di adozione per i cani, lanciata da un assessore di una Giunta di centro sinistra, che ebbe molto successo. L’augurio di Parsi e Tivelli è che adesso lo stesso successo lo si riscontri anche nel caso dell’adozione dei bambini.

«Ai cani e alle famiglie che li amano va tutto il nostro rispetto, ma abbiamo sempre pensato che l’adozione di un bambino sia quanto di più umano e doveroso si possa fare, senza nulla togliere all’anima-animale di tanti nostri amorosi e indifesi compagni di viaggio. Infine, ci auguriamo soprattutto che il nuovo governo ponga un’attenzione seria, rigorosa e decisamente riformatrice alla questione delle adozioni e a quella dei vari organismi preposti ai procedimenti di adozione».

Infine, la lettera indirizzata al Governo della psicoterapeuta Maria Rita Parsi e Luigi Tivelli termina con questa richiesta:

«Se c’è, allora, una sua indicazione di massima, una sua direttiva di fondo, signor Presidente del Consiglio, siamo certi che il neo-ministro avvierà una istruttoria e una verifica seria e profonda alla luce dei dati che abbiamo evidenziato, per iniziare un progetto che, man mano, superi le strettoie e le tempistiche sia nei Tribunali dei Minori, sia in relazione alla qualità e al funzionamento delle procedure di adozione, sia dando spazio all’ascolto delle testimonianze delle famiglie adottive che costituiscono un generoso e nobile esempio di volontariato e di lotta alla denatalità. Denatalità che può essere combattuta anche con il contributo all’adozione che è, a nostro avviso, più nobile di tante altre pur valide e legittime operatività medico sanitarie relativamente alla possibilità di generare e delle quali, forse, molto si parla. Mentre, al contrario, troppo poco si pone l’attenzione dell’opinione pubblica sulle meritevoli e salvifiche possibilità dell’adozione».